La Stampa, 17 dicembre 2017
A Torino il primo negozio dove si paga con la criptovaluta
Un accendino ne costa 0,000682, un’agenda 0,00114. Non stiamo parlando ovviamente di euro, ma di Bitcoin, la regina delle criptovalute nate sul web e moneta virtuale con cui a Torino, all’interno del negozio Ullallà di via Sant’Ottavio 8, è possibile fare compere reali, proprio come con le banconote.
L’idea di introdurre questa possibilità per i propri clienti è venuta al proprietario Roberto Malanca già tre anni fa e adesso il suo punto vendita di articoli per la casa è uno dei pochissimi negozi in Italia dove è possibile spendere Bitcoin direttamente alla cassa. «E il numero di clienti che arrivano per pagare tramite il loro portafoglio virtuale è cresciuto con il tempo – racconta Malanca -. Normalmente avevamo 10 clienti fidati all’anno che compravano in Bitcoin ma negli ultimi cinque mesi sono aumentati». Merito del successo di una moneta che ora vale intorno ai 15 mila euro per unità e che sta guadagnando l’attenzione dei media. Per il titolare del negozio, però, dietro la scelta di puntare su questa valuta c’è anche una motivazione etica.
Made in Piemonte
Roberto Malanca, oltre a essere un consigliere comunale torinese del Movimento 5 Stelle, è anche un ex informatico che ha deciso di cambiare vita e ha aperto un negozio di articoli per la casa in cui si prediligono i prodotti realizzati in Piemonte. Scelta etica, anche in questo caso, che fa coppia con la decisione di offrire ai propri clienti una grande scelta di metodi di pagamento tracciabili: «Bancomat di due tipi, carte di credito, Satispay e anche Bitcoin – racconta -. L’importante è che siano tracciabili e che ci si possano pagare le tasse e non si incentivi il nero». Discorso che vale anche per i Bitcoin, che, a differenza di criptovalute più nuove e meno note, offrono la possibilità di pagarci sopra le tasse in caso di transazioni.
Come funziona?
«Il cliente prende quello che vuole comprare e quando arriva alla cassa si collega al suo portafoglio elettronico dal cellulare – spiega il negoziante -. A quel punto mi invia i Bitcoin richiesti». Il processo non è velocissimo perché ogni trasferimento deve essere approvato da un sistema di scatole comunicanti e unite, il blockchain. Un sistema che, registrando permanentemente ogni modifica dei conti, ne garantisce anche trasparenza e sicurezza.
I clienti
Il cliente tipo che, evitando il contante, usa la moneta virtuale è un uomo tra i 30 e i 40 anni che lavoro nell’informatica o si occupa di economia. «Ho dei clienti che vengono con la famiglia per fare la spesa o per comprare dei giochi ai figli e usa i Bitcoin – afferma Malanca -. Questa è una valuta sottoposta a forti oscillazioni e quando la converti in euro rischi di perdere dei soldi in commissioni. Se tu le tieni in un portafoglio digitale e trovi un negozio dove puoi spenderli direttamente eviti qualsiasi rischio di perdere denaro». Creare questa criptovaluta, oggi, è molto costoso: «Richiede tanta energia – spiega il titolare del negozio -. È possibile che qualche cliente crei altre criptovalute ma non questa».