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 2017  dicembre 16 Sabato calendario

APPUNTI SULLE PENSIONI PER GAZZETTA

il cosiddetto adeguamento automatico dell’età pensionabile, cioè l’innalzamento dell’età di pensionamento per vecchiaia da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, previsto per il primo gennaio 2019. Una delle ragioni che viene usata per giustificare questa richiesta è che, dopo l’introduzione della riforma Fornero nel 2011,

• Perché di tanto in tanto torna in auge questo problema delle pensioni? Arriverà il momento che su questo tema si troverà la pace?
Le pensioni sono sempre all’ordine del giorno intanto per motivi politici, la massa di chi ha smesso di lavorare è sempre più vasta e ha sempre più peso elettorale, il 60% degli iscritti al sindacato sta in pensione, eccetera. C’è però anche un fatto obiettivo: la ricerca scientifica non smette di allungare la vita media, calcoli su contributi e assegni devono perciò essere periodicamente rivisti.



• C’è la questione degli esodati.
Senta, mettiamo a posto un po’ di numeri. L’altro giorno i sindacati chiedevano la flessibilità, cioè la possibilità per ognuno di andarsene in pensione quando vuole senza rimetterci, col limite magari dei 62 anni di età. Si favoleggia di masse costrette a salire sulle impalcature a 70 anni per colpa della ex ministra di Monti e non per via dei datori di lavoro che si sono intascati i contributi senza versarli. Ora, sull’età in cui ci si ritira davvero basteranno gli ultimi dati Inps: nel 2015 sono state erogate 92.528 nuove pensioni (+72,8% rispetto al 2014) a persone mediamente di 60,6 anni. Nel 2010 l’età media era stata di 59,1. Alla grossa significa che la riforma Fornero ha innalzato l’età pensionabile con la gradualità giusta. L’età pensionabile, ricordo, non può non essere innalzata: la nostra vita media si allunga di continuo, e i parametri vanno adattati ai tempi. Poi ci sono gli esodati, cioè persone che hanno smesso di lavorare e non incassano ancora la pensione. I vari governi, con sette interventi complessivi, hanno provveduto a salvare finora 196.530 uomini e donne, per un esborso di 11,4 miliardi in 5 anni. Nel 2015 gli esodati sono stati 26.300, cioè il numero va progressivamente scemando e il termine «esodati» serve ormai solo alla polemica politica. Sul piatto della bilancia bisogna poi mettere i risparmi che la riforma Fornero ha permesso: 30 miliardi l’anno per 15 anni. Sono numeri della Corte dei Conti. Nel 2011, quando la ministra in lacrime intervenne, eravamo prossimi alla bancarotta stile Grecia.   

D’altra parte gli ultimi dati dell’Istat dicono che gli italiani vivono più a lungo e la loro aspettativa di vita si è allungata di cinque mesi: oggi chi ha 65 anni camperà mediamente fino a 85 anni e sette mesi.

Ricorderà che a ottobre la Cgil e gli altri pretendevano si stabilisse nella legge di stabilità l’età pensionabile non resta dov’era o addirittura non si abbassa

. Richiesta a cui Padoan non ha dato il minimo ascolto («c’è una legge, applichiamo la legge»). Secondo l’Inps il costo del mancato adeguamento alla nuova speranza di vita vale 141 miliardi nei prossimi dieci anni.

gli automatismi della legge Tremonti confermati dalla Fornero, e cioè che il momento dell’andata in pensione non dipendesse più da una decisione politica da prendere di volta in volta, ma fosse automaticamente legato alla speranza di vita sancita dall’Istat. Cioè: aumenta la speranza di vita e si ritarda di conseguenza l’andata in pensione. Ergo: non sarà più concesso di ritirarsi a 66 anni e 7 mesi, ma bisognerà aspettare i 67 anni, cinque mesi in più. 

Ricorderà che gli esodati sono quelli che, essendosi accordati con l’azienda per lasciare il posto e andare in pensione, si trovarono senza stipendio e senza pensione perché la Fornero gli aveva posticipato a un tratto la data del ritiro. 


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Pensioni:+europa,da Di Maio e Salvini stessa fake news su Fornero = 

(AGI) - Roma, 15 dic. - "La Lega e il M5S hanno di fatto lo stesso programma, antieuropeista e anti-euro, e non stupiscono dunque le voci circa un possibile governo comune, qualora la somma dei loro seggi comportasse una maggioranza a Montecitorio e Palazzo Madama. Non stupisce neppure che tra i punti di maggiore convergenza ci sia l’abolizione della legge Fornero, cioe’ la proposta piu’ demagogica e irresponsabile, sia per gli effetti sul bilancio pubblico, sia per la credibilita’ dell’Italia sui mercati che ne finanziano il debito". Lo afferma in una nota Carmelo Palma, tra i promotori di +Europa con Emma Bonino. "Lega e Movimento 5 Stelle sanno benissimo di non potere mantenere questa promessa, ma continuano a rilanciarla, trattando gli elettori da poveri creduloni e inquinando il confronto politico con una fake news elettoralistica. Noi pensiamo, al contrario - conclude Palma - che l’etica politica non sia l’esibizionismo della virtu’ morale dei candidati, ma lo spirito di verita’ con cui i partiti hanno il dovere di parlare agli elettori".(AGI) Mal 151145 DIC 17 NNNN


