Corriere della Sera, 14 marzo 2018
La felicità record del Grande Nord
La felicità comincia con i governi e con le loro politiche. E il Nord Europa si conferma terra felice. Oggi alla Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano si presenta il World Happiness Report 2018, il sesto dal 2012, quando l’Onu ha istituito la Giornata mondiale della felicità (20 marzo) chiedendo ai governi «un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone». Obiettivo di questa edizione, oltre alla graduatoria dei livelli di felicità in 156 Paesi, è un’analisi di come vivono le popolazioni migranti.«Sempre più governi utilizzano indicatori di felicità per dare corpo alle decisioni politiche», dice Jeffrey D. Sachs, consulente di papa Bergoglio e coautore del rapporto realizzato con il sostegno della Fondazione Ernesto Illy. «I governi possono garantire che le scuole promuovano la felicità dei giovani, i posti di lavoro siano luoghi di creatività e non fatica e le città diventino comunità». Non è un pensiero ingenuo, sostiene il professore citando il celebre affresco dell’«Allegoria del Buono e del Cattivo Governo» del Lorenzetti nella sala del Consiglio di Siena: «Prosperità per uno e decrepitezza per l’altro. Eppure è la stessa campagna. Crediamo, come Aristotele, che valga la pena di lottare per la felicità».
Speranza di vita, libertà, generosità, sostegno sociale e assenza di corruzione sono le variabili chiave che, abbinate al Pil, costruiscono la classifica mondiale. In testa la Finlandia, dove i primati tecnologici fanno il paio con quelli ambientali, l’educazione alla libertà, che inizia con il diritto di camminare nella natura, con l’equità sociale e di genere, come il mese di congedo parentale. La piccola nazione, che quest’anno celebra il centenario dell’indipendenza dai sovietici, ha superato Norvegia, Danimarca, Islanda, seguite da Svizzera, Paesi Bassi, Canada, Nuova Zelanda, Svezia e Australia. Era al quinto lo scorso anno. «I primi cinque Paesi hanno valori elevati per i sei indicatori di felicità e si sono alternati al primo posto in classifica sin dal 2012», spiega John Helliwell, del Canadian Institute for Advanced Research, che con Richard Layard, del Centro di LSE for Economic Performance, e il professor Sachs, realizzano il rapporto partendo dall’analisi Gallup International 2015-2017. «La Finlandia è anche in cima alla classifica della felicità degli immigrati».
L’Italia, che ha un indice di accettazione dei migranti vicino alla media mondiale, nonostante sia sulle rotte, è al 47esimo posto (39esimo per felicità degli immigrati). Era al 28esimo nel 2012 e in seguito alla crisi nel 2015 era scesa al 50esimo. «Il punteggio italiano è in salita e dal momento che le valutazioni della vita media annuale sono aumentate ci si aspetta che continui a riprendere posizioni».
Da sfogliare i focus che accompagnano le classifiche. Quelli sui Paesi dell’America Latina attribuiscono al valore delle relazioni familiari i punteggi superiori alla media (il Costa Rica per esempio è 13esimo). «La mescolanza di popolazioni etniche nei secoli, all’inizio non pacifica, ha creato un’armonia interpersonale che molte altre regioni stanno ancora cercando di raggiungere», commenta Andrea Illy, forte dell’esperienza con le comunità del caffè. E i focus sulle popolazioni immigrate mostrano che la loro felicità dipende dalla qualità di vita dei loro nuovi Paesi ed è coerente con il grado di felicità delle popolazioni locali.