Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2017
Il modello Pmi per la musica di Cremonini
Due società dalla struttura snella e flessibile che presidiano tre diversi segmenti di mercato, dialogano con le multinazionali conservando con gelosia la dimensione «sartoriale» dei propri prodotti. Le società sono Tre Cuori e Mille Galassie e insieme gestiscono tutte le attività di Cesare Cremonini, cantautore bolognese da oltre 2 milioni di album venduti: nella discografia come nel live e nel publishing. Con la sua particolare formula indie, scelta artistica ma anche modello di business, l’ex leader dei Lùnapop è tornato a pubblicare: «Sento parlare di Possibili scenari in termini entusiastici, si dice che è il disco della maturità, il più ambizioso tra quelli che ho fatto. Ci sarà anche del vero, ma un po’ mi viene da sorridere: un certo tipo di approccio, slegato dalle logiche della grande discografia, se guardi bene è sempre appartenuto alla mia musica».
Continua pagina 13 Francesco Prisco casalecchio di reno
Continua da pagina 1 Cremonini non sembra amare troppo la retorica del «grande salto». A 38 anni ha sette album in studio dietro le spalle, l’ultimo dei quali, uscito tre settimane, fa è quarto in classifica Fimi GfK dopo un esordio in vetta, e a giugno affronterà il primo tour negli stadi con una prevendita che ha bruciato 60mila biglietti in quattro giorni.«Il mio modo di lavorare – spiega – si è sicuramente affinato, ma è rimasto coerente». La parola magica è libertà. «E la libertà – secondo Cremonini – ce l’hai se ragioni da indipendente e riesci a concederti il lusso di lasciare accantonati in un angolo gli imperativi del mercato».
Italia da sempre terreno fertile per le indie label, quant’è vero che un giovanissimo Adriano Celentano, all’apice del successo nel 1961, proprio per rivendicare autonomia decise di fondare il Clan: il panorama delle etichette indipendenti, secondo l’ultima rilevazione dell’associazione di categoria Pmi sul 2016, esprime una quota del 28% in un mercato discografico che a livello complessivo ne vale 149 milioni. Due punti percentuali in più rispetto alla performance dell’anno precedente, per un microcosmo che riunisce 8mila imprese più o meno strutturate che popolano da un capo all’altro la Penisola.
Fino alla zona industriale di Casalecchio di Reno, non troppo distante dai colli bolognesi celebrati dalla hit 50 Special, dovec’è la sede di Mille Galassie e Tre Cuori. Una palazzina di due piani da poco ristrutturata all’insegna di un design che richiama da vicino l’estetica degli anni Sessanta, cui Cremonini non ha mai nascosto di ispirarsi. C’è la sala prove che l’artista utilizza per comporre, arrangiare e incidere i propri brani e gli uffici in cui si gestiscono le trattative. E dietro la tavola rotonda delle riunioni, raffigurante l’ingrandimento del vinile di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, sta seduto Walter Mameli, sardo trapiantato a Bologna che è insieme il manager, il produttore e il socio dell’autore di Poetica. «Cesare – spiega – ha il controllo della parte artistica. Ci confrontiamo sulle soluzioni da proporre e su chi coinvolgere nei progetti che abbiamo davanti, ma l’autore è lui e il tema è metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio».
Taking care of business, era il motto di Elvis Presley che aveva nel colonnello Tom Parker l’amministratore unico del proprio impero rock and roll sul quale il sole non tramontava mai. Il Reno non sarà certo il Mississippi, ma il feeling che unisce Cremonini a Mameli funziona un po’ così. «Walter – sottolinea il cantautore – è un sostegno. A volte, quando compongo, ho esitazioni. Temo di spingermi troppo in là, ma se una determinata scelta lo convince mi incoraggia». La partnership e l’amicizia tra i due sono antiche: si narra che Mameli fu l’unico ad aprire la porta a Cremonini quando, teenager aspirante popstar, girava Bologna in Vespa a caccia di un producer che credesse nella sua musica. Prese lui e i suoi amici del liceo, li propose all’etichetta indipendente Universo, fino a quel momento specializzata in compilation, e fu subito …Squerez?, un successo da 1,5 milioni di copie vendute. Da allora hanno sempre lavorato insieme, condividendo successi e momenti difficili.
Ma come funziona il business in casa Cremonini? L’etichetta discografica è la Tre Cuori di proprietà di Mameli. Da cinque anni ha un accordo di licensing con la Universal Italia guidata da Alessandro Massara, major che adesso ristamperà l’intero catalogo dell’artista. Tre Cuori è anche la società di publishing che, in partnerhip con la Sugar, gestisce il songbook di Cremonini sul versante del diritto d’autore e delle sincronizzazioni. «Quest’ultimo – sottolinea Mameli – si sta rivelando un ambito interessante. Tre anni fa, per esempio, abbiamo stretto un accordo con Algida per la campagna del Cornetto che ha dato ottimi risultati». Mille Galassie, stesso nome di un pezzo del 2002, è invece la società – al 50% di Cremonini e Mameli – che gestisce gli studios di Casalecchio e si occupa dell’attività live. Anche in questo caso collaborando con una multinazionale: la produzione dei tour è infatti affidata a Live Nation Italia di Roberto De Luca. Come si lavora con le major? «Sul versante discografico – risponde il manager – oggi abbiamo il pieno controllo del prodotto». Consegna chiavi in mano. Un modello figlio degli anni in cui con Warner Music ci fu qualche incomprensione: «La tentazione era spingere Cesare sulle orme dei Lùnapop, ma lui è un cantautore. Appariva già chiaro all’epoca che il suo songwriting stava andando in quella direzione». Live Nation, dal conto suo, ha lavorato sul posizionamento dell’artista sul mercato del live. «Venivamo da anni complicati. Con il nostro precedente promoter, F&P Group, avevamo tentato la strada dei maxi eventi gratuiti. L’idea era che una buona parte dei 50mila spettatori che avevamo davanti avrebbe comprato gli album. Purtroppo arrivò la crisi discografica e la strategia si rivelò inefficace». Con Live Nation, invece, si è intrapresa una marcia per gradi che ha portato Cremoni ai palazzetti, per poi arrivare agli stadi. Oggi la marginalità è legata soprattutto a concerti e publishing: «Con la discografia, considerando la dispendiosità delle nostre produzioni, si va in pari». La grande crisi è passata, il mercato si sta assestando e le regole del gioco sono soggette a continue riscritture. «Vedi la marcia indietro – spiega Cremonini – sull’adozione dello streaming gratuito per le classifiche album. Giusto così: non aveva senso sommare la musica che crea economia a quella che ne crea in minima parte». Cremonini resta mainstream ma difende il suo approccio indie. «La libertà è un vantaggio competitivo nell’epoca della musica omologata». E quanto è stato un vantaggio l’aver debuttato prima della crisi? «Quello – risponde Cremonini – più che un vantaggio è una ricchezza. Ho fatto esperienze grazie alle quali sono arrivato a Possibili scenari. Adesso faccio musica con taglio artigianale dialognando con le multinazionali. A mio modo, posso dire di aver corso in tutte le categorie. Come Valentino Rossi». E dire che oggi il rischio, per i ragazzi che salgono in sella, è quello di fermarsi alla Moto3.
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