il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2018
Donazioni umanitarie, calo del 5-10%. Solo Msf ha perso 4 milioni (su 60)
Quattro milioni di danni. È la stima di Medici Senza Frontiere (Msf) dopo le polemiche, le inchieste e gli attacchi che l’anno scorso hanno colpito le Ong impegnate tra Italia e Libia. “Il calo delle donazioni potrebbe essere ben maggiore, perché soltanto nel 2019 sapremo quanto hanno dato gli italiani nel 2017 con il 5 per mille. E la raccolta è avvenuta proprio nel periodo delle polemiche”, racconta Annalaura Anselmi, direttore della Raccolta Fondi per Msf Italia.
Il danno alla reputazione potrebbe aver pesato molto sulle donazioni degli italiani. Il calo denunciato dalle Ong in Italia oscilla tra il 5 e il 10% (era arrivato al 20% l’estate scorsa). E rischia di avere ricadute concrete sui progetti portati avanti nel Mediterraneo e nel Terzo mondo: “Noi raccogliamo circa 60 milioni l’anno – spiega Anselmi – e quest’anno stimiamo di aver subito un danno del 7%. Msf (che dal 2015 ha soccorso 75.800 migranti tra Africa e Italia) investe nel Mediterraneo circa l’1% dei fondi, il resto viene utilizzato per esempio negli ospedali del Congo, nelle campagne vaccinali che stiamo realizzando in Repubblica Centrafricana. O per gli ospedali nelle zone di guerra, dalla Siria allo Yemen”. Msf impiega così le sue risorse: per ogni euro raccolto con le donazioni circa 0,82 centesimi sono impegnati direttamente sul campo, mentre 0,16 finanziano la raccolta fondi e 0,04 vanno alle spese generali. Un impegno che in Italia consente di inviare nelle zone delle operazioni 400 persone l’anno. Anselmi sottolinea: “Msf si finanzia solo con donazioni private – cittadini, imprese e fondazioni – e non ricorre a fondi pubblici per tutelare la propria indipendenza”.
Va un pochino meglio per Save The Children. Valerio Neri, direttore generale per l’Italia, tenta una stima: “Ci potrebbe mancare il 4,5% delle donazioni. Ma quel che più rattrista è che mesi di polemiche e di notizie spesso riportate in maniera confusa e superficiale hanno minato la fiducia generale nei confronti del lavoro di ottime organizzazioni umanitarie”.
Moas, l’Ong maltese da tempo oggetto di polemiche, riferisce “di aver subito un calo delle donazioni già dal dicembre 2016”. Difficile dire se dipenda anche dal clima che si respira tra Italia e Libia – segue altre emergenze umanitarie in Asia.
Nella zona delle operazioni restano due navi e tre ong: Sos Mediterranée (che ospita personale Msf) e Sea Watch. Nel 2018 in Italia sono sbarcati 6.161 migranti, il 71% in meno del 2016. L’emergenza è calata, ma non finita. Bisognerà capire se dopo l’inverno, quando la presenza delle ong si riduce sempre – le ong torneranno sul campo.
Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia, ha un timore: “Nove italiani su dieci non distinguono tra le Ong. Questo clima di sospetto colpisce tutti, anche Ong serissime come Msf. Anche noi che non siamo presenti nel Mediterraneo”. E poi ci sono loro, quelli che operano sul campo: “Prima dell’estate scorsa tutti ci vedevano come angeli – racconta Anselmi –, poi ci è piombato addosso il sospetto. È stata dura per i volontari, per chi lavora in zone a rischio e si è sentito solo”.