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Pensioni: 145.000 assegni oltre 5.000 euro, 12,2 mld totali 

(ANSA) - ROMA, 16 DIC - Per risparmiare 12 miliardi sulle pensioni superiori a 5.000 euro al mese bisognerebbe non pagarle più. Gli assegni che superano questa cifra, infatti, secondo gli Osservatori statistici Inps riferiti all’inizio del 2017, sono 145.039 per una spesa complessiva di quasi 12,3 miliardi. La spesa per le pensioni "d’oro" pubbliche, infatti è pari a 7,65 miliardi (88.753 assegni per 6.634 euro medi al mese per 13 mensilità) mentre quella per pensioni oltre i 5.000 euro del settore privato è pari a 4,64 miliardi. Se invece di guardare alle singole pensioni si guarda ai beneficiari di prestazioni pensionistiche (e quindi di reddito pensionistico in capo a una persona) i dati più recenti dell’Inps ci dicono che i pensionati che ricevono oltre 3.000 euro al mese (oltre questa cifra non c’è più distinzione) sono 1,1 milioni per un importo complessivo percepito di 57,79 miliardi. Per recuperare 12 miliardi in un anno dai pensionati che contano su oltre 3.000 euro al mese sarebbe necessario tagliare il loro reddito di circa il 21%. Diverso sarebbe naturalmente se il taglio dovesse essere pluriennale. Peraltro sul tema del blocco delle pensioni in essere rispetto all’inflazione (meno pesante di questo eventuale taglio) si è già espressa negli anni passati la Corte Costituzionale. (ANSA). TL 16-DIC-17 13:29 NNNN


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ILSOLE24ORE.COM – 


Il taglio alle pensioni d’oro, tema carsico della politica italiana, irrompe nella campagna elettorale non ufficiale che caratterizzaquesta fine di legislatura. A lanciare il sasso è stato il candidato premier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, che ieri a Radioanch’io (Radio Rai 1) ha stimato in 12 miliardi di euro il valore degli assegni pensionistici più elevati, cioè sopra i 3mila euro mensili, proponendo la loro abolizione in modo da poter finanziare, ad esempio, la cancellazione della legge Fornero. A Di Maio risponde stamani via Facebook il segretario dem, Matteo Renzi, che dopo aver fatto qualche conto spiega che «se vogliamo prendere 12 miliardi di euro dalle pensioni dobbiamo tagliarle a chi prende 2.300 euro di pensione. Ci rendiamo conto?»


«Non sciupare tutto affidandoci a chi non sa leggere bilancio» 

«Qualcuno può legittimamente dire che duemila euro di pensione sono una pensione d’oro? A noi sembra folle», prosegue Renzi, che continua «a insistere sui temi di merito per questa campagna elettorale: gli 80 euro ieri, le pensioni oggi, vedremo che cosa si inventeranno domani». Ma, conclude l’ex premier, «il punto è un altro. Noi in questi anni abbiamo fatto tanta fatica a rimettere il segno più nelle statistiche del Paese: il Pil, l’occupazione, la fiducia. E adesso davvero c’è qualcuno che vuole sciupare tutto affidando il Governo a chi non riesce neanche a leggere i numeri di un bilancio? Andiamo avanti, amici. Avanti insieme».

Controreplica M5S: nel mirino di Di Maio assegni sopra i 5mila euro 

A conferma che l’intervento sulle pensioni più elevate fa parte del programma di Governo di Di Maio in caso di approdo a Palazzo Chigi arriva anche la precisazione dell’ufficio comunicazione M5S. Riferendosi alle «pensioni d’oro» il vicepresidente della Camera ha inteso parlare degli «assegni superiori ai 5 mila euro netti», spiegano i comunicatori pentastellati, mentre il piano di risparmio di 12 miliardi di euro «sarebbe su più anni». Il chiariemento è una risposta all’attacco sui numeri del segretario del Pd: «Renzi - aggiungono i 5 Stelle - non faccia fakenews per distrarre dallo scandalo di bancopoli che colpisce Boschi e il suo partito».

