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 2018  marzo 17 Sabato calendario

La questione mediorientale nasce da un debito

Il prossimo 14 maggio Donald Trump trasferirà la sede dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. La data non è casuale. Il 14 maggio 1948 la comunità internazionale accoglieva la proclamazione di indipendenza di Israele (quest’anno ricorre il 70° anniversario della nascita dello Stato ebraico). Quell’evento rappresentò una rinnovata speranza per gli ebrei dopo Auschwitz. Fu invece una catastrofe (nakba) per gli arabi (si consideri che Shoah in ebraico ha pure il significato di “catastrofe”). Da quel momento una serie quasi ininterrotta di conflitti ha percorso il Medio Oriente praticamente sino ad oggi. L’ultimo frutto avvelenato germogliato in questa martoriata regione che, paradossalmente, è anche la culla delle tre grandi religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo, Islâm), è l’Isis con il suo effimero (e sanguinario) califfato. Una volta stabilito che i cattivissimi sono i jihadisti, su cui c’è accordo corale, capire come siano diventati così devastanti per le nostre stesse vite è un esercizio che ha impegnato giornalisti e studiosi, ma soprattutto le grandi e medie potenze dotate di eserciti. Che ci abbiano capito poco, specie gli Usa, lo si può evincere dal dominio dei talebani in Afghanistan e dalla semina di lutti che dal Medio Oriente ha raggiunto l’Africa, con il seguito di migrazioni che sperimentiamo. Nessuna voglia di coinvolgerci in una guerra per teste d’uovo, che di solito finiscono in frittata, cozzando l’una contro l’altra, in un conflitto di interpretazioni e di ideologie. Qualche volta però capita di imbattersi in chi predilige i fatti rispetto al pregiudizio. Ed è il caso del saggio di Roberto Motta Sosa che qui invito – se non si ha tempo di studiarselo tutto – almeno a piluccare. La mia esperienza del volume certifica che un boccone tira l’altro, e ci si ritrova ad aver tra le mani una mappa storica e geopolitica sorprendente. Non sostituisce la nostra (presunta) mente, ma le fornisce un supporto affidabile. Un compito perfettamente riuscito. Motta Sosa, giovane e brillante analista geopolitico, ha pubblicato da un giovane e brillante editore (Historica Edizioni) Medio Oriente conteso. Turchi, arabi e sionisti in un conflitto lungo un secolo (con la prefazione dell’ambasciatore Bernardino Osio; 496 pagine, 22 euro). Ripercorrendo gli anni cruciali (1916-1924) che tennero a battesimo il Medio Oriente odierno la, piacevole, narrazione storica ci porta tra le sabbie dei deserti attraversati dal mitico (forse troppo) Lawrence d’Arabia (in realtà intimamente simpatizzante per il sionismo). L’autore ci guida con destrezza anche tra gli intrighi della diplomazia europea (e statunitense) interessata ad una risorsa la cui importanza strategica oggi diamo per acquisita ma che allora era argomento riservato agli “insider”: il petrolio. Il tutto suffragato da un ampio apparato documentale e bibliografico. E l’Italia? Benché inglesi e francesi tentassero in tutti i modi di escludere il nostro Paese dalla ricca torta rappresentata dalla spartizione dell’Impero ottomano, che allora dominava su buona parte del Medio Oriente contemporaneo, vi fu chi tentò di difendere gli interessi italiani. Si trattò, tra gli altri, di Bernardino Nogara, ingegnere minerario legato alla Banca Commerciale Italiana e rappresentante italiano nel Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico Ottomano. Una pagina, quest’ultima, di storia italiana fino ad ora quasi del tutto sconosciuta. Assai interessante è anche il capitolo dedicato al parallelismo storico tra la disastrosa situazione finanziaria dell’Impero ottomano, segnata negli ultimi decenni da un enorme debito pubblico prevalentemente in mano a investitori stranieri (i soliti francesi e inglesi), e la situazione globale che oggi viviamo, in cui la finanza appare come il proseguimento delle contese internazionali con altri mezzi. Non mi dilungo oltre. Lascio a voi scoprire il resto di questo saggio storico però scandito dal ritmo incalzante di un romanzo giallo dove il “colpevole” si disvela solo nelle ultime pagine.