Il Sole 24 Ore, 16 dicembre 2017
Varsavia e l’Unione vicine alla rottura
Non accenna a rasserenarsi il rapporto tra Bruxelles e Varsavia. La Commissione europea discuterà mercoledì prossimo se chiedere al Consiglio la clamorosa attivazione della procedura ex articolo 7 dei Trattati per violazione dello stato di diritto nel paese dell’Est Europa. Sotto accusa è una profonda riforma del sistema giudiziario approvata in Parlamento negli ultimi mesi. La speranza è che colloqui dell’ultimo minuto possano indurre Bruxelles a cambiare strategia.
Da mesi ormai Bruxelles e Varsavia sono ai ferri corti. Il governo conservatore e nazionalista polacco, presieduto da pochi giorni dal premier Mateusz Morawiecki, ha fatto approvare una serie di misure relative al sistema giudiziario che agli occhi della Commissione violano i principi dello stato di diritto. Giovedì sera, qui a Bruxelles, a margine di una vertice europeo di due giorni, il nuovo primo ministro ha detto di aspettarsi l’uso dell’articolo 7 da parte della Commissione europea.
Ieri, durante la conferenza stampa finale del Consiglio europeo, il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker ha confermato che una discussione si terrà nel collegio dei commissari mercoledì prossimo, ma non ha voluto preannunciare una qualsiasi scelta. La partita è ancora aperta, anche se la sensazione è che in mancanza di un cambio evidente di posizione da parte di Varsavia la Commissione seguirà una strada finora mai percorsa nella storia comunitaria.
A preoccupare Bruxelles è il controllo politico cui verrebbe sottoposta la magistratura polacca, che rischia così di perdere la propria indipendenza rispetto al governo. Nei giorni scorsi, il Parlamento polacco ha approvato tra le altre cose una riforma della Corte suprema. Nel frattempo, Bruxelles sta mettendo sotto pressione l’establishment polacco perché modifichi le sue scelte. Nella due-giorni di vertice europeo, il premier polacco ha avuto incontri con alcune delle sue controparti.
Tra gli altri ha avuto colloqui con il presidente francese. In una conferenza stampa, Emmanuel Macron ha detto che «la Francia sosterrà la posizione della Commissione, se questa deciderà di far scattare l’articolo 7». Il primo comma di questa norma prevede che «il Consiglio, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo, possa constatare che esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro».
Il comma 2 della stessa norma stabilisce che, all’unanimità, i paesi membri possano decidere la sospensione di «alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro in questione (...) compresi i diritti di voto (...) in seno al Consiglio». Secondo alcuni esponenti comunitari qui a Bruxelles, vi sarebbe una maggioranza sufficiente per far scattare il primo comma (23 paesi su 28), mentre l’unanimità richiesta dal secondo comma dell’articolo appare difficile: l’Ungheria ha già detto più volte che intende opporsi.