16 marzo 2018
APPUNTI SULLA SETTA MACROBIOTICA
PAOLO BRERA, LA REPUBBLICA –
Il “maestro” ha la terza media ma che importa, «è un genio». Se mangi quello che ha scelto per te, se segui le regole della dieta macrobiotica firmata da lui, il 73enne Mario Pianesi, le medicine «non servono, fanno male». La sua dieta ferrea con cui curare malattie come il cancro o il diabete, i suoi consigli di vita sull’astinenza sessuale e la compostezza del vestire erano legge, tra gli adepti. E giù premi e onorificenze, seminari e lezioni in Italia e all’estero. Lo chiamavano persino “dottore”: aveva preso una laurea Honoris causa in Medicina in Mongolia.
Anche adesso che “il maestro” è indagato per associazione a delinquere, riduzione in schiavitù, reati fiscali ed esercizio abusivo della professione medica, al ristorante “Un Punto Macrobiotico” di Porto Recanati è tutto come prima: «Noi non c’entriamo nulla, ogni locale è autonomo, e poi sono sicura che è tutto molto esagerato», dice la titolare ai clienti che chiedono spiegazioni e promettono: «Ciao, ci vediamo domani».La fede è fede. Quella di Claudia è durata 12 anni: dal 1997 al 2009 ha rischiato grosso, trasformandosi in uno scheletro di 35 chili prima di riuscire a dire basta e scoperchiare il velo. Il 5 febbraio 2013 è entrata in questura a Forlì raccontando il dramma della sua famiglia: per otto giorni hanno raccolto il suo sfogo da cui sono nati cinque anni di indagini in gran segreto tra le gonne lunghe color mattone in stile Amish e le zuppe di legumi servite nei cento ristoranti della catena “Un punto macrobiotico”, dove pranzano e cenano 90mila associati. Ieri gli inquirenti hanno chiuso le indagini su «una vera e propria setta» cresciuta «schiavizzando gli adepti» che credevano nello stile alimentare e di vita imposto, dal “maestro”. E mentre lui riceveva onori e premi, insignito Cavaliere dal presidente della Repubblica e omaggiato della cittadinanza onoraria da una dozzina di comuni, otto vittime hanno denunciato la cupola di un’organizzazione che lucrava sulla loro debolezza con un «graduale condizionamento e un totale assoggettamento mentale » per «l’arricchimento economico personale» degli indagati.
Accanto a Pianesi sono finiti nei guai sua moglie Loredana Volpi, 51 anni, suo braccio destro; e i due fidati membri della segreteria, Giovanni Bargnesi e Karl Xaver Wolfsgruber. Sotto di loro la piramide dei capizona e dei capicentro, titolari dei punti macrobiotici: veri luoghi di reclutamento. Ogni “ Punto macrobiotico” ha un negozio alimentare con ristorante. «La setta è una specie di franchising», spiega il capo della Mobile, Carlo Pinto: gli affiliati sono obbligati a partecipare ai seminari e ad acquistare i prodotti da un fornitore unico. La qualità della materia prima e la dieta ricca di legumi e povera di latticini, sale e carne, ne hanno fatto un punto di approdo per chi alla tavola chiede salute più che gusto.
Ma per Claudia si è trasformato in un incubo: «I medici tradizionali sono tutti assassini», le raccontavano spingendola a combattere con una dieta di solo riso — la più severa tra le cinque “pianesiane” — una malattia genetica che teneva a bada col cortisone. Altre vittime hanno raccontato che arrivavano a dispensare il diritto di sposarsi, a vietare il sesso e imporre con quale piede scendere dal letto. Intanto, un mare di denaro finiva in conto al “maestro”.
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FABIO TONACCI, LA REPUBBLICA –
La Lista. La chiamavano così, gli adepti della setta. La Lista delle regole. E con la dieta macrobiotica niente avevano a che fare. Per ventotto anni di fila le ha seguite anche Mauro Garbuglia, un ragioniere di Macerata, fino a quando, nel 2012, ha deciso di andarsene. Le ha ancora stampate nella memoria. «È vietato tagliarsi i capelli e le unghie di martedì e di giovedì. Bisogna dormire con la testa rivolta a Nord e scendere dal letto col piede sinistro. Le donne non si possono truccare, devono portare gonne lunghe, non devono lavorare e durante il ciclo non possono lavarsi. Gli uomini non possono indossare abiti viola o verdi. Le scuole non vanno frequentate, e so di molti ragazzi convinti da Pianesi a mollare gli studi. Vietato andare a pesca, vietato ballare, la musica è bandita. Ogni mattina è obbligatorio recitare un mantra buddista per un’ora per proteggere la salute del guru Mario Pianesi e della sua famiglia. Non si possono usare né i telefonini, né Internet».
Quali erano gli ordini impartiti per il cibo?
«Non mangiare niente che non fosse prodotto dai suoi laboratori, perché sosteneva che tutti gli altri alimenti fossero cancerogeni. I suoi invece potevano curare ogni malattia. Tumori, leucemie, tutto. Ogni boccone andava masticato duecento volte».
Qual era la dieta che vi imponeva?
«Ne aveva diverse, personalizzate. Quella più estrema era la ”Ma.Pi.2”, basata su tre cereali (riso, miglio e orzo), tre legumi (ceci, azuki e lenticchie) e sei tipi di verdure (cicoria, cavolo, prezzemolo, carote, cipolle e verza). Niente sale».
Cosa succedeva a chi la seguiva?
«Dimagriva paurosamente. Poi sviluppava problemi mentali».
A quel punto vi rivolgevate a un dottore?
«I medici erano vietati, per Pianesi sono il male. Chi lamentava dei sintomi veniva colpevolizzato dal capo e dagli altri adepti, col presupposto che il motivo era il non rispetto di qualche regola della Lista».
Lei è stato male?
«Io sono alto un metro e settanta. Quando ho cominciato era il 1987, avevo 22 anni e pesavo 70 chili. Sono arrivato a pesarne 48. Ma ho visto donne arrivare a 35 chili».
Come è finito nella setta?
