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 2017  dicembre 14 Giovedì calendario

La Ue taglia il pesce spada italiano. Roma diserta la seduta, poi protesta

La spada, neanche a dirlo, è già sguainata. Ma non sarà una sfida a colpi di fioretto, perché i pescatori italiani ora annunciano una battaglia vera. Nel nome del pesce spada, che questa volta è finito nella rete degli intricati rapporti tra il governo italiano e l’Unione europea.
La questione è tutta legata alle quote di cattura, che dal prossimo anno saranno ridotte ulteriormente. Il taglio deciso a