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 2018  marzo 18 Domenica calendario

Tre nonni assassinati dai nipotini terribili

Siamo qui a scrivere del quarto nonno ammazzato dai nipoti nell’arco di tre mesi. Gli ultimi due omicidi sono avvenuti in poco più di una settimana. Tutte le uccisioni si sono verificate in Lombardia. In questa assurda mattanza hanno perso la vita anche alcune madri e zie degli assassini. E in un caso, il killer, dopo aver portato a termine il proprio folle piano, si è suicidato. Partiamo dal delitto più recente. Nella notte tra venerdì e sabato i carabinieri di Cantù, nel Comasco, hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario Luca Volpe, 26 anni, numerosi precedenti per rapina e spaccio e da poco uscito di prigione. Il ragazzo è sospettato di aver ucciso con numerose coltellate al ventre il nonno materno, probabilmente al termine di un litigio. La vittima, Giovanni Volpe, 78 anni, ex bidello, è stata ammazzata con un coltello da cucina nel proprio appartamento, in via Monte Palanzone nella frazione di Vighizzolo dove viveva col nipote. Abitavano in una palazzina di tre piani. Il corpo senza vita dell’anziano è stato trovato da uno dei figli, Paolo, che venerdì sera, allarmato dalla telefonata di un vicino di casa del padre spaventato dai rumori che provenivano dall’appartamento di fianco, si è precipitato a casa del genitore per sincerarsi che stesse bene. 
SCENA AGGHIACCIANTE 
Lì si è imbattuto in una scena agghiacciante: il corpo del papà era a terra in una pozza di sangue. Ormai non c’era più niente da fare. Il figlio ha subito chiamato i carabinieri, che dopo un paio d’ore sono riusciti a intercettare il nipote della vittima sul quale sono ricaduti immediatamente i principali sospetti trovato in stato confusionale, forse dovuto all’assunzione di alcol e droghe, in un albergo di Novedrate, a una quarantina di chilometri di distanza. Era arrivato lì con l’auto del nonno. I vestiti del ragazzo erano sporchi di sangue: gli investigatori, che comunque non sembrano avere molti dubbi su chi sia l’assassino, sono al lavoro per avere la certezza che si tratti dello stesso sangue trovato sull’arma del delitto e sul pavimento dell’abitazione. Ancora non è certo il movente dell’omicidio, ma pare legato a questioni di soldi e droga. 
Luca, nato in una situazione famigliare instabile, era stato affidato fin da bambino ai nonni a causa dei problemi di tossicodipendenza della mamma, morta pochi mesi fa. Del nonno e della madre porta anche il cognome. È stato il nonno a fargli da padre. Lo ha sempre amato come un figlio. Nell’ultimo periodo però, sostiene chi conosceva bene l’anziano, diceva di aver paura di alcuni suoi comportamenti. Il nonno non si sentiva più al sicuro assieme al nipote che pure aveva cresciuto dedicandogli tutte le attenzioni possibili. Di recente tra i due c’era stata più di una lite, anche dai toni molto accesi. Luca, venerdì alle 12.52 quindi poco prima della morte del nonno sul proprio profilo Facebook aveva segnalato l’inizio di una relazione amorosa. Di lui, sui social, ci sono foto in atteggiamento da spaccone, sigaretta in bocca e tatuaggi in vista. 
Dieci giorni fa a Giussano, in provincia di Monza, Alessandro Turati, 28 anni, aveva ucciso a coltellate la mamma e la nonna, Marina Cesana, 58 anni, e Paola Parravicini, di 88. Poi, come ricostruito dagli investigatori, aveva preso in mano il suo telefono per l’ultima volta e si era ammazzato con lo stesso coltello che aveva usato per compiere la strage. “I soldi sono finiti” aveva lasciato scritto in un biglietto. Studente fuori corso iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, non si era mai ripreso dalla morte del padre, avvenuta otto anni fa. In casa erano tutti preoccupati della salute mentale del ragazzo: “Sente le voci” aveva confidato la mamma ai parenti. 
LA SETTA 
Questa scia di omicidi era cominciata a dicembre quando Mattia Del Zotto, 27 anni, di Nova Milanese ancora in provincia di Monza aveva avvelenato, uccidendoli, i nonni paterni e una zia, oltre ad aver tentato di ammazzare anche i genitori della madre, altri due zii e la badante, tutti considerati dal ragazzo «soggetti impuri». Pare che da qualche tempo il giovane fosse entrato in una setta. Del Zotto, reo confesso e ormai da parecchie settimane rinchiuso in carcere, viveva nella stessa palazzina di tutti gli altri parenti e aveva accesso alla cantina comune nella quale i familiari conservavano il cibo, che ha contaminato con delle dosi letali di solfato di tallio. Sguardo glaciale, barba incolta, quando è stato arrestato non ha mostrato alcun pentimento ai carabinieri, ai quali anzi con strafottenza ha detto: «Non ho bisogno dell’avvocato, di una persona che parli al posto mio. Scegliete dall’elenco del telefono la persona che più vi aggrada».