Marcucci (Pd): numeri non sono piatto forte Di Maio 

Da registrare anche la presa di posizione del presidente renziano della commissione Cultura del Senato, Andrea Marcucci, secondo cui «i numeri non sono il piatto forte di Di Maio, e le giustificazioni successive del M5S non fanno che ribadire il pazzesco errore del loro candidato premier. Ovvero tagliare le pensioni da 2300 euro netti mensili». «Tutti hanno sentito la cifra enunciata con la solita arroganza da Di Maio», sottolinea il parlamentare, «e i calcoli fatti da Matteo Renzi sulla base del Bilancio dello Stato sono difficilmente smentibili. Gli italiani ora sanno che i Cinque Stelle considerano pensioni d’oro quelle da 2300 euro».


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CORRIERE.IT – Stavolta a scatenare la querelle sono le pensioni, in particolare quelle definite «d’oro». Movimento 5 Stelle e Partito democratico se le danno di santa ragione, secondo un modello che verrà replicato ogni giorno nella campagna elettorale che ci porterà alle Politiche di marzo. L’ultima baruffa nasce da un annuncio del capo politico dei pentastellati, Luigi Di Maio, che intervenendo a «Radio anch’io» ha promesso che, se andrà al governo, abolirà «le pensioni d’oro» per recuperare i fondi necessari (circa 12 miliardi) per cancellare la riforma Fornero. Subito è partito il fuoco di fila. Concluso da Matteo Renzi che ha definito la proposta grillina «folle».

Il Pd all’attacco

Dal Pd il primo a contestare Di maio è stato l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano: « «Se Di Maio vuole recuperare 12 miliardi dalle pensioni d’oro per superare la legge Fornero, ci deve spiegare che cosa intende per `pensioni d’oro´. Dato che la matematica non è una opinione, per recuperare 12 miliardi bisognerebbe azzerare (non pagarle più) tutte le pensioni dai 5.500 euro lordi mensili in su, il cui ammontare lordo annuo corrisponde appunto a quella cifra, incluse le tasse già pagate allo Stato (Fonte: Itinerari Previdenziali su dati Inps 2015)». Poi è intervenuto il presidente del Pd, Matteo Orfini: «Credo che i numeri che ha dato di Maio su quanto produce siano assolutamente sballati come spesso gli capita. Per ridurre le pensioni d’oro sfonda una porta aperta, ma non è sufficiente a correggere gli errori della legge Fornero».


La risposta del M5S

A seguire è arrivata la risposta del Movimento 5 stelle che, tramite il suo ufficio comunicazione, ribadisce quanto già detto e cioè che quando parla di «pensioni d’oro» intende assegni superiori ai 5 mila euro netti. E che il piano di risparmio di 12 miliardi di euro sarebbe su più anni.« La precisazione viene fatta - si chiarisce - in risposta al segretario del Pd Matteo Renzi. Renzi - aggiungono i 5 stelle - non faccia fakenews per distrarre dallo scandalo di bancopoli che colpisce Boschi e il suo partito».


Le stoccate di Renzi

Infine, le stoccate di Matteo Renzi. «Il Movimento 5 Stelle ha proposto di recuperare 12 miliardi di euro tagliando `le pensioni d’oro´. Al giornalista Rai che restava stupito per la cifra, Di Maio ha detto in modo sprezzante: «Certo che sono 12 miliardi, veda bene». Noi abbiamo visto bene. Se vogliamo prendere 12 miliardi di euro dalle pensioni dobbiamo tagliare a chi prende 2.300 euro di pensione. Ci rendiamo conto? Qualcuno può legittimamente dire che duemila euro di pensione sono una pensione d’oro? A noi sembra folle». Così su Facebook il segretario del Pd, Matteo Renzi. «Continuo a insistere sui temi di merito per questa campagna elettorale: gli 80 euro ieri, le pensioni oggi, vedremo che cosa si inventeranno domani. Ma il punto è un altro - prosegue - noi in questi anni abbiamo fatto tanta fatica a rimettere il segno più nelle statistiche del Paese: il Pil, l’occupazione, la fiducia. E adesso davvero c’è qualcuno che vuole sciupare tutto affidando il governo a chi non riesce neanche a leggere i numeri di un bilancio? Andiamo avanti, amici. Avanti insieme» conclude.


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REPUBBLICA.IT – 

È polemica, questa volta, sulle pensioni d’oro. Il nuovo scontro tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico nasce da un annuncio di Luigi Di Maio durante una trasmissione radiofonica nella quale ha promesso che, se dovesse andare al governo, abolirà "le pensioni d’oro" per recuperare i fondi necessari (circa 12 miliardi) e cancellare la riforma Fornero.

