la Repubblica, 18 marzo 2018
Mosca, voto e veleni Putin risponde a May: espulsi 23 inglesi
La guerra delle spie si è trasformata nella guerra delle ambasciate: ventitré diplomatici britannici espulsi dalla Russia per altrettanti russi cacciati via dalla Gran Bretagna. Mosca risponde con una misura specchio ai provvedimenti adottati da Theresa May che accusa il Cremlino del tentato assassinio con un gas nervino a Salisbury della spia russa Serghej Skripal e della figlia Julija.
Non solo. In risposta alle «azioni provocatorie» e alle «accuse non provate» di Londra, la Russia ha anche revocato il consenso all’apertura del consolato britannico a San Pietroburgo e ordinato la chiusura del British Council che promuove i legami culturali tra i due Paesi. Un ente che offre «copertura a molti agenti dell’intelligence britannica», ha accusato Vladimir Dzhabarov, primo vicepresidente della commissione Esteri del Senato russo. «È nostra opinione che, quando le relazioni politiche o diplomatiche diventano difficili, le relazioni culturali siano di vitale importanza per mantenere il dialogo tra le persone e le istituzioni», ha replicato l’Istituto.
La risposta di Mosca, con la convocazione dell’ambasciatore britannico Laurie Bristow, è arrivata alla vigilia delle presidenziali russe che oggi, quasi certamente, confermeranno per un quarto mandato Vladimir Putin, l’unico a non essersi ancora pronunciato sulla crisi. Il timore è un’escalation nel peggioramento dei rapporti tra Russia e Gran Bretagna. «Non tollereremo mai minacce alla vita dei cittadini del Regno Unito o a di altri Paesi sul nostro territorio da parte del governo russo», ha detto la premier britannica al forum del Partito conservatore a Londra, riservandosi di «valutare i prossimi passi con gli alleati».
Per il ministero degli Esteri britannico, «la risposta russa non cambia i fatti: il tentato assassinio sul suo britannico di due persone, per il quale non c’è altra conclusione che la colpevolezza dello Stato russo».
Mosca, dal canto suo, ribadisce la sua estraneità. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, le accuse sono dovute alla Siria. «Bisognava dimostrare che la Russia non può essere un mediatore, ma che gioca per conto suo. Perciò è emersa una nuova spirale anti-russa, incarnata nelle dichiarazioni della premier britannica», ha detto alla tv Rossija 24, aggiungendo che è più probabile che la fonte del Novichok, il gas nervino usato contro Skripal e figlia, sia la stessa Gran Bretagna o la Repubblica ceca, la Slovacchia, la Svezia o gli Stati Uniti.
Intanto, Putin incassa un endorsement pesante dalla Cina: «Il limite per i nostri rapporti è il cielo», ha detto il ministero degli Esteri di Pechino, e ieri il quotidiano di Stato Global Times scriveva un editoriale di solidarietà a Putin attaccato dall’Occidente, un «rischio per tutte le forze indipendenti, come la Cina».