«Ho conosciuto Pianesi tramite un amico. Avevo un grave problema di salute e non avevo niente da perdere, quindi mi sono affidato a lui. All’inizio mi ha dato una dieta macrobiotica non pesante, che mi ha fatto bene. Ero grato di questo e ho cominciato a lavorare gratis per loro: prima nei ristoranti, poi sono entrato nella segreteria nazionale. Facevo turni dalle 8 di mattina fino alle 23, a volte mi allungavo fino alle 4 di notte».
Come ha fatto Pianesi a convincervi a seguire regole così stupide?
«La dieta inizialmente produceva benefici alla salute e lui sosteneva che andando avanti saremmo guariti da tutti i mali del mondo. Dovete considerare lo stato di fragilità psicologica di chi si avvicinava alla setta. Ha creato il culto della personalità attraverso i vacanze studio a pagamento, con cui faceva cassa. I viaggi costano in media 400 euro a persona e per due settimane ci bombardavano con i messaggi del guru. Alla fine tispingevano ad allontanarti da tutti quelli che non condividevano la sua filosofia macrobiotica, compresi familiari e amici. Pianesi era il Dio in terra, si potevano leggere solo i suoi libri, gli altri bisognava bruciarli».
Sfruttava questa sua influenza anche per avere rapporti sessuali con le adepte?
«Sì»
Cosa accadeva a chi non sottostava alla Lista delle regole?
«Prima veniva colpevolizzato. A volte anche picchiato dai membri della segreteria centrale. Io non l’ho mai fatto, ma ho visto gente malmenata».
Perché ha deciso di uscire?
«Nel 2012 non ne potevo più degli abusi. Prima ho denunciato alcuni fatti all’interno del gruppo, con una lettera di otto pagine. Ovviamente loro mi hanno obbligato a chiedere pubblicamente scusa, in uno dei loro tanti processi sommari in cui vieni assalito da tutti. In passato sono stato costretto a pagargli 60mila euro per un danno inesistente».
Cosa è successo quando se n’è andato?
«Gli adepti mi hanno attaccato in ogni modo, dicendo che nel ristorante macrobiotico da me aperto nel frattempo cucinavo cibi che facevano venire il cancro. Hanno fatto terra bruciata attorno a me, impedivano ai clienti di frequentare il mio ristorante. Alla fine ho dovuto chiudere l’attività».
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NICOLA CATENARO, CORRIERE DELLA SERA –
Quattro verdure, tre cereali, salse di miso e tamari. Nient’altro. Niente condimenti, olio, pane, pasta, dolci. Tre anni di questa dieta, «senza mai sgarrare», perché «terrorizzata dall’idea che si avverassero tutti quei mali ingiusti che si sarebbero abbattuti su di me se non avessi seguito ciò che loro ritenevano l’unica via giusta per la salute, la felicità e la libertà mia e di tutta l’umanità...».
È a tratti inquietante il racconto della testimone chiave dell’indagine che, ieri, si è abbattuta come uno tsunami su uno dei guru italiani della dieta macrobiotica, Mario Pianesi, 73 anni, fondatore dell’associazione Un Punto Macrobiotico (Upm), presente in quindici regioni grazie alla rete di oltre 100 punti vendita e ristoranti e 90 mila associati. Pianesi è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Un quadro che l’avvocato difensore definisce «inverosimile». Con Pianesi sono indagati la moglie, Loredana Volpi, 51 anni, e due componenti dello staff che guidava l’organizzazione: Giovanni Bargnesi, 51 anni, e Karl Xaver Wolfsgruber, 44, che ieri si sono dimessi dalle cariche. Marito e moglie, invece, non avevano cariche associative.
Accuse molto gravi, quelle formulate dagli inquirenti, dopo una indagine durata quasi cinque anni che ha coinvolto prima la Procura di Forlì e poi la Procura distrettuale antimafia di Ancona. Secondo i magistrati Pianesi avrebbe messo in piedi un sistema che prometteva, attraverso la dieta macrobiotica, guarigioni miracolose ma che, in realtà, sarebbe stato studiato per assoggettare fisicamente e psicologicamente i suoi «adepti» costringendoli anche a elargizioni di denaro consistenti. «Mentre i suoi seguaci donavano soldi che sarebbero dovuti servire alla costruzione di una fantomatica casa di cura — spiega il dirigente della squadra mobile di Ancona, Carlo Pinto — lui si arricchiva». L’indagine avrebbe accertato, anche grazie a riscontri su una cinquantina di posizioni bancarie, un’evasione fiscale di circa 270 mila euro solo negli ultimi due anni. Da una parte gli adepti impoveriti fino al punto da doversi rivolgere alla Caritas, dall’altra lui con la villa in collina e tanti soldi in tasca.
Questo il quadro ricostruito dalla polizia, che ha individuato otto persone danneggiate: oltre a una famiglia di Cesena, quella della donna che ha fatto partite le indagini, tre uomini e due donne (tra le quali anche la commercialista del gruppo) residenti tra Forlì e Macerata. Ma potrebbe essere solo l’inizio.
Chi ha fatto scattare l’indagine oggi ha 45 anni, ma ne aveva trenta quando entrò, con la sua famiglia, nell’associazione. Il primo fu il fratello, sieropositivo, che sarebbe stato attratto dalla promessa di una guarigione. Quindi la madre, convinta che il figlio ne avrebbe tratto giovamento. Infine lei, la ragazza, con problemi di salute che con le cure di Pianesi peggioravano: dopo il lungo trattamento, era arrivata a pesare 35 chili. Un «inferno» durato quindici anni. E che sarebbe costato ai tre la perdita di un patrimonio ingente, dato che l’associazione li avrebbe costretti a lavorare gratis e indebitarsi per terapie e costosi corsi di formazione.
Silenzio dal guru della macrobiotica. Parla il suo avvocato, Manuel Formica, difensore anche degli altri indagati: «Rispetto al prestigio di cui Pianesi gode anche oltre i confini nazionali, l’accusa mossa a lui e agli altri è davvero inverosimile. Abbiamo perciò necessità di prendere cognizione delle carte processuali per capire cosa c’è veramente dietro l’accusa. È sicuro, in ogni modo, che gli indagati faranno di tutto per difendere la bontà e la correttezza dei loro comportamenti».
