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 2017  dicembre 15 Venerdì calendario

La rivoluzione di Trump: web più veloce se paghi

NEW YORK Svolta epocale nel regime di Internet. La Federal Communication Commission statunitense ha revocato ieri il principio della neutralità che ha regolato l’accesso alla rete fin dalla sua prima creazione, e che era stato codificato per la prima volta solo due anni fa dall’amministrazione Obama. Se la decisione resisterà al prossimo vaglio legislativo e ai successivi attacchi giudiziari che sono stati già annunciati, i fornitori di banda potranno iniziare a concedere linee di accesso privilegiate ai clienti che ne facciano richiesta, naturalmente con una velocità di connessione maggiore e quindi con maggiori possibilità di utilizzo per gli utenti. 
È facile ipotizzare che la deregolamentazione permetterebbe l’avvento di una classe di super siti specializzati nella distribuzione di prodotti premium a prezzo maggiorato, e di fornitori in grado di servire anche aree finora poco coperte dalla rete, a costi più alti. 
LA VOTAZIONE
I tre consiglieri dell’Fcc che hanno votato a favore dell’abolizione hanno giustificato il proprio orientamento con gli argomenti del diritto di accesso e della promozione di una sana concorrenza, che al momento secondo loro sarebbe assente in Internet. Di fatto il voto si è articolato lunga la dorsale dell’appartenenza politica, con i tre rappresentanti del partito repubblicano che hanno espresso l’opinione di maggioranza, e i due di riferimento democratico che si sono opposti. 
Quando la stessa Fcc della presidenza Obama si era espressa in materia nel 2015, aveva formulato la scelta di consacrare il principio della neutralità con un argomento parallelo. L’accesso doveva restare aperto e indiscriminato si era detto, perché usufruire dei servizi della rete non può essere più considerato un privilegio effimero o parte dell’intrattenimento. Internet è compenetrato nelle nostre vite al punto di essere diventato essenziale per chi vuole sopravvivere nella società contemporanea. L’industria che ruota attorno al web si era ugualmente divisa su due fronti. Da una parte le aziende che sono nate e cresciute su Internet come Amazon e Netflix, e che hanno prosperato in un regime di libero accesso. Dall’altra i distributori della banda larga come Verizon e Comcast, a caccia di profitti in un mercato che sarebbe sul punto di spalancarsi di fronte a loro.
IL FUTURO
Un accesso discriminato, a velocità e costo diverso a seconda dei clienti, potrebbe ripulire la rete dai tanti siti pirati che oggi approfittano della democrazia dei costi per veicolare film e musica pirata. I fornitori di banda potrebbero decidere di bloccare l’accesso o semplicemente di applicare tariffe proibitive nei loro confronti. Dall’altra avvicinerebbe Internet al mondo già conosciuto della distribuzione dei prodotti televisivi, con le società produttrici e i distributori pronti a fissare nuove tariffe e a disegnare pacchetti differenziati per i clienti, e a tagliare fuori dal gioco i concorrenti con minore disponibilità finanziaria.
Tutta l’attività del nuovo direttore della Fcc, Ajit Pai, negli undici mesi dal suo insediamento è andata verso la stessa direzione del consolidamento dei poteri nell’ambito della grande impresa. L’agenzia per le comunicazioni sotto la sua guida ha alzato i limiti al consolidamento della proprietà nel campo dei media, ha autorizzato il rincaro delle tariffe per l’accesso alla banda larga, e ha tagliato le sovvenzioni per far arrivare Internet negli angoli più remoti degli Usa, dove i fornitori hanno minor interesse a diffondere il segnale. La lotta continua ora nei tribunali dove le società che distribuiscono contenuti, e le associazioni dei consumatori, cercheranno di ribaltare il verdetto.