la Repubblica, 15 dicembre 2017
La figlia al governo e il padre ai vertici nell’anno della crisi di Banca Etruria
Roma Il 22 febbraio 2014 Maria Elena Boschi diventa ministro delle Riforme costituzionali e dei Rapporti con il Parlamento del governo Renzi. L’ 11 febbraio 2015 ad Arezzo si riunisce il consiglio della Banca Popolare dell’Etruria, sotto la presidenza di Lorenzo Rosi. Tra i presenti anche il vicepresidente Pier Luigi Boschi. Gli ispettori della Banca d’Italia arrivano durante la riunione e commissariano l’Etruria con effetto immediato. Il commissariamento è stato chiesto il 6 febbraio dalla stessa Bankitalia e messo in atto – come prescrive la legge – con un decreto del ministro dell’Economia del 10 febbraio.
Sta tutta in quest’anno scarso, 353 giorni a essere precisi, la matassa che ora può cambiare non solo i destini di una giovane avvocatessa toscana diventata importante esponente di governo e di suo padre, ma forse anche dello stesso Pd. Cerchiamo di sbrogliare allora la matassa mettendo in fila gli eventi.
È il 4 maggio 2014, meno di tre mesi dopo il giuramento della figlia al Quirinale, quando Pier Luigi Boschi diventa vicepresidente dell’Etruria. Dal 2011 è consigliere della stessa banca e membro del comitato esecutivo, il gruppo ristretto che prende le decisioni più importanti. Nel settembre 2013, Bankitalia ha concluso un’ispezione all’Etruria: «Rispetto agli importi che aveva segnalato... – scrive – la banca deteneva maggiori sofferenze per 187,4 milioni, maggiori incagli per 85,5 milioni e maggiori perdite su crediti per 136,7 milioni».
In questa situazione Boschi senior sale alla vicepresidenza. Il passo viene preannunciato a Maria Elena Boschi e lei stessa lo preannuncia al presidente della Consob Giuseppe Vegas, come ha spiegato ieri proprio Vegas in Commissione.
Ma già in quei tre mesi che corrono tra il ministero della figlia e la sua salita alla vicepresidenza, Boschi padre riceve a casa sua, in provincia di Arezzo, l’allora presidente di Etruria Giuseppe Fornasari, i vertici di Veneto Banca Vincenzo Consoli e Flavio Trina, e la stessa ministra. È marzo e si parla, presumibilmente, di aggregazioni tra le due banche contro le possibili mire della Popolare di Vicenza.
Sempre nella primavera del 2014 Vegas racconta dell’incontro a pranzo a Milano con la ministra Boschi e di altri incontri in cui vengono esposti i problemi dell’Etruria e i timori della Boschi per una fusione con la Vicenza. A luglio di quell’anno Bankitalia sollecita l’istituto a «un riesame dei crediti» che viene «condotto tardivamente dalla stessa Banca Etruria» e che renderà necessari «ulteriori accantonamenti per 217 milioni».
Siamo arrivati a cavallo tra il 2014 e il 2015 e qui, secondo quanto riportato da Ferruccio de Bortoli, nel suo libro, la ministra «chiede di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria» all’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni. Ghizzoni ha finora evitato di commentare la vicenda, assicura che ne parlerà la settimana prossima davanti alla Commissione parlamentare. Da quanto ricostruito finora ci sono state almeno due occasioni di incontro ufficiali tra l’esponente di governo e il banchiere. Non si sa invece quali e quanti siano stati gli incontri privati. La prima occasione pubblica è a dicembre 2014 per un evento Unicredit; la seconda il 7 febbraio 2015 al Forex, l’appuntamento annuale della comunità finanziaria, che quell’anno si svolge a Milano. Almeno un manager all’epoca in Unicredit racconta che a cavallo tra il 2014 e il 2015 il dossier Etruria viene affidato da Ghizzoni alla squadra che si occupa di fusioni e acquisizioni, che poi decide di non procedere. Non risultano esami simili sui dossier delle altre tre banche che finiranno commissariate.
Pochi giorni e siamo all’ 11 febbraio. Il commissariamento dell’Etruria arriva per «la sostanziale inerzia degli organi di governo nell’attivare, come richiesto dalla Vigilanza, adeguate misure correttive per risanare la gestione», Pier Luigi Boschi, come tutti gli altri consiglieri, è fuori.