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NOEMI PENNA, LA STAMPA –
Convegni nazionali ed internazionali, simposi scientifici, corsi di respirazione, erboristeria, cucina macrobiotica, policoltura e tessitura.
Un elenco che potrebbe ancora continuare, messo a bilancio associativo per un valore complessivo di un milione di euro l’anno, a cui bisogna aggiungere il business formato da un centinaio di ristoranti e punti vendita. Società formalmente separate dalla Onlus, ma di cui fanno parte condividendone principi e sedi, in quindici regioni d’Italia.
È questo l’impero a sei zeri di Mario Pianesi. Un «indotto» del macrobiotico che supera la filiera tradizionale e punta sull’autoproduzione, così esclusiva e scorporata dal resto del mondo da aver portato alcune persone a vivere come in una setta. Almeno è questo che ipotizza la magistratura di Ancona che ha indagato colui che viene riconosciuto non solo come l’ideatore della dieta Ma-Pi, a cui ha dato il nome, ma è soprattutto il guru di Upm, Un punto macrobiotico. La guida indiscussa di una associazione che conta 80 mila iscritti, con a bilancio mezzo milione di beni immobili - oltre ai ristoranti e ai negozi, certo - interamente dedicata alla cultura macrobiotica.
Mario Pianesi oggi ha 73 anni: è nato a Tirana, da madre montenegrina e padre marchigiano, e ha lanciato la sua attività nel 1980, aprendo la sua prima fattoria macrobiotica nelle Marche. La sede centrale di Upm è a Tolentino, in provincia di Macerata. Ma la dieta Ma-Pi è sbarcata oltre i confini italiani, con convegni e riconoscimenti internazionali.
Oltre alle sedi nelle Marche, Romagna, Abruzzo e in Lombardia, ci sono ristoranti da Chieri a Forlì, da Modica ad Arezzo. È qui che tutti possono avvicinarsi a questa filosofia senza esserne degli adepti. Una dieta che Pianesi «ha iniziato a studiare nel 1970 da autodidatta», per contrastare «una malattia definita incurabile», testando su se stesso «l’effetto dei cibi». Si «inventa» così una dieta «composta da soli 4 cibi, crema di riso, semolino, cipolla e carota, il tutto senza sale, olio o altri ingredienti» e con essa decide di «aiutare tutta la popolazione».
Questo è quanto si legge sul sito Internet di Upm, con tanto di citazioni di Pianesi (che ha la terza media in Italia e una laurea ad honorem in Mongolia) e piani alimentari «cucinati in migliaia di case in tutto il mondo e adottate come strumento preventivo e terapeutico dai protocolli in alcuni centri clinici ed ospedali». Una dieta che sposa le raccomandazioni dell’Oms per la prevenzione alimentare del cancro, ma che se seguita senza la supervisione medica o con estremismi, può portare a gravi problemi di salute e insufficienze metaboliche. Anche ad arrivare a pesare 35 chili e a perdere tutto quello che si ha. Vita compresa.
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ENRICO CICCHETTI, IL FOGLIO –
Mario Pianesi, guru dell’alimentazione macrobiotica, fondatore di un impero di ristoranti, negozi e corsi, è indagato dalla procura di Ancona insieme ad altre quattro persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Secondo gli inquirenti, quella guidata da Pianesi era una “psico-setta”, attiva tra le Marche e l’Emilia Romagna, che propagandava l’alimentazione macrobiotica come terapia contro malattie incurabili e manipolava i propri seguaci, spesso psicologicamente fragili, ne gestiva l’intera vita e pretendeva da loro donazioni in denaro. Gli adepti venivano convinti ad abbandonare la loro vita precedente e a “lavorare” per l’associazione – nella migliore delle ipotesi sottopagati – come ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto. Una vittima della setta era arrivata a pesare 35 chili dopo essersi sottoposta al ferreo regime alimentare imposto dalle “diete Ma.Pi”, dal nome del guru. Le indagini erano state avviate nel 2013, proprio dopo la denuncia della ragazza che aveva creduto ai racconti sui “miracolosi” benefici della dieta.
Fin qui la cronaca. Com’è possibile affidare la propria salute e la propria vita a un santone dell’alimentazione alternativa, è la domanda che segue. E ha anche a che fare col fatto che a 150 anni circa dall’introduzione del metodo scientifico nella medicina, le pseudomedicine non si sono estinte e anzi la loro influenza sociale sembra riemergere in modo prepotente. Perché, come scriveva Mario Seminerio in un post sul suo blog, l’Italia sembra assomigliare sempre più a un “gigantesco Campo dei Miracoli dove demagoghi analfabeti attirano una popolazione che paga la propria credulità di lungo corso”? Pensate alle scie chimiche, ai complotti sulla Xylella e a quelli no-vax, al fruttarianesimo estremista che negli ultimi anni hanno trovato addirittura rappresentanza parlamentare, e la risposta si palesa. Anche l’alimentazione vive la sua crisi delle élites.
“È facile che la dieta diventi un’ideologia. È un processo che si svolge su 2 livelli diversi”, spiega al Foglio il dietista Giacomo Astrua, (potete leggere il suo blog qui). “Il primo fattore – continua Astrua – dipende dal fatto che spesso le alimentazioni più ‘estremiste’ sono totalizzanti. La dieta Dukan o quelle dei pacchetti dimagranti o iperproteici ti dicono come organizzarti la giornata dall’inizio alla fine, quali prodotti acquistare. E la cosa determinante e terribile è che l’alimentazione è una variabile con un’incidenza enorme sulla propria vita, è più presente della propria madre: ti coinvolge almeno tre volte al giorno, per 365 giorni l’anno. Se qualcuno controlla la tua dieta con regole estremiste o prodotti preconfezionati sta in qualche modo cambiando la tua vita, anche a livello sociale: uscirai di meno a cena con gli amici, acquisterai meno e solo quello che ti è consentito. Le diete estreme esercitano un controllo psicologico e sociale sulle persone”.
