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 2018  marzo 15 Giovedì calendario

L’amaca

Si fanno tutti gli sforzi possibili, e anche di più, per assumere l’aplomb di responsabilità istituzionale richiesto dallo storico momento. Esercizi davanti allo specchio compresi.
Come se ti stesse guardando Mattarella. Poi si vede e si sente la conferenza stampa di Salvini al Parlamento europeo e ci si domanda: ma davvero si deve essere gentili con un tanghero cotanto, che si porta dietro la claque come un semifinalista di XFactor, sbeffeggia i giornalisti che glielo fanno notare, e gli trema la voce per lo sforzo di non gridare “fottetevi tutti”?
Dal gesto dell’ombrello di Bossi a Boniver in qua, la Lega è una produttrice indefessa di siparietti e pantomime “popolari” che se il popolo potesse li denuncerebbe per diffamazione. Diciamo che è un marchio di fabbrica, e pazienza, la fabbrica è quella. Ma qui, santo cielo, si sta parlando di un aspirante premier, non della controfigura di Polifemo in un B-movie mitologico. E poi sta diventando veramente stucchevole il giochino di società secondo il quale quello di destra sarebbe un buzzurro, e quello di sinistra un fichetto. Bisognerebbe rimescolare un po’ le carte, se non altro per non annoiarsi, con uno di sinistra che smadonna con la camicia fuori dai pantaloni e dice “vadi”, e Matteo Salvini che saluta e ringrazia i giornalisti europei, nel suo impeccabile inglese, e si scusa per la fretta ma deve andare a teatro a vedere una rassegna di danza contemporanea.