"Ieri il Movimento Cinque Stelle ha proposto di recuperare 12 miliardi di euro tagliando ’le pensioni d’oro’. Al giornalista Rai che restava stupito per la cifra, Di Maio ha detto in modo sprezzante: ’Certo che sono 12 miliardi, veda bene’. Noi abbiamo visto bene. Se vogliamo prendere 12 miliardi di euro dalle pensioni dobbiamo tagliare a chi prende 2.300 euro di pensione. Ci rendiamo conto? Qualcuno può legittimamente dire che duemila euro di pensione sono una pensione d’oro? A noi sembra folle". Così Matteo Renzi, leader del Pd, ha commentato su Facebook le proposte del candidato premier 5 Stelle.


Immediata la precisazione online del Movimento, che rettifica e frena. "Quando parliamo di pensioni d’oro ci riferiamo a pensioni sopra i 5 mila euro nette", ha precisato l’ufficio comunicazione M5s spiegando anche che la cifra di 12 miliardi detta ieri dal candidato premier del Movimento, Luigi Di Maio, "si riferisce a più anni". Inoltre, attaccano i 5 Stelle, "il Pd sta usando questo argomento solo per provare a distrarre dallo scandalo sulle banche".

Secondo i dati forniti dal Centro studi di Itinerari previdenziali, ente indipendente tra i più accreditati nel settore della ricerca sulle pensioni, per ottenere un risparmio di 12 miliardi bisognerebbe tagliare gli assegni dal valore medio pari a 2.500-2.600 euro mensili. Un importo che è molto lontano da quelle che vengono definite pensioni d’oro.

A contestare Di maio anche l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano: "Dato che la matematica non è una opinione, per recuperare 12 miliardi bisognerebbe azzerare (non pagarle più) tutte le pensioni dai 5.500 euro lordi mensili in su, il cui ammontare lordo annuo corrisponde appunto a quella cifra, incluse le tasse già pagate allo Stato". Poi il presidente del Pd, Matteo Orfini: "Credo che i numeri che ha dato di Maio su quanto produce siano assolutamente sballati come spesso gli capita".

"Stupisce la superficialità con cui Di Maio e i 5 stelle affrontano il tema pensionistico giocando con la vita delle persone" ha detto Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito democratico. "Pensano - ha aggiunto - di essere al luna park,  tre palle un soldo: se va male il primo tiro ci riprovano, ma sbagliano ancora. Sciatti al punto da dover smentire il loro presunto candidato premier, però finiscono con l’aggiungere  imprecisione a imprecisione e dopo aver sbagliato sparano numeri a caso. Lo stesso triste copione visto sui vaccini lo replicano sulle pensioni. Parlano a caso e appena scoperti si arrampicano sugli specchi".


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REPUBBLICA.IT

Si possono risparmiare 12 miliardi di eurotagliando le pensioni sopra i 5000 euro come ha detto il vice presidente della Camera Luigi Di Maio ieri a Radio Anch’io? Sì. A patto di azzerare, cioè eliminare completamente, oltre 151 mila assegni da almeno 5000 euro lordi, poco meno di 3000 euro netti. Con un risparmio di circa 12,8 miliardi di euro. I numeri arrivano dai dati 2015 del casellario centrale dei pensionati, inseriti in un rapporto pubblicato da Itinerari Previdenziali, e mettono in evidenza come l’idea di ottenere un risparmio permanente come quello ipotizzato da Di Maio rischierebbe di coinvolgere una platea di pensionati che proprio "d’oro" non sono. Non a caso, meno di 24 ore dopo il Movimento 5 Stelle ha puntualizzato che il risparmio "si riferisce a più anni" e "quando parliamo di pensioni d’oro ci riferiamo a pensioni sopra i 5 mila euro nette".

La pezza dei pentastellati, però, è peggio del buco. Come mostrano i dati del casellario, il numero di pensioni che si trovano sopra la fascia dei 5000 euro netti, circa 8500 euro lordi, assicurerebbe risparmi di molto inferiori ai 12 miliardi di euro, meno 1,9 miliardi di euro se si sommano gli importi mensili che si trovano sopra gli 8532 euro mensili lordi. Per un totale di poco meno di 13 mila assegni, quasi l’equivalente di 13 mila persone visto che in questa fascia pochi possono vantare più di una pensione di questo importo.  In meno di sei anni, più di una legislatura, si otterebbe quanto promesso da Di Maio. Per ottenere questi risparmi non bisognerebbe però portare le pensioni considerate d’oro a un livello considerato accettabile dal Movimento 5 Stelle, quindi al massimo 5000 euro netti, ma addirittura cancellare integralmente l’importo. Vorrebbe dire non dare più nemmeno un euro a chi incassa queste pensioni.

Inoltre, c’è una differenza sostanziale, ammesso e non concesso di non scontrarsi con la Corte Costituzionale su questo tema -  tra immaginare un risparmio annuale e parlare di "più anni". Significa che il taglio delle pensioni immaginato dai Cinque Stelle sarebbe temporaneo e non permanente. Così come, di conseguenza, la eventuali nuove misure di spesa ad esso associate.