Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 20 Martedì calendario

Maxi colata di cemento e l’Italia perde terreno

ROMA La mappa delle emergenze in un habitat fortemente a rischio: lo stato dell’ambiente in Italia si potrebbe tradurre così. Lo conferma l’Annuario dei dati 2017 dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Un aggiornato quadro della situazione del Paese, comparato ai dati europei nello stesso periodo di tempo. La notizia che emerge tra tutte è quella relativa al consumo del suolo: 23mila chilometri quadrati del territorio nazionale sono ormai persi (e con loro gli ecosistemi). Nel 2016 il 7 per cento del suolo nazionale risulta cementificato contro il 4,1 per cento della media europea nello stesso anno. Tra il 2015 e il 2016, la colata d’asfalto ha riguardato 5mila ettari di territorio, a una velocità di circa 3 metri quadrati persi ogni secondo. Inoltre l’Italia è al primo posto per la perdita di suolo dovuta all’erosione idrica: 8 tonnellate per ettaro in un anno contro la media europea di 2,5 tonnellate per ettaro.
CLIMA
La temperatura è il secondo punto dolente registrato dall’Ispra. La media annuale globale, nel 2016, ha segnato un anomalo aumento di 1,31 °C. L’Italia lo ha superato, più 1,35 raggiungendo il record per il terzo anno consecutivo. Nel 2015 le emissioni di gas serra sono aumentate del 2,3 per cento, come probabile effetto della ripresa economica. Pure il 2017 è stato climaticamente anomalo: una forte siccità scandita da precipitazioni intense fa presagire un futuro lontano dalle miti stagioni che caratterizzavano la Penisola. Il clima va a braccetto con l’inquinamento atmosferico che lo stesso rapporto definisce “critico”. I livelli più elevati sono quelli del biossido di azoto e dell’ozono. Troppo spesso superano gli standard normativi in aree molto vaste. Tanto che in Europa, l’Italia con il bacino padano è una delle aree entrate nella top ten delle criticità. E per quanto riguarda l’ozono, nel 2015, il 94 per cento delle stazioni di rilevamento sul territorio ha superato il “livello di protezione a lungo termine della salute umana”. «Abbiamo analizzato i dati del 2016, gli ultimi disponibili – spiega lo statistico Mariaconcetta Giunta, coordinatrice del Rapporto Ispra – e abbiamo scoperto che nei Comuni capoluogo di provincia il valore limite giornaliero del particolato (Pm10) è spesso superato, così come in molte aree del Centro-Sud. Nel primo semestre del 2017 in 20 Comuni dell’area del bacino padano (e anche a Frosinone) si sono verificati oltre 35 giorni di superamento della soglia consentita per il particolato».
MARE, FIUMI E LAGHI
Anche se inquinate, il 90 per cento delle acque costiere di balneazione nel quinquennio 2012-2016 sono risultate eccellenti in relazione ai fattori igienicosanitari. «Di contro», sottolinea Giunta, «lo stato ecologico e chimico delle acque non è dei migliori. Le acque costiere sono tra gli ecosistemi più minacciati».
Unica eccezione la Sardegna che, sia dal punto di vista sanitario, che ecologico e chimico, ha meritato “buono” in classifica.
Altro discorso per le acque interne. Solo il 43 per cento dei fiumi e il 20 per cento dei laghi raggiungono la qualità per lo stato ecologico. E mentre il 75 per cento dei fiumi centra l’obiettivo di qualità per lo stato chimico, il 48 per cento dei laghi non è inquinato da pesticidi e altre sostanze.
RIFIUTI
Cresce la produzione dei rifiuti urbani (più 2 per cento).
Inadeguata la raccolta differenziata e il riciclaggio, che non raggiungono gli obiettivi. Nel 2016, lo smaltimento in discarica interessa il 25 per cento dei rifiuti urbani prodotti. Il riciclaggio è pari solo al 45 per cento della produzione.
BIODIVERSITA’
Poi c’è la minaccia per la biodiversità: sono minacciati da estinzione il 31 per cento degli animali e 54 per cento delle piante presenti sul territorio, animali e piante già inseriti nella Lista Rossa (quella delle specie a rischio). «Il nostro lavoro è molto importante per questo», spiega Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra. «Si conferma uno strumento fondamentale per l’adozione di politiche sostenibili e per la diffusione di una più consapevole cultura dell’ambiente. Non può esistere sviluppo economico che non preservi e tuteli il territorio».