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 2017  dicembre 15 Venerdì calendario

Il meteo dai colonnelli agli scienziati

ROMA Era il 2 luglio 1925 quando, con un decreto Regio, fu creato il primo servizio italiano di meteorologia: si chiamava “Ufficio presagi”, alla dipendenza del Commissariato per l’Aeronautica italiana. Da allora, dopo 92 anni, quel decreto è ancora in vigore: l’Italia, unico Paese in Europa insieme alla Grecia, non ha mai avuto una meteorologia civile.
Ora però cambia tutto: sta per nascere l’Agenzia ItaliaMeteo che gestirà tutti i servizi civili del settore. All’Aeronautica rimarrà l’ambito della difesa e della sicurezza nazionale. L’appello decennale degli scienziati e la necessità di uscire dal caos di sigle e enti (più di una decina) ha avuto la meglio. Ma la mancanza di un servizio civile ha creato non pochi danni: nel settore della climatologia l’Italia è il fanalino di coda in Europa.
La legge è ormai in dirittura d’arrivo, dovrebbe essere varata entro il 31 dicembre, quando cioè verrà approvata la legge di Stabilità 2018. Ha avuto il sì del Senato e ora è alla Camera. Al comparto scientifico la Finanziaria dedica dieci commi, dal 319 al 329, che sanciscono la nascita di ItaliaMeteo, la prima Agenzia nazionale per la meteorologia e climatologia. La sede centrale sarà a Bologna, visto che l’Emilia Romagna svolge in questo campo un’attività d’eccellenza, anche attraverso il servizio meteo regionale dell’Arpae. «Era nell’aria già da alcuni anni la volontà politica di cambiare», spiega Tiziana Paccagnella, direttore del Servizio Idro-Meteo-Clima dell’Arpae di Bologna. «La nuova norma potenzierà il sistema con la confluenza nell’Agenzia di molte delle attività che finora sono state svolte dalle Regioni. Anche se ItaliaMeteo è stata accolta positivamente dalle strutture regionali, sono nate polemiche e proteste su emendamenti poi bocciati dal Senato». Lombardia, Veneto, Trentino e Abruzzo sono contro la centralizzazione che livella tutte le regioni.
La struttura di ItaliaMeteo sarà “snella”: 52 persone, di cui quattro dirigenti, 30 consulenti specialisti del settore della meteorologia. Si parte con un investimento di otto milioni di euro per il 2018 e il 2019, poi sei milioni di euro per 2020 e 2021, e dal 2020 ci saranno sette milioni di euro annui per il funzionamento e il personale dell’Agenzia. «Gli investimenti appaiono davvero modesti», continua Paccagnella, «solo la rete di monitoraggio idrometeorologico dell’Emilia Romagna (fondamentale durante le situazioni di allerta), per esempio, ha un costo di manutenzione di circa un milione e mezzo di euro l’anno.
Considerando il numero delle reti regionali operanti sul territorio nazionale è chiaro che le cifre previste sono del tutto insufficienti». L’Agenzia sarà controllata da un Comitato d’indirizzo composto da 13 esperti del settore. Ci saranno sei esperti delle Regioni, sei di enti statali e un rappresentante della Protezione civile», continua Paccagnella. «I 13 componenti daranno una “forma centralizzata” al servizio in modo da assicurare la rappresentanza dell’Italia al Consiglio del Centro europeo per le previsioni a medio termine (l’Ecmwf) una sorta di Cern della meteorologia, che ha base a Reading, in Inghilterra».
L’Italia si è già aggiudicata il trasferimento del data centre di Ecmwf che cercava un luogo più consono e nel 2019 sarà spostato presso il Tecnopolo di Bologna. E il nostro Paese è in pole position come sede stabile del Centro europeo, conteso dalla Germania e dalla Francia, se dovrà spostarsi per la Brexit.
Un ruolo fondamentale in questo cambio di marcia lo avrà la Protezione civile. Carlo Cacciamani, responsabile del Centro funzionale nazionale per il rischio meteo-idrogeologico non ha dubbi: «Un’agenzia del genere ha una gestione integrata delle reti di monitoraggio a terra, delle reti radar e delle tante informazioni provenienti dallo spazio tramite i satelliti. Tutti gli strumenti di previsione che possediamo andranno all’unisono».