La Stampa, 14 dicembre 2017
Natale allo stadio
Di Natale e, per chi può, di vacanze si parla da settimane in ogni famiglia. Ma ormai ci siamo: è tutto deciso, o quasi. Dopo aver tenuto ben presente un elemento nuovo che fa però molto vintage: a pianificare le agende, in molti casi è stato il calendario del calcio, tornato a riempirsi di partite di Serie A come non capitava dal 1990. Si giocherà il 22-23 dicembre e il 5-6 gennaio, ma le grandi novità dal sapore antico sono il turno del 30 dicembre (con un anticipo il 29) e i quattro quarti di Coppa Italia diluiti tra S. Stefano e il 3 gennaio. Per chi è sulla trentina e adora il pallone è un evento, una «prima» assoluta: non avrà più bisogno di volare in Inghilterra o di incollarsi alla pay-tv che trasmette la Premier per continuare a masticare partite anche tra Natale e Capodanno.
Più pubblico e incassi
L’ultima Serie A che giocò tra un cenone e l’altro esprimeva tutto un altro calcio. Campionato a 18, due punti per la vittoria, tutti in campo alle 14,30 della domenica ma nessuna diretta tv, numeri di maglia dall’1 all’11 e massimo tre stranieri per squadra. D’altri tempi, in quel 30 dicembre 1990, anche l’affluenza negli stadi, molti dei quali appena ereditati da Italia ’90: 120.447 paganti più 172.576 abbonati nelle nove partite in programma, con una media di 32.558 per match. Cifre da sogno, da troppi anni. Anche se, a onor del vero, per quell’ultima irruzione in piene vacanze natalizie la A calò discreti carichi con due sfide tra le prime quattro della classifica. Sampdoria-Inter 3-1 e Milan-Juve 2-0 diedero ai blucerchiati di Vialli e Mancini la spinta verso lo scudetto e bocciarono i bianconeri di Maifredi, solo settimi a fine stagione.
Il business inglese
Anche per questo ritorno in giorni troppo a lungo rimasti tabù, il menù calcistico è da abbuffata. Perdipiù stellata. Dopo Juve-Roma del 23, il 30 proporrà Inter-Lazio e, a cavallo di Capodanno, uno o due clou di Coppa Italia: sicuro il derby milanese, probabile un bis di Juve-Roma o, come possibile alternativa, il derby torinese. Nel caso, altri pienoni assicurati. Ma anche negli incroci con minor fascino è facile prevedere spettatori e incassi al di sopra della media. Senza stare a sventolare gli ottimi dati che da oltre un decennio promuovono la scelta di basket e volley di non fermarsi durante le festività (anche perché nei palasport non fa freddo, non piove o nevica e si sta generalmente più comodi), può bastare il successo della svolta della Serie B, che dal campionato 2012-2013 a dicembre non si ferma mai. In Inghilterra, invece, giocano da sempre. Lo faranno anche quest’anno, con quattro giornate di Premier tra il 22 dicembre e il 3 gennaio. Stadi pieni, tifosi contenti, affari un po’ per tutti. È il bingo che spera di fare adesso anche la Serie A, dopo aver preso in contropiede Liga e Ligue 1 che invece riposano. Al momento, gli unici scontenti sono i calciatori. «Scelta non gradita», aveva commentato a luglio la decisione della Lega il loro presidente Tommasi. Ora ci siamo.