“Il secondo livello”, ed è su questo che si innestano i binari paralleli che portano al paragone con i complottismi e le teorie antiscientifiche, “è una distorsione mentale: c’è un notevole livello di pseudoscienza dietro alcuni concetti dietetici. Le teorie dei cibi acidi e basici. Gli estremismi con le proteine, alcune diete da palestra. Non sono diete fisse ma concetti che creano una coscienza dell’alimentazione maniacale. Così si creano malati di fitness, persone che pur senza essere anoressiche, si sentono in colpa se anziché 90 grammi di pasta ne mangiano 92 o 93. Scientificamente non cambia nulla, è chiaro. Così come il limone, che contiene acido ascorbico, fa bene, ma se ci costruisci uno stile di vita diventa una distorsione. Viceversa puoi mangiare dolci ogni tanto, anche se è vero che cinquanta cucchiaiate di zucchero in un colpo fanno male. Adesso sono stati classificati come potenzialmente cancerogeni i salumi. D’accordo, ma chi ti ha detto che devi mangiarli tutti i giorni? Insomma, le diete estremiste spesso partono da un concetto scientifico valido ma che esasperato diventa pseudoscienza”.
Senza arrivare a casi estremi come quello di Ancona, capita che certe forme di alimentazione ci rendano “schiavi di un concetto”, aggiunge il dietista. “Siamo sempre più coscienti del fatto che ciò che mangi ha effetto sul tuo corpo, sul tuo rendimento mentale e fisico”. Ma, paradossalmente, proprio la maggiore conoscenza che abbiamo oggi, se manipolata o non compresa a pieno, può incrementare le paure e “farci credere a santoni o professoroni improvvisati. Dire a una donna che ha avuto un tumore al seno ‘la carne rossa è cancerogena’ equivale a fare terrorismo”. Le risposte ai dubbi scientifici, banalmente dovrebbero partire dal grado zero: “Informarsi dalle discipline attendibili”,
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SILVIA NUCINI, VANITIFAIR.IT 16/3 –
Il senso di colpa. Più della fame, delle regole, del non parlare più con nessuno, del vedere sempre le stesse facce che fanno sempre gli stessi discorsi, della sensazione di aver perso qualcosa, là fuori, – forse la vita? – e del bisogno di scacciarla subito quella sensazione, è stato il senso di colpa a corrodere Wanda – Miranda- Secondino, 55 anni, una delle prime seguaci del Movimento Un Punto Macrobiotico di Mario Pianesi. «Potevo sentirmi in colpa per mille motivi, ogni giorno: perché mio marito – mi dicevano – era arrogante, e allora probabilmente io non ero una buona moglie, perché il Movimento non stava attirando abbastanza seguaci e allora forse era anche perché io non facevo abbastanza, perché non ero sufficientemente dedita, modesta, obbediente».
Da quando Mario Pianesi è stato ufficialmente indagato dopo un’inchiesta durata anni e partita da una serie di denunce tra cui quella di Wanda e del marito Mauro Garbuglia, la sua vita è sottosopra: «Ripensare a tutto e raccontarlo è molto difficile. In qualche modo avevo sepolto tutto in fondo alla memoria. Come queste foto – lo vede come sono magra? – che avevo messo in una scatola in soffitta, e non guardavo più da anni». Suo marito Mauro Garbuglia, sta facendo il giro di tutti i programmi televisivi della mattina, «Adesso che abbiamo iniziato a raccontare, non ci ferma più nessuno», dice l’uomo, ma Wanda non si può muovere dalla casa di Macerata, fa la cuoca fino a mezzanotte, permessi non ne può prendere.
«Tutto, per me, è cominciato alle fine degli anni Ottanta. Ero una ragazza giovane, ma non stavo bene, avevo problemi di salute. Ho iniziato ad interessarmi all’alimentazione macrobiotica per cercare di stare meglio. Ho conosciuto il movimento e visto che organizzavano una “vacanza macrobiotica” in Trentino e mi sono iscritta. Siamo stati in montagna due settimane, eravamo un bel gruppo, si parlava di cibo e di cucina. C’era anche Mauro, ma non ci siamo innamorati lì, è successo dopo. Finita la vacanza ho deciso di trasferirmi a Macerata, per imparare meglio la macrobiotica. Allora vivevo a Cava dei Tirreni, lavoravo e studiavo Scienze Politiche, mi mancavano solo 5 esami alla Laurea. Ma ho mollato tutto per andare a fare apprendistato presso il ristorante di Pianesi. Quanto mi pagavano? Niente, era volontariato». Il volontariato serviva a conoscere meglio la macrobiotica di Mario Pianesi, Wanda però di fatto puliva il ristorante e le pentole, solo dopo molto tempo le sarà concesso di lavare le verdure. «Vivevo presso l’abitazione di un altro del gruppo, che mi ospitava. I soldi per vivere me li mandava mio padre, ma era poca roba perché io lavoravo dalla mattina alla sera e non avevo bisogno di niente».
Nel 1991 Wanda e Mauro si sposano, l’anno dopo nasce il primo figlio, sei anni dopo il secondo. Mentre i bambini sono piccoli Wanda è esonerata dal lavoro al ristorante, ma deve fare «accoglienza» per le donne che si interessano al Movimento: spiega cosa fanno, illustra i criteri alimentari. Le cose che possono mangiare sono poche, con gli anni sempre meno. Wanda le elenca a memoria, come una litania: «Riso integrale, miglio orzo, cicoria, verza, carote, cipolle, ravanelli, insalata. Tutto scondito. Raramente è permessa la frutta, ma solo per i bambini. Non era una vera macrobiotica, era la macrobiotica secondo Mario. Io, mangiando così, all’inizio ho avuto dei benefici, ma col tempo ho iniziato a stare male: mi sentivo debole. Quando sono uscita dal Movimento e mi sono fatta le prime analisi del sangue dopo tanti anni, mi hanno trovato tutti i valori sballati».
La vita all’interno del movimento si fa via via più austera. Le «regole» -il «canone macrobiotico pianesiano» – si fanno sempre più rigide. I soci si vedono una volta al mese per una riunione ufficiale, ma gli incontri informali sono repliche in miniatura degli incontri col il Maestro: momenti di autocritica, ripetizione dei dogmi. «Non eravamo mai abbastanza bravi come allievi. I meriti erano tutti suoi, le colpe tutte nostre. Ma a quel punto era già avvenuta la spersonalizzazione: non ricordavamo più chi eravamo prima di entrare lì, e nessuno criticava, mai».
