Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 18 Domenica calendario

Il Bolero Bolle

Il Corpo di Ballo della Scala offre occasioni importanti anche quando si misura con il repertorio contemporaneo come nel bel “trittico” di questi giorni, salutato alla prima da un vero trionfo, specie per Roberto Bolle, protagonista del suo primo Béjart, il Bolero, in chiusura di serata. Ad aprire il sipario è la vera novità del trittico, Mahler 10, dove 26 ballerini danzano sull’Adagio dalla Sinfonia n.10 di Mahler (sul podio c’è David Coleman). È il primo lavoro scaligero della coreografa canadese Aszure Barton, acclamata a livello internazionale, specie dopo che Mikhail Baryshnikov l’ha invitata a creare per lui. Bella visivamente – sullo sfondo della scena una grande parete elissoidale bianco-avorio come gli originali costumi – la coreografia di Barton più che sorprendere per invenzioni nuove, affascina per semplicità e limpidezza dei gesti. Il suo è un gioco spettacolare intessuto di azioni di gruppo, simmetriche e non, anche se ha al centro la coppia, molto brava, Antonino Sutera e Virna Toppi, evocatori di emozioni amorose.

Di altro genere Petite Mort di Ji?í Kylián, tornato alla Scala dopo dieci anni, che rinnova la magia e l’intensità con quelle azioni di potenza arcaica, decisa, e il suggestivo flusso di azioni singole e passi a due di sei donne e sei uomini (bella la loro danza iniziale con i fioretti) sulle note di due concerti per pianoforte e orchestra (solista Takahiro Yoshikawa) di Mozart.
Eccellenti i ballerini, tra cui Francesca Podini con Nicola Del Freo, Nicoletta Manni con Mick Zeni. A chiudere l’atteso Bolero.
Molto s’è scritto di quanto Bolle infonda un ritmo travolgente, quanto il suo corpo forte, maschile abbia trovato una carica d’intensità sull’ipnotica musica di Ravel. Ma Bolero, dove il protagonista si muove su un grande tavolo tondo intorno a cui via via si affollano figure maschili, cambia a seconda dell’interprete maschile o femminile. Esaurite le repliche con Bolle, c’è da verificarlo con Martina Arduino, Virna Toppi, Gioacchino Starace e, ospiti dal Béjart Ballet Lausanne, Elisabet Ros e Julien Favreau.