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 2017  dicembre 15 Venerdì calendario

Incontriamoci in bagno. Il luogo cult di film e serie tv: è lì che c’è la vita vera

La piastrella sbatte, per questo quella che fodera i bagni nella stragrande maggioranza delle case ha sempre fatto paura. Non aprite quella porta e ci è voluto coraggio per lasciar entrare il pubblico nella toilette. Vale tutto purché il wc non sia inquadrato, almeno fino a qualche tempo fa perché ormai non solo l’angolo più privato è stato profanato (e liberato dalla sindrome di Psycho), ma è il centro del set: il luogo dove si dice la verità.
La porta della toilette è rimasta chiusa per anni. Poi usata per scene madri, di culto, come quella in cui John Travolta si fa ammazzare quasi a braghe calate in Pulp Fiction. Ma il bagno ha continuato a fare paura, colpa di Hitchcock, di Kubrick. I maestri del cinema hanno costruito un confine tra la sicurezza e il baratro, hanno suggerito un limite invalicabile: lì dentro può succedere di tutto, c’è un motivo per cui non si oltrepassa la soglia. Se si decide di piazzare le telecamere da quelle parti, significa che sta per accadere qualcosa di apocalittico. Oggi invece si sceglie proprio il bagno per il punto di vista più naturale e non è l’azzardo di creativi all’avanguardia, è il linguaggio comune.
Strafottenti e sinceri
Girls apre e chiude la prima stagione dentro al cesso. Scusate la brutalità, ma nella serie c’è solo quella. Per abbattere il confine tra sceneggiatura raffinatamente ironica e comica realtà, l’ideatrice e regista Lena Dunham apre nuda con un cupcake in mano, sdraiata in vasca, mentre l’amica si depila di fronte a lei. Ed è subito vero perché non puoi raccontare frottole in una scena così, non puoi fare finta o usare filtri. Si chiude lo show con Jessa, altra protagonista, sulla tazza dopo il matrimonio: coroncina in testa e vestito alzato per la battuta dei titoli di coda: «Ma ti senti davvero adulta adesso?». E per quanto il personaggio sia folle la domanda, fatta da lì, è più che concreta. Brucia.
Il bagno è diventato una prova di complicità, intimo e anche fondamentale. Solo lì si dicono le frasi davvero coraggiose, si tentano le mosse più audaci, si costruisce il futuro che non si ha la forza di definire altrove e si osa. L’aspirante rapper Issa di Insecure fa sessioni di freestyle davanti allo specchio e tra il faretto e la mensola dei cosmetici azzarda intensi monologhi, si carica, immagina di ingelosire l’ex fidanzato, di travolgere il datore di lavoro, di conquistare il locale dove si vuole esibire. Quando spegne la luce e affronta il mondo quelle parole così azzeccate si perdono e il rientro, alla sera, nello stesso bagno, davanti alla propria immagine che riflette ogni ammaccatura della giornata c’è la resa dei conti.
Mentre This is us ci va cauto, identifica quei dieci metri quadri come territorio neutro, libero, da mostrate nei minuti fondamentali in cui, a turno, i protagonisti cercano spazio. La famiglia è numerosa e la toilette è la zona franca, sfondo pure di una delle puntate più romantiche. Completamente trasformata per una dichiarazione d’amore tra champagne in ghiaccio e lucine stile natalizio, sparse ovunque per smorzare il perenne effetto piastrella.
Storie d’amore e wc
È crollato l’ultimo confine di una privacy televisiva che da tempo non conosce decenza, ma ancora manteneva una sua liturgia. Si sbircia fra le lenzuola, si ascolta ogni sospiro, si usa tutto quello che si sente, ma fuori dal gabinetto. Adesso non ci sono più stanze protette, fine della censura, però il bagno si è preso la rivincita su decenni di sit com girate tra cucina e salotto. In bagno non ci sono dialoghi di plastica o risate registrate e non c’è la tv. Se ti intrufoli in quella stanza mentre è occupata devi avere un ottimo motivo e quindi ogni scena che si svolge lì è una garanzia di curiosità.
Appena i personaggi televisivi arrivano in bagno si accende la spia dell’interesse e non per essere guardoni, a meno che siate davanti qualche oscenità alla Grande Fratello, ma per capire cosa capita davvero. Sicuramente stanno per raccontarvelo. Del resto il design ha anticipato la trama, vasche in camera da letto, vetrate per separare la zona notte dal lavandino, il lusso della condivisione o l’essenza di una relazione come sostiene il film indiano Toilet. Incontriamoci in bagno, come cantano gli Strokes: «Meet me in the bathroom, That’s what she said», un’avance spinta, un cortocircuito, una scarica di adrenalina diventata motto degli Anni Duemila e ora trasformata in documentario.
Appuntamento dove non ci si può mentire.