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 2018  marzo 14 Mercoledì calendario

È arrivata davvero la fine del diesel? Una risposta dal Salone di Ginevra

Abbassa il rumore del motore, cerca di capire dove finisce la curva, tiene le sue ruote in tutte le “scarpe” possibili: l’impressione è che, pur non sapendo bene cosa metterà nel serbatoio nell’immediato futuro, l’automobile sia ancora viva e lotti insieme a noi.
Diesel è ovviamente la parola più spesa all’88ª edizione del Salone di Ginevra, aperto fino a domenica 18 marzo: tutti sanno che prima o poi dovrà essere abbandonato ma nessuno ha il coraggio di sostenere che sia giusto farlo. E nemmeno di indicare la reale data dell’addio, visto che il mercato europeo – pur in calo – continua a premiarlo. Intanto, con i tedeschi impegnati a convincere il mondo che il gasolio non è poi il diavolo magrado il danno prodotto dal dieselgate; con i francesi sostanzialmente dedicati a guardare cosa fanno i rivali e a rispondere alle mosse nei vari segmenti; con i cinesi e gli indiani ancora alla ricerca di una identità internazionale; con gli inglesi stabilmente arroccati (Brexit permettendo) a difendere il loro dna di costruttori di modelli sportivi o di lusso, a Ginevra il made in Italy si segna- la ancora una volta come baluardo della passione. Basta ricordare la folla presente alla presentazione della Ferrari 488 Pista. O il fascino delle Maserati e la dinamicità e il carattere delle Alfa Romeo, che ancora attirano gli sguardi degli appassionati di tutto il mondo. Ma la tentazione della passione per velocità ed eleganza si inchina doverosamente davanti ai problemi dell’inquinamento ambientale e alla qualità della vita a bordo, anche se c’è da credere che questi due mondi coesisteranno ancora a lungo. È proprio nell’ambito delle “green car” che l’evento espositivo ginevrino riesce a spiegare al grande pubblico quello che potrà essere il vero cambiamento dal punto di vista delle tipologie di propulsione. Alle molte novità 100% elettriche, tutte proiettate verso autonomie anche doppie rispetto alle odierne attraverso l’imminente arrivo di migliorate tecnologie per le batterie, corrisponde una massiccia presenza a Ginevra di soluzioni “miste”, ad esempio ibridi con unità termica diesel (Mercedes) o addirittura ibridi con motore bifuel benzina-metano (Skoda).
Un dato intanto risulta incoraggiante per l’Italia. Con oltre 230 mila auto vendute nel 2017, il nostro si conferma come il Paese con il più alto numero di vetture ad alimentazione alternativa in Europa. È quanto emerge dal rapporto Anfia sulle vetture “verdi” immatricolate nel 2017 nei Paesi Ue/Efta. In sostanza, una su quattro del mercato europeo è immatricolata in Italia. Un primato però conquistato non grazie alla crescita delle auto elettriche o ibride, che anzi da noi a causa della mancanza di incentivi statali sono quasi inesistenti sul mercato, ma per la forte domanda di vetture alimentate a gas. Questi carburanti incidono, sul totale di 953.355 vetture ad alimentazione alternativa vendute nei Paesi Ue/Efta nel 2017, per il 21,6%, ovvero 205.667 unità. Di queste la sola Italia ne ha vendute lo scorso anno 161.785, cioè il 70,3% del totale.
Molto più contenuta invece è la diffusione nel nostro Paese di auto elettriche o ibride. Le immatricolazioni delle prime, pur essendo quasi raddoppiate rispetto al 2016 (2.819) sono state lo scorso anno 4.827, che corrispondono allo 0,2% del mercato totale registrato in Italia nel 2017 e al 2,1% delle immatricolazioni di vetture ad alimentazione alternativa. Ad avere il rapporto più favorevole sono Svezia, con 1 auto elettrica ogni 19, Belgio e Olanda, con 1 ogni 38, e Finlandia, 1 ogni 39. In fondo alla classifica si trovano l’ Italia, con 1 ogni 408, e la Grecia, con 1 ogni 443.
Un peccato davvero, anche perchè l’etichetta EV, che fino a poco tempo fa veniva tradotta dai designer in modelli a- nonimi e spesso quasi inguardabili, passa ora a firmare auto dal grande fascino e dall’appeal paragonabile (se non superiore) a quelle delle vetture con propulsori turbo e benzina. È il caso della inedita Porsche Mission E Cross Turismo vista a Ginevra, che prefigura il primo modello 100% elettrico della Casa di Stoccarda con format Cuv (cross utility vehicle) che verrà lanciato nel 2019. Grazie a due unità sincrone da 440 kW complessivi, corrispondenti a 600 Cv, questa auto vanta prestazioni da vera sportiva, ma con emissioni di CO2 alla ruota pari a zero. Assolutamente normale, e quindi elegante e personale come gli altri suv dei Quattro Anelli, il nuovo e-Tron di Audi: arriverà anche in Italia nel corso del 2018 ed è stato esposto a Ginevra con una carrozzeria definitiva (e molto credibile dal punto di vista della funzionalità).
Se si eccettua per la “berlinona” ID Vizzion di Volkswagen, l’iperfunzionle Sedric sempre della Casa di Wolfsburg (un minivan passeggeri per trasporto collettivo, ideale anche come scuolabus) e l’avveniristico Nucleus presentato dalla torinese Icona, non sono invece molte le presenze a Ginevra di quelle che tra pochi anni potrebbero essere le auto a guida completamente autonoma.
Il dibattito sul futuro dei motori termici e del diesel in particolare – che ha obbligato le Case a dirottare investimenti e risorse sulla mobilità elettrica – oltre alle indecisioni normative che accomunano quasi tutti i Paesi, stanno di fatto rallentando la corsa alla guida autonoma. È vero – come ha detto il Ceo del Gruppo Volskwagen, Matthias Mueller – che «uno dei problemi attuali è quello dei molti posti vuoti che ci sono nei veicoli in circolazione sulle nostre strade», ma non è detto che per spingere gli utenti a condividere mezzi più “collettivi” sia indispensabile far sparire l’autista dal posto guida. Tra elettrico contro diesel e guida autonoma contro pilota al volante, il vincitore potrebbe essere, molto più semplicemente, lo smartphone con cui condividere le auto del car sharing, o addirittura (come propongono ormai tanti costruttori) anche le proprie.