Le donne, all’interno del movimento, erano parecchie, anche se per loro era previsto un ruolo marginale, dentro, ma anche nella vita di tutti i giorni. In compenso le regole a cui dovevano sottostare erano molte, e articolate. «Non dovevamo fare lavori a contatto con le persone, ci era permesso relazionarci solo con le donne: con gli uomini solo nei casi di necessità. Se eri sposata dovevi avere una vita ancora più riservata, non guardare negli occhi uomini che non fossero tuo marito, non avere contatti fisici, salutare qualcuno abbracciandolo non era permesso. I rapporti sessuali erano vietati nei primi tre anni di fidanzamento così come l’igiene personale durante il ciclo mestruale. Il tradimento non era contemplato né tanto meno perdonato. Dovevamo portare gonne lunghe, mai aderenti, maglie accollate, non bisognava truccarsi, portare tacchi, tingersi i capelli, tagliarli: andavano lunghi e legati. Le donne erano incoraggiate a dedicarsi solo ai figli. E c’erano regole precise anche per loro: dovevano frequentare solo altri bambini macrobiotici e per questo mandarli dell’asilo o a scuola era visto male. Con il mio primo figlio ho usato il metodo dell’home schooling perché ero terrorizzata all’idea che frequentasse una classe con altri bambini. Gli insegnavo io, e a fine anno faceva un esame. Ma le regole educative prevedevano anche altro: i bambini macrobiotici non potevano guardare la Tv, ascoltare o suonare la musica, fare sport. Le scarpe da ginnastica e le fibre sintetiche erano vivamente sconsigliate».
Wanda quasi subito perde ogni contatto con il mondo al di fuori del Movimento, nessuno si accorge di quello che le sta succedendo. Il padre lo vede poco, solo per cortesia e, lo dice lei stessa, per interesse. «Io a Mauro nel 2003 abbiamo aperto un ristorante macrobiotico della catena di Pianesi, ma le cose non andavano benissimo e io avevo bisogno di soldi di mio padre. Ogni volta che vedevo la mia famiglia d’origine fingevo di essere molto felice, per far capire loro che avevo fatto al scelta giusta e perché si convincessero di entrare anche loro nel Movimento. Gli amici di prima, invece, mi hanno mollata tutti subito perché dicevano che ero una fissata. Ma non mi importava perché nel Movimento io avevo trovato la famiglia e gli amici che non avevo più».
Un sentimento di ribellione comincia ad insinuarsi in Wanda quando comincia a vedere che le persone che ha intorno si ammalano sempre più facilmente e si accorge che ormai, alle riunioni, di macrobiotica si parla pochissimo: tutto il tempo è dedicato a parlare della figura di Pianesi, al cui culto i bambini macrobiotici sono educati. «Ci ho messo cinque anni a prendere la decisione di uscire dal gruppo. Ho cominciato con piccoli atti di ribellione: un paio di pantaloni, un filo di trucco, la frequentazione meno assidua agli incontri. Mio marito, invece, non poteva fare niente: in quanto uno dei soci con maggiore anzianità doveva essere d’esempio, era obbligato». Un giorno Wanda parla a Mauro e gli dice che non ce la fa più, lui le risponde che lui prova la stessa sensazione ed è grato che sia stata lei a parlargliene perché lui quel coraggio non lo avrebbe mai avuto. «Andiamo a parlare coi sottoposti di Pianesi, per spiegare loro che vogliamo uscire dal Movimento. Loro cercano di convincerci a restare, prima con le buone, poi con gli insulti. Il dopo è tutto difficilissimo: arrivano a minacciare i clienti del nostro ristorante per farci fallire. Nel 2013 veniamo a sapere che una ragazza del gruppo ha sporto denuncia. Decidiamo di farlo anche noi».
Il «difficilissimo» di cui parla Wanda, però, è altro. «mentre ero nella setta avevo un disagio che, poi, una volta fuori, si è trasformato un dolore. Avevo dimenticato chi ero prima,mi sembrava di aver vissuto in un posto diverso da tutti gli altri, non riuscivo a inserirmi in questo mondo normale: tutto mi faceva paura, non riuscivo nemmeno a uscire di casa. Mi è stata diagnosticata la depressione».
Wanda spera che lei e suo marito non siano gli unici a mettere la faccia in questa denuncia pubblica. «Lo so che andava fatto, ma è tanto difficile, fa ancora male».
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AGI.IT 16/3 –
Una "dieta" ai limiti del digiuno. Contatti con l’esterno ridotti al minimo. Donazioni obbligatorie spacciate per offerte volontarie. È una vita da semi schiavi quella vissuta dagli adepti della "psico-setta" attiva tra le Marche e l’Emilia-Romagna, scoperta dalla Polizia di Stato di Ancona.
Quattro le persone indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Uno è un nome noto del macrobiotico made in Italy, quello di Mario Pianesi, 74 anni, nato a Tirana da madre montenegrina e padre marchigiano, titolare di un impero del settore e di riconoscimenti internazionali più o meno prestigiosi; con lui nei guai anche la moglie e altri due stretti collaboratori. Pianesi propagandava l’alimentazione alternativa come terapia contro malattie altrimenti incurabili.
Ma secondo gli investigatori, il vero obiettivo dell’associazione era quello di manipolare gli associati, spesso in condizioni di fragilità psicologica, per gestirne la vita e pretendere da loro soldi e prestazioni d’opera. Le indagini sono partite nel 2013, dopo la denuncia di una giovane, una delle 8 vittime accertate della setta, che ha raccontato di aver creduto ai racconti sui benefici "miracolosi" della dieta salvo andare incontro ad uno spaventoso deperimento fisico ed arrivare a pesare appena 35 chili. A nulla era valso esibire analisi con valori - di emoglobina, ad esempio - spaventosamente sballati: per i teorici delle cinque diete Mario Pianesi, certi valori non valgono per il popolo macrobiotico, i farmaci ’non curano, tolgono solamente i sintomì, ’la medicina uccidè e "i medici sono assassini".
