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 2018  marzo 14 Mercoledì calendario

Il telefono sostituisce il prete. Basta un clic per confessarsi

Confesso a Dio Onnipotente che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e applicazioni. Lo so, avete in mente ancora le scene delle vecchie confessioni in sagrestia, su quegli scomodissimi inginocchiatoi in legno duro e il volto del prete che trapela, in un gioco di vedo-non vedo, tra le fessure della grata e l’odore di incenso tutto attorno a favorire il raccoglimento. O magari, vi vengono a mente le scene del film Totò e Carolina in cui il parroco, scandalizzato dalla grandezza di un peccato, abbandona il confessionale esclamando in modo equivoco «Non è possibile... è una cosa enorme». 
Con vostro grande disappunto, tuttavia, devo informarvi che adesso la confessione si può fare anche in rete, tramite un’app, senza mediazioni e rivolgendosi direttamente a Lui. Beninteso, non potrete parlare con Dio, né ci sarà la sua voce registrata ad assolvervi o meno dai peccati. Ma potrete ammettere le vostre colpe davanti a una tavola dei Dieci Comandamenti, come se foste al cospetto di Dio in persona, e, di volta in volta, indicare le circostanze in cui siete caduti in fallo e poi, in base alla somma dei peccati, ricevere la giusta penitenza. 
AIUTO PERFETTO 
L’app, nuova frontiera del ravvedimento religioso 3.0, si chiama “Confession” ed è stata messa a punto in America, benedetta, è il caso di dire, dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Usa, grazie alla collaborazione del Reverendo Thomas G. Weinandy e all’approvazione del vescovo Kevin C. Rhodes della diocesi di Fort Wayne. La funzione del dispositivo, si legge nella presentazione, è essere un «sussidio perfetto per ogni penitente» e favorire «un esame di coscienza personalizzato» in modo da «prepararsi con devozione a prendere parte al rito della penitenza». Non sostituisce a pieno la confessione ma la rende più consapevole e più dettagliata: l’app è infatti «disegnata per essere usata nel confessionale, durante il Sacramento» a mo’ di promemoria dei peccati compiuti. Come (diavolo) funziona? A ogni comandamento viene associata una serie di atteggiamenti, indicati come violazioni della prescrizione biblica. Ad esempio, alla voce «Non avrai altro Dio fuori di me» corrisponde il peccato di aver «votato un politico le cui posizioni sono contrarie alla dottrina di Gesù». Chissà quanti peccatori durante le recenti elezioni in Italia, e quanti pentimenti postumi. Anche perché, come recitava un motto democristiano, «Nel segreto della cabina Dio ti vede, Stalin no». 
Una volta appreso il metodo, ho deciso di buona lena di confessarmi anch’io, con l’aggravante di non fare penitenza ormai da tre-quattro anni. E ho iniziato a spuntare i gravissimi peccati di cui mi ero macchiato. Scoprendo così che la colpa di «arrivare tardi a messa o di andarsene prima senza un reale motivo» (specialità di cui vanto il record mondiale) meritava la stessa punizione di aver fatto «uso improprio di posti o oggetti riservati all’adorazione di Dio» (quante volte la vecchia Bibbia del nonno è stata utilizzata per pareggiare le gambe del tavolo o ammazzare le zanzare...). E allora, mani giunte e sguardo chino, sono andato giù con l’Atto di dolore. 
Coi peccati di natura sessuale la penitenza si è fatta un po’ più impegnativa: a prescindere che io mi fossi masturbato, avessi fatto scappatelle, avessi visto porno, mi fossi prostituito o mi fossi «rifiutato senza giusta causa di concepire» (sic!), la pena era la stessa: doppio Atto di dolore con l’aggiunta di una preghiera a San Josemaria Escrivá, sempre sia lodato, affinché mi aiutasse a distinguere il sesso dall’amore che è sempre «amore-dolore per te stesso e per tutti i peccati degli uomini». Amen. 
APPELLO AL CIELO 
Quando sono finito in zona di peccati mortali, però, sono andato in crisi. Perché non bastava più la penitenza con rapida contrizione, segno di croce e via; no, bisognava appellarsi direttamente alla Madonna. E allora, per ogni violazione del quinto comandamento «Non uccidere» si andava da «Ho trattato animali con crudeltà» (sempre le zanzare di cui sopra) a «Ho fatto abuso di alcol» e «Mangio troppo» (se è per questo, lo ammetto: sono un assassino) al doppio Atto di dolore e all’appello a Santa Faustina, occorreva aggiungere una preghiera alla Vergine, a scelta tra l’Ave Maria, il Salve Regina e il Memorare (nel dubbio, le ho recitate tutte e tre. Melius abundare...). 
Pensavo che mi fosse garantita un pochino di indulgenza almeno per le colpe lievi, come il «dire falsa testimonianza» che prevede, tra le sue declinazioni, l’«aver spettegolato» (di cui noi giornalisti siamo campioni): e invece no, al peccato del gossip si rimediava con triplice e lunghissima preghiera a San Michele, «tu, che sei il Principe della milizia celeste e con la forza divina rinchiudi nell’Inferno Satana e gli altri spiriti maligni», e via pregando. Alla fine della confessione, devo dire, dopo aver ottenuto l’assoluzione online, mi sono sentito più leggero nell’anima, sgravata di peccati, e anche nel portafoglio, svuotato di 2,29 euro, quanto è il costo dell’app. Ma per carità, l’ho fatto in nome di Dio, considerandolo un obolo alla Chiesa (e dire che finora mi ero limitato a mettere solo i bronzini nel cestino delle offerte...).