Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 14 Giovedì calendario

Natale allo stadio

Di Natale e, per chi può, di vacanze si parla da settimane in ogni famiglia. Ma ormai ci siamo: è tutto deciso, o quasi. Dopo aver tenuto ben presente un elemento nuovo che fa però molto vintage: a pianificare le agende, in molti casi è stato il calendario del calcio, tornato a riempirsi di partite di Serie A come non capitava dal 1990. Si giocherà il 22-23 dicembre e il 5-6 gennaio, ma le grandi novità dal sapore antico sono il turno del 30 dicembre (con un anticipo il 29) e i quattro quarti di Coppa Italia diluiti tra S. Stefano e il 3 gennaio. Per chi è sulla trentina e adora il pallone è un evento, una «prima» assoluta: non avrà più bisogno di volare in Inghilterra o di incollarsi alla pay-tv che trasmette la Premier per continuare a masticare partite anche tra Natale e Capodanno.
Più pubblico e incassi
L’ultima Serie A che giocò tra un cenone e l’altro esprimeva tutto un altro calcio. Campionato a 18, due punti per la vittoria, tutti in campo alle 14,30 della domenica ma nessuna diretta tv, numeri di maglia dall’1 all’11 e massimo tre stranieri per squadra. D’altri tempi, in quel 30 dicembre 1990, anche l’affluenza negli stadi, molti dei quali appena ereditati da Italia ’90: 120.447 paganti più 172.576 abbonati nelle nove partite in programma, con una media di 32.558 per match. Cifre da sogno, da troppi anni. Anche se, a onor del vero, per quell’ultima irruzione in piene vacanze natalizie la A calò discreti carichi con due sfide tra le prime quattro della classifica. Sampdoria-Inter 3-1 e Milan-Juve 2-0 diedero ai blucerchiati di Vialli e Mancini la spinta verso lo scudetto e bocciarono i bianconeri di Maifredi, solo settimi a fine stagione.
Il business inglese
Anche per questo ritorno in giorni troppo a lungo rimasti tabù, il menù calcistico è da abbuffata. Perdipiù stellata. Dopo Juve-Roma del 23, il 30 proporrà Inter-Lazio e, a cavallo di Capodanno, uno o due clou di Coppa Italia: sicuro il derby milanese, probabile un bis di Juve-Roma o, come possibile alternativa, il derby torinese. Nel caso, altri pienoni assicurati. Ma anche negli incroci con minor fascino è facile prevedere spettatori e incassi al di sopra della media. Senza stare a sventolare gli ottimi dati che da oltre un decennio promuovono la scelta di basket e volley di non fermarsi durante le festività (anche perché nei palasport non fa freddo, non piove o nevica e si sta generalmente più comodi), può bastare il successo della svolta della Serie B, che dal campionato 2012-2013 a dicembre non si ferma mai. In Inghilterra, invece, giocano da sempre. Lo faranno anche quest’anno, con quattro giornate di Premier tra il 22 dicembre e il 3 gennaio. Stadi pieni, tifosi contenti, affari un po’ per tutti. È il bingo che spera di fare adesso anche la Serie A, dopo aver preso in contropiede Liga e Ligue 1 che invece riposano. Al momento, gli unici scontenti sono i calciatori. «Scelta non gradita», aveva commentato a luglio la decisione della Lega il loro presidente Tommasi. Ora ci siamo.