"Mario ha già pensato a tutto per noi - dicevano tra di loro gli adepti - bisogna fare bene tutto quello che lui ci dice di fare, in modo da poter guarire sia le malattie fisiche che quelle dell’anima, in modo da ripulire il nostro Karma". Ma c’era chi veniva umiliato in pubblico solo per aver derogato alla dieta concedendosi una merendina, chi veniva spinto a lasciare il lavoro e chi a troncare i rapporti con amici e parenti. "Qualsiasi messa in discussione, ragionamento, domanda sul perché fare o non fare, mangiare o non mangiare, era soltanto una perdita di tempo perché Mario aveva già sperimentato su di sé, sacrificandosi con infinito amore per noi e l’umanita’". Morale: "I farmaci non curano, tolgono semplicemente i sintomi, la medicina uccide, i medici sono degli assassini"
Secondo gli investigatori, tutta la loro vita era gestita dal ’maestro’, che si avvaleva dei suoi uomini più fidati, facenti parte della "segreteria", attraverso "capizona" e "capicentri". L’analisi dei flussi di una cinquantina di conti correnti bancari e postali ha consentito di individuare i movimenti di denaro entrati nelle casse della psico-setta, attraverso un collaudato sistema di "offerte".
In caso di mancata adesione, veniva avviato una sorta di processo sommario al cospetto di tutta la comunità dei macrobiotici allo scopo di deridere e colpevolizzare il ’reprobo’, invitato a fare pubblica ammenda. Chi non riusciva a far fronte alle "donazioni" poteva incorrere nell’espulsione. E alcune delle persone sentite dagli investigatori hanno raccontato come - una volta fuori, senza lavoro e lontane da parenti e amici - si siano trovate a vivere situazioni di disperazione e di isolamento: costrette a vendere casa o a rivolgersi, per poter mangiare, all’aiuto della Caritas.
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IN COSA CONSISTE LA DIETA MACROBIOTICA – AGI.IT –
La dieta macrobiotica "non è fondata su basi scientifiche, è dannosa per la salute, soprattutto di bambini e anziani, squilibrata e priva o quasi di nutrienti fondamentali". Così il nutrizionista Giorgio Calabrese, Docente di Alimentazione e Nutrizione Umana presso l’Università del Piemonte Orientale e membro del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (CNSA) del ministero della Salute, commenta la scoperta di una "psico-setta" tra le Marche e la Romagna che aveva soggiogato, secondo l’accusa, decine di persone convincendole delle proprietà "miracolose" della macrobiotica.
Una notizia che non ha sorpreso l’esperto: "Al di là delle valutazioni giudiziarie, era già chiaro che ci troviamo in presenza di una grande operazione di business, che fa leva sulle fragilità delle persone, e le convince sulla base di principi assurdi, come le binomie yin-yang, caldo- freddo ecc., che questa dieta può addirittura guarire da malattie come il cancro".
Nei fatti, spiega ancora l’esperto, "si tratta di un tipo di dieta simile come principio a quella vegana, anche se i macrobiotici consentono in rarissimi casi la carne bianca, le uova, il pesce. Ma in realtà prevalgono le fibre, mentre sono scarsissime le proteine e quasi nulli i grassi. E se mangi più di 30 grammi di fibre al giorno queste ’sequestrano’ i sali minerali, dal ferro allo zinco, portando a lungo termine il fisico alla prostrazione. È come iniziare una gara automobilistica con poca benzina: all’inizio si sarà più scattanti, ma a un certo punto finisce il carburante e ci si ferma, perché il corpo non è correttamente alimentato. La cosa che dispiace è che noi siamo il regno della dieta Mediterranea, e non per niente siamo tra i Paesi più longevi al mondo, e c’è qualcuno che va a cercarsi una cosa che costa molto di più e fa morire prima".
In cosa cosa consiste la dieta macrobiotica
Ma in cosa consiste la dieta macrobiotica? Secondo la ricostruzione di Focus.it si tratta di "una dieta alimentare che si basa sul consumo di cereali integrali e verdure, esclude alimenti trattatati industrialmente (come zucchero bianco, bibite dolcificate, conserve), e limita il consumo di cibi di origine animale". L’etimo parla chiaro: "letteralmente dieta di "lunga vita", fu ideata, nel dopoguerra, dal giapponese Georges Ohsawa che si ispirò all’antica medicina orientale di derivazione Taoista. Secondo questa filosofia, i cibi appartengono a due grandi gruppi: Yin e Yang, che sono anche i due principi cosmici. Scegliendoli in modo opportuno, sarebbe possibile arrivare a uno stato di armonia del corpo e della mente tale da migliorare la qualità della vita".
Secondo i precetti di questa dieta, bisogna consumare cibi che inducono questa armonia, cibi "equilibrati": sono la base della dieta macrobiotica sono i cereali integrali, le verdure di stagione, sale marino integrale, erbe aromatiche, alghe, condimenti come olio extravergine d’oliva, gomasio (semi di sesamo mescolati al sale) o salsa tamari. I cibi considerati molto Yin, quindi difficili da equilibrare, sono alcool, zucchero, cibi piccanti, acidi e i sapori molto amari e aspri. I cibi considerati molto Yang, invece, (quindi difficili da riequilibrare dall’altro lato) sono, per esempio, il sale e i cibi ricchissimi di sodio , uova, salumi, carne, formaggi stagionati.
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L’IMPERO DEL MACROBIOTICO FINITO NEI GUAI – REPUBBLICA.IT –
Non solo macrobiotica. L’Associazione nazionale e internazionale Upm (Un Punto macrobiotico), organizzava e gestiva iniziative e progetti di Protezione Ambientale volti alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile in campo ambientale, agricolo ed economico in Italia e all’estero. Progetti di riforestazione, lotta alla desertificazione e policoltura, con tanto di riconoscimenti internazionali e titoli di giornali che ora stridono con la notizia dell’inchiesta che ha coinvolto Mario Pianesi che con il cibo macrobiotico ha costruito il suo impero, e che oggi è indagato con altri quattro di aver ridotto in schiavitù decine di "adepti", alcuni dei quali versano ora in condizioni critiche. "L’uomo autonomo vive e crea sostenibilità", è una delle frasi dello stesso Pianesi che campeggia sul sito dell’Associazione nata proprio "per promuovere lo sviluppo sostenibile pianesiano".
