Corriere della Sera, 18 dicembre 2017
«Fatta una figuraccia chiediamo scusa, non sono padre Pio»
VERONA «Bisogna chiedere scusa: abbiamo fatto una figuraccia» dice sconsolato Gattuso. «Siamo tutti mortificati» gli fa eco il d.s. Massimiliano Mirabelli. Il tunnel in cui si è infilato il Milan non sembra avere fine: ha concesso il primo punto della stagione a Benevento, ha perso a Fiume quando prima in Europa League non era mai stato sconfitto, e ieri ha confermato la tradizione negativa della fatal Verona.
«Per 25’ la squadra ha creato, poi abbiamo pagato il primo episodio favorevole a loro. Il raddoppio ci ha tagliato le gambe e siamo crollati alla prima difficoltà. Abbiamo totalizzato 30 conclusioni ma non basta: dobbiamo giocare da squadra e non ho questa impressione. Il carattere non è sufficiente e io non sono Padre Pio che fa i miracoli».
La società è convinta che dietro la crisi della squadra ci siamo problemi fisici ancora addebitabili alla preparazione atletica della gestione Montella e questioni di tenuta psicologica da ricondurre alla giovane età dei giocatori. «È un 3-0 difficile da analizzare perché ho visto una squadra dominare la partita, cioè il Milan» sottolinea Mirabelli. «Il problema è che dopo la rete di Kean, che ci ha tagliato le gambe, siamo andati in tilt con ogni singolo che tentava la giocata personale».
Di certo non è semplice pensare solo al campo quando là fuori, fra voluntary agreement, rifinanziamenti del debito e querelle Donnarumma, la bufera impazza. «Sarebbe più facile dire di sì ma non è vero: i giocatori percepiscono lo stipendio ogni fine mese. Non cerchiamo alibi: le difficoltà ci sono, ma se ne occupa Fassone» osserva l’allenatore. «La squadra è isolata dal mondo esterno: piuttosto abbiamo cambiato le metodologie di lavoro fisico e questa era la terza partita in una settimana» aggiunge Mirabelli.
Donnarumma quando è uscito dagli spogliatoi a chi gli chiedeva se restasse al Milan ha replicato evasivo «sì». Ma il caso resta aperto. «Non ci ha chiesto di andare via e non penso che si arriverà a questo» sottolinea il d.s. che preferisce non rispondere a Raiola («è Natale, gli dico solo che i conti si fanno alla fine») e difende le proprie strategie di mercato estive: «Ci sono stati tanti acquisti ma avevamo la necessità di porre le basi per il futuro così da aprire un ciclo. Purtroppo bisogna mettere la faccia quando si perde ed è giusto che lo faccia io. Siamo in corsa su tre competizioni, ma non fissiamo priorità. Per ora si naviga a vista».
Alla società non è piaciuta la direzione di Orsato che ha permesso falli a profusione. In compenso è stato espulso Suso che sbuffa: «Il mio intervento non era intenzionale».