il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2018
Ue, quasi pronta l’ennesima botta per le banche italiane
Dopo i grandi successi dell’unione bancaria monca e del bail in retroattivo, restando in attesa dell’attacco finale sui titoli di Stato nei bilanci delle banche, arriva il testo della Commissione Ue sulle nuove regole per le “sofferenze”, cioè quei crediti che le banche disperano di poter recuperare e le cui perdite devono dunque “coprire” a bilancio. Nota bene: le sofferenze (Npl, Non performing loan), sono un problema soprattutto italiano visto che rappresentano oggi il 12,1% del totale degli attivi (-4% in un anno) contro una media Ue del 4,4%.
La Vigilanza Bce qualche tempo fa ha proposto un nuovo quadro regolamentare più conservativo di quello in vigore: copertura al 100% delle sofferenze entro due anni per quelle senza garanzie; entro 7 anni per quelle con garanzie. Il rischio è che la Banca centrale chieda ai singoli istituti che ritiene troppo esposti di adeguarsi alle nuove regole non solo per le nuove “sofferenze”, ma anche per quelle vecchie: una sorta di tentato omicidio del credito italiano, che dovrebbe trovare in fretta molti miliardi di nuovo capitale in un mercato maldisposto.
A questo disegno si sono opposti, in parte, Commissione e Parlamento europei: ieri la prima ha depositato il suo testo – quasi identico a quello della Bce – nel quale però si specifica che i nuovi criteri valgono solo per i nuovi Npl, cioè le sofferenze che saranno create da ieri in poi. Una botta per noi, visto che finirà per ridurre la quantità di credito disponibile per l’economia, ma non mortale. Problema: non è detto che la Bce si adegui, nel qual caso il presidente dell’Europarlamento Tajani ha fatto sapere che ricorrerà alla Corte di giustizia.
I rischi per l’Italia sono due. Il primo è la strategia sottesa a entrambi i documenti: attraverso le richieste di nuovo capitale, spingere le banche a vendere in blocco le sofferenze ai fondi specializzati piuttosto che gestirle in proprio. I guadagni per chi le acquista sono enormi: un credito di 100 euro viene pagato 10-15; poi col recupero crediti se ne ottengono il doppio (Bruxelles propone pure ulteriori procedure extragiudiziali per velocizzare i pignoramenti di case, capannoni, macchinari, etc). Le banche, in realtà, guadagnerebbero assai di più gestendo in proprio e con calma le sofferenze, i territori sarebbero meno stressati, ma l’Ue non vuole.
Il secondo rischio riguarda il futuro. A Bruxelles si discute del completamento dell’unione bancaria attraverso l’assicurazione comune dei depositi: la Germania non la vuole e comunque non prima che gli istituti degli altri Paesi siano stati “bonificati” imponendogli di “coprire” persino il rischio connesso ai titoli di Stato, finora considerati “sicuri”. Un problema enorme per le banche e lo Stato italiani su cui da adesso in poi si giocherà la partita, mentre i derivati tossici di cui sono pieni gli istituti tedeschi per la Bce continueranno a non esistere.