Con sede principale a Tolentino (Macerata), Un Punto Macrobiotico è presente in 15 regioni. Alcuni centri hanno ristoranti o punti vendita che contano tantissime recensioni positive su Tripadvisor. Ma come nasce l’impero a sette cifre di Pianesi, che con la vera filosofia macrobiotica sembra avere poco in comune? Illuminante è, per il 77enne nato a Tirana da madre montenegrina e padre marchigiano, la lettura di "Zen Macrobiotica" di George Oshawa.
Una parentesi è d’obbligo: Oshawa, pseudonimo di Yukikazu Sakurazawa, è uno scrittore giapponese, divulgatore delle teorie cinesi che nel 1950 si appropriò del neologismo "macrobiotica" (in greco, macros/lungo e bios/vita) del medico naturista e ippocratico tedesco Christoph Wilhelm Hufeland (1762-1836) per lanciare una dieta per gli occidentali sulla base dell’antica regola - a suo dire - dei monaci buddisti Zen dei conventi del Tibet, gli ultimi ad applicare rigorosamente la dialettica Yin-Yang al cibo. Pianesi rielabora le tesi di Oshawa e le reinterpreta: la sua attività nasce nel 1980 con l’apertura nella Marche della sua prima fattoria macrobiotica.
E subito arriva la dieta Ma-Pi (Macrobiotica Pianesi) che, si legge sul sito del Punto Macrobiotico "agisce in continuità storica e ideale con l’omonima Associazione ideata e fondata in Sforzacosta di Macerata da Mario Pianesi nel 1980". Negli anni l’impero di Pianesi cresce: oltre 20.000 le conferenze pubbliche e gratuite sulla teoria Ma-Pi e più di 8.000 i corsi di cucina Ma-Pi.
Oltre naturalmente a convegni in Italia e all’estero e pubblicazioni scientifiche. Il lavoro di Pianesi è - si legge ancora nel sito - conosciuto in Africa, America del Sud, Asia ed Europa. Alcune sue attività sono svolte in collaborazione con organismi nazionali e sovranazionali, quali Fao, Unesco, Wfp, Ifad, Parlamento Europeo, e con i ministeri, italiani e stranieri della Salute, dell’Ambiente e dell’Agricoltura.
Ma Pianesi va oltre la macrobiotica, del resto il suo obiettivo è "applicare le teorie antiche cinesi alle diverse discipline e branche della conoscenza umana". Oltre alle cinque Diete Ma-Pi, grazie alle quali, si legge in un volantino dell’Upm, si può "contribuire alla prevenzione e cura di malattie croniche e degenerative quali obesità, tumori, malattie cardiovascolari, autoimmuni e del sistema nervoso", vi è l’etichetta Trasparente Pianesiana con le informazioni sull’origine dei suoi ingredienti, le sue caratteristiche principali e i consumi di risorse ambientali della sua filiera di produzione. E ancora: la Policoltura Ma-Pi, che offre una soluzione "semplice, efficace ed economica". Un metodo agricolo, si spiega, ideato, sperimentato e proposto da Pianesi fin dai primi anni ’70, "che parte dalla tutela e osservazione delle piante spontanee, influenzate dall’influsso delle costellazioni, al fine di individuare le piante selvatiche ’indicatrici’ che guideranno la scelta delle colture più idonee, unificando le antiche tradizioni millenarie con i riferimenti scientifici di base più importanti (dal pH dei suoli, alla biodiversità, allo studio delle biomasse, etc.)".
Policoltura che si basa "sulla riproduzione spontanea dei semi e il recupero di antiche e autoctone varietà di cereali, ortaggi, legumi, frutta, etc", coltivando "senza utilizzare prodotti chimici di sintesi, seminando i prodotti di stagione, in rotazione e consociazione fra di loro, circondati da siepi e sotto file di alberi autoctoni (distanti fra loro dai 5 ai 10 metri, dipendentemente dal tipo di terreno)". La lista dei riconoscimenti è lunghissima: dall’Accademia delle Scienze di Mongolia, al Centro Internazionale studi diabete che aveva addirittura condotto a Roma uno studio pilota sperimentando per la prima volta in Italia e in Europa un possibile effetto terapeutico delle diete Ma-Pi nella cura del diabete mellito di tipo 2 (i risultati si possono facilmente reperire su PubMed).
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RIVOLUZIONE MACROBIOTICA, DOPPIOZERO.COM –
Più il capitalismo si sviluppa, più costruisce la fame. Di questo era sicuro Amedeo Bordiga, primo e disconosciuto padre del comunismo italiano. In una serie di articoli sulla questione agraria pubblicati tra il 1953 e il 1954, Bordiga sostiene con chiarezza lapidaria una tesi semplice, benché sconfortante: “mai la merce sfamerà l’uomo”. Sembra quasi paradossale, ma a distanza di sessant’anni, la sua proverbiale rigidità ideologica parla al nostro presente con più chiarezza di molti sofisticati strumenti teorici.
Basta scorrere il documento che ogni anno la FAO pubblica sullo stato dell’insicurezza alimentare nel pianeta per trovare, in quella sequenza implacabile di numeri e grafici, più di una conferma a quest’antica tesi; che poi è marxiana. Stando solo ai dati pubblicati quest’anno, nel pianeta un abitante su otto soffre la fame; si stimano, più o meno, 870 milioni di persone, la maggior parte in Africa. E tuttavia questo dato macroscopico rivela solo la contraddizione primaria della logica produttiva che ci governa. Perché un’analisi comparata anche solo di pochi fattori eterogenei, ma determinanti per la produzione alimentare – stato dell’humus dei terreni agricoli, qualità dei semi coltivati, inquinamento delle falde, deforestazione, consumo di acqua e di energia fossile, sfruttamento del lavoro – ci mette immediatamente di fronte a un groviglio inestricabile di problemi gravissimi che questo modo di produzione ha causato, continua a moltiplicare, e a cui non sa dare soluzione alcuna.
