Corriere della Sera, 15 dicembre 2017
Fumo di Vienna, l’ultradestra salva la sigaretta al ristorante
BERLINO In Austria, fumare sta per diventare un’esternazione di destra. Di estrema destra. La coalizione di governo che si sta formando, tra i Popolari dell’Övp e i nazionalisti dell’Fpö, ha raggiunto un accordo per bloccare la legge già votata secondo la quale dal prossimo maggio in tutto il Paese non si sarebbe più potuto accendere una sigaretta al ristorante o al bar. È probabilmente la prima volta che un governo occidentale rovescia la tendenza dominate al divieto di fumo nei locali pubblici (e non solo in quelli). A volerla come una delle condizioni dell’alleanza è stato il partito anti-immigrati, spesso accusato di xenofobia, Fpö: che si definisce della Libertà e in questo caso l’ha voluta affermare opponendosi – dice – all’idea di Stato paternalista.
Ieri, il giovane Sebastian Kurz, il 31enne cristiano-democratico che sta formando il governo e diventerà cancelliere, ha detto di sperare di potere annunciare la nascita dell’esecutivo entro Natale, probabilmente tra il 18 e il 20 dicembre. Ha aggiunto che nell’accordo di coalizione il partner di minoranza, appunto l’Fpö di Hans-Christian Strache, ha concordato di non tenere un referendum sull’uscita dell’Austria dalla Ue, proposizione con la quale giocava da anni. È importante, ha detto, «che il nuovo governo abbia un orientamento pro-europeo: dal mio punto di vista, questo è stato assicurato». Non si sa se su tutto: ad esempio sull’accettazione delle quote europee di immigrati avrà probabilmente una posizione diversa da quella della Commissione e da quella di Angela Merkel. Certamente non si adeguerà alle tendenze europee in fatto di lotta al fumo: Vienna, qui, va controcorrente.
Il regime di totale restrizione previsto dal precedente governo sarà bloccato a tempo indeterminato. Si torna alla possibilità di fumare nei ristoranti, in sale separate da quelle in cui il divieto persiste. E si dovrebbe affermare quello che è conosciuto come «Modello Berlino». Cioè che nei locali pubblici troppo piccoli per avere almeno due stanze, inferiori a 75 metri quadrati, si può semplicemente e liberamente fumare. In questi bar non potranno però entrare i minori di 18 anni: il divieto di fumo (anche passivo, si direbbe) viene infatti alzato di due anni rispetto ai 16 di oggi. E viene anche esteso a chi viaggia in automobili che trasportano un minore: norma piuttosto difficile da fare applicare ma ad effetto.
Nel 2015, la morte per un cancro al polmone di un famoso giornalista e fumatore, Kurt Kuch, aveva sollevato un grande dibattito che si era concluso con la decisione del governo di Grande Coalizione di vietare il tabacco in ogni genere di ristorante e bar, dal prossimo maggio. Ora, questa decisione verrà revocata. Molti medici si sono detti scandalizzati della decisione del futuro governo nero-blu. E lo stesso vale per i socialdemocratici che andranno all’opposizione (per altri motivi) e che ricorreranno contro la decisione per vie legali.
Secondo l’Ocse, gli unici Paesi europei in cui non esiste un regime di divieto di fumo rigido in bar e ristoranti sono la Grecia e l’Ungheria. Ora si aggiunge l’Austria. Non è probabilmente una svolta nell’ondata globale antifumo: forse, però, il portafoglio programmatico dei nazionalisti (o populisti) si arricchisce di un tema.
Nella divisione dei nuovi ministeri, al Partito della Libertà dovrebbero andare tra l’altro Esteri e Interni. Come garanzia che i nazionalisti di Strache non domineranno la politica interna Austriaca, Kurz ha però garantito che il ministero degli Interni e quello della Giustizia non finiranno entrambi all’Fpö. Importante sulla questione rifugiati; ma anche per chi non fuma.