la Repubblica, 20 marzo 2018
Ma quale ala, è un centravanti nessuno segna come Salah
LONDRA Un giornale arabo gli consiglia di tagliare barba e capelli, almeno prima dei mondiali di questa estate in Russia, “per non sembrare un terrorista”. Ma in Inghilterra nessuno trova niente da discutere sul look di Mohamed Salah: dopo il poker di gol segnati all’ultimo turno contro il Watford, il 25enne attaccante del Liverpool è il capocannoniere del campionato con 28 reti, 4 più del più diretto inseguitore Harry Kane. Ha la Premier League ai suoi piedi. E non solo la Premier League, essendo il miglior marcatore di tutti i cinque più importanti tornei di calcio continentali, incluse Liga, Bundesliga, Serie A e Ligue 1, lasciandosi alle spalle gente come Messi, Immobile, Cavani ( a quota 24) e Lewandoski ( 23). Se va avanti così nelle poche giornate che mancano alla fine della stagione, sarà lui a vincere il prestigioso Golden Boot Award, la Scarpa d’oro, il trofeo per chi mette più palle dentro. L’Europa del football, insomma, ha un nuovo re. Anzi, un faraone.
Non a caso il suo allenatore Jugern Klopp commenta che Salah è avviato a «essere paragonato a Messi». Per i grappoli di gol che fa e pure per come li fa: ha impiegato appena 4 minuti a infilare il primo nella porta del Watford con uno slalom nella difesa avversaria che, nota la Bbc, sembrava la fotocopia di quello segnato da Leo per il Barcellona seminando difensori del Bayern nella semifinale di Champions 2015. «Suona folle dire che un acquisto da 37 milioni di sterline ( 42 milioni di euro, ndr) è stato un affare a buon mercato», concorda l’ex nazionale inglese e commentatore tivù Gary Lineker, capocannoniere al Mondiale dell’86, «ma quanto costerebbe comprarlo adesso?».
Soldi a parte, gli ultimi club che lo hanno avuto con la loro maglia, dal Chelsea alla Fiorentina alla Roma, possono rimpiangere di esserselo fatto sfuggire. Come goleador, certo, non era male neanche in Italia: per i giallorossi ha fatto 29 reti in 65 gare, e per due volte è andato in doppia cifra in campionato, cosa che non gli era successa prima in ccarriera. Ma con i Reds è esploso. Modestamente, Klopp non se ne aggiudica il merito: «Nella Roma giocava più sulle ali, perché il centro era dominato da Dzeko. Nessuno poteva sapere che poteva giocare come centravanti. Non lo abbiamo capito subito neanche noi. L’abbiamo scoperto un passo alla volta». Per l’esattezza, un gol alla volta: fra coppe e Premier, ne ha segnati 36 per il Liverpool in tutte le competizioni in questa sua stagione di esordio, dando un contributo decisivo a portare i Reds al terzo posto in campionato e ai quarti in Champions League. Gliene manca uno, di gol, per superare Didier Drogba e diventare il giocatore africano che ha segnato di più in Premier. E ha la possibilità di farne altri ancora nella sfida tutta inglese dei quarti di Champions contro il City. Da incontentabile, il tecnico tedesco gli rimprovera di non impegnarsi abbastanza in difesa: lo ha applaudito vistosamente, nel match con il Watford, una delle rare volte che è rientrato a pressare, sebbene a quel punto avesse già messo la firma su tre reti. «Può ancora crescere e lui per primo ci tiene a migliorarsi», assicura Klopp. In estate avrà un palcoscenico in più su cui brillare. Sarà la stella dell’Egitto ai Mondiali in Russia, tagliati o meno barba e capelli, checché ne dica il quotidiano Al Ahram, peraltro il primo a riconoscere che tutte le madri del Cairo sognano di avere un figlio come lui. Walk like an Egyptian, la vecchia canzone delle Bangles, potrebbe suggerire ai tifosi un nuovo ritornello: segna come un egiziano. Un modo anche questo di fare gol a discriminazione e pregiudizio.