Per questa ragione serve a poco – lo sostiene perfino la FAO – aumentare la quantità prodotta di cibo, mantenendo l’attuale struttura produttiva mondiale. Perché è il modo e la qualità della sua produzione che va radicalmente ripensata; senza perdere altro tempo. Può sembrare incredibile, ma una parte importante di questi immani dilemmi planetari sono stati sciolti con una serie di proposte pratiche, sperimentate in oltre quarant’anni di lavoro, da un “piccolo” movimento italiano: il movimento dei centri UPM (Un punto macrobiotico) di Mario Pianesi. La storia di questa associazione, organizzata in una rete di piccole realtà (ristoranti, negozi, cooperative, forni, piccole imprese, centri culturali) disseminate a macchia di leopardo un po’ in tutt’Italia e coordinate da una segreteria centrale a Tolentino, in provincia di Macerata, è la storia di un movimento autonomo che è stato capace di costruire – senza aiuti dallo Stato e pubblicità alcuna – un intero ciclo produttivo protetto in una sorta di mercato autoregolato e una rete internazionale di cooperazione scientifica di primissimo livello.
Da anni, infatti, scienziati e medici provenienti da paesi come Cina, Tailandia, Mongolia, Pakistan, Tunisia, Palestina, Libia, Costa d’Avorio, Guinea, Cuba, Haiti, senza contare delegati ONU, FAO e UNESCO, cooperano continuativamente con Pianesi e il suo movimento. Ma per quale ragione medici e ricercatori di mezzo mondo si sono messi a seguire le sperimentazioni agricole, alimentari e mediche ideate e realizzate da Mario Pianesi? Anzitutto per una constatazione evidente: rifacendosi ad alcuni principi base dell’antica sapienza cinese (il monismo dinamico Yin e Yang e la teoria delle cinque trasformazioni) Pianesi sembra aver trovato il punto archimedico attraverso cui risolvere una serie di problemi eterogenei in modo efficace, definitivo ed economico. Partiamo dall’ambiente.
L’agricoltura proposta dal suo movimento è la Policoltura Ma-Pi. Questo metodo presuppone: esclusione assoluta di prodotti chimici di sintesi, consociazione di colture (cereali, verdure, legumi, alberi da frutto) sullo stesso terreno, recupero di antiche varietà di semi e loro auto-riproduzione spontanea e infine piantumazione di alberi da frutto ogni 5 metri. Proviamo a fare un calcolo. Secondo la FAO la superficie agricola utilizzata nel mondo è di circa 45 milioni di km quadrati. Se tutti fossero trasformati seguendo questo modello ci troveremmo di colpo con miliardi, miliardi e ancora miliardi, di alberi in più. Non è dunque un caso se l’Accademia delle Scienze della Mongolia collabora ormai da anni con Pianesi per il suo programma di riforestazione nazionale.
Nelle Marche, che è la regione dove la rete dei punti UPM è particolarmente fitta, più del 10% del territorio è ormai coltivato seguendo questo metodo. Numerosi i vantaggi: i contadini diventano autonomi economicamente grazie alla pratica dell’autoriproduzione delle sementi e alla vendita diretta dei prodotti nella rete UPM, con cui scavalcano la grande distribuzione; l’habitat naturale così coltivato ritrova rapidamente un equilibrio, e lo testimonia il fatto che già dopo pochi anni si ripopola di animali selvatici; la qualità organolettica dei prodotti coltivati è eccezionale; l’uso dell’acqua per l’irrigazione, grazie alla piantumazione di alberi da frutto ogni 5 metri, si riduce moltissimo. Quindi: agricoltura, ambiente, economia.
La Macrobiotica (dal greco classico: “grande” “vita”) però non si era mai occupata, prima di Pianesi, di agricoltura e mercato, essendo una disciplina filosofica interessata soprattutto alla dietetica come medicina. La sua conoscenza in Occidente è stata mediata dagli insegnamenti di un Maestro giapponese, vissuto nella prima metà del secolo scorso: George Ohsawa. Insegnamenti che Pianesi approfondisce e rielabora, avendoli però prima sperimentati su di sé in maniera del tutto autonoma, ancor prima di conoscerli.
Prova storica vivente di una tesi che ha sempre persuaso Theodor Adorno: ciò che è stato pensato compiutamente deve poter essere pensato anche in altri luoghi e da altre persone. Rielaborando personalmente gli insegnamenti di Ohsawa e del suo discepolo Muramoto (del cui libro più importante – Il medico di se stesso – Pianesi ha da poco curato la nuova versione italiana per le edizioni Feltrinelli) la macrobiotica pianesiana orienta una parte del sistema di produzione che ha inventato verso un uso sapiente della dietetica come medicina. E così il cerchio si chiude: gli alimenti naturali prodotti con la Policoltura Ma-Pi diventano la base di efficaci diete curative.
Fra le moltissime sperimentazioni in corso soprattutto in Asia, in Africa e in Sudamerica – ma stanno iniziando anche in Italia – va ricordata almeno quella che da dieci anni coinvolge l’Istituto Finlay di Cuba dove si stanno testando, sotto la supervisione della dottoressa Carmen Porrata, le diete Ma-Pi soprattutto nella cura di malattie metaboliche degenerative come il diabete mellito di tipo 2. Facciamo di nuovo un rapido calcolo. L’Italia spende ogni anno, solo per la cura clinica del diabete, più di 9 miliardi di euro.
Visti i risultati ottenuti nelle varie sperimentazioni internazionali, e visto che queste diete sono davvero molto economiche, se venissero testate in modo diffuso anche in Italia, il nostro Stato potrebbe risparmiare una quota consistente di questi investimenti, anche se questo non renderà particolarmente felice la lobby delle case farmaceutiche. Insomma, come si può capire quello che più sorprende dell’attività di questo movimento è l’efficacia con cui è stato in grado di ricostruire una vera e propria totalità politica: ambiente, agricoltura, alimentazione, medicina ed economia.
E soprattutto il fatto che questa prefigurazione di un habitat umano più equilibrato e meno distruttivo esista già, sia operativa, si stia espandendo, sia esportabile. È come se Pianesi e la rete dei centri UPM fossero riusciti a ricostruire dal basso e in assoluta autonomia un vero e proprio modo di produzione reticolare – marxianamente orientato al valore d’uso – e, contemporaneamente, una rete di mutuo soccorso mondiale orientata a difendere le forme di vita dal deserto che avanza.