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 2018  marzo 18 Domenica calendario

Russiagate, licenziato l’ex numero 2 dell’Fbi

Il vicedirettore dell’Fbi Andrew McCabe, licenziato venerdì sera dal segretario alla Giustizia Sessions, aveva scritto dei rapporti sui suoi incontri col presidente Trump, che ora sono nelle mani del procuratore speciale Mueller. Un nuovo sviluppo drammatico del «Russiagate», che l’avvocato del presidente John Dowd ha usato per chiedere la fine dell’inchiesta.
McCabe aveva lavorato all’Fbi per 21 anni, identificandosi come un repubblicano. Sua moglie Jill, però, si era candidata come democratica ad un seggio senatoriale della Virginia, ricevendo finanziamenti da alleati di Hillary Clinton. Per questa ragione, Trump ha sempre sospettato che il vicedirettore dell’Fbi fosse un suo avversario personale, e lo aveva ignorato per la successione a Comey, quando era stato licenziato. Quindi Andrew aveva dato le dimissioni dalla sua carica, restando però nel Bureau, in attesa di raggiungere l’anzianità che gli avrebbe consentito di ricevere la pensione. Quella data scadeva ieri. Nel frattempo McCabe è stato accusato di aver gestito impropriamente i rapporti con i media, durante l’indagine sulle mail private di Hillary, e per questo motivo l’organo disciplinare interno dell’Fbi aveva raccomandato il suo licenziamento. Sessions lo ha deciso ieri sera, impedendogli così di raggiungere l’anzianità per la pensione. Trump ha celebrato questa scelta come «una vittoria per la democrazia», ma McCabe ha risposto che «si tratta di una ritorsione nel quadro della guerra all’Fbi, per minare la mia testimonianza nell’inchiesta di Mueller e indebolirlo». Proprio ieri, infatti, Dowd ha scritto di sperare che il dipartimento alla Giustizia segua questa linea, e licenzi ora anche Mueller. In un primo momento l’avvocato ha detto che parlava a nome del presidente, ma poi ha ritrattato. McCabe però ha scritto rapporti sui tre incontri avuti con Trump, in cui gli faceva domande inappropriate, che ora potrebbero diventare elementi di prova per l’ostruzione della giustizia da parte del capo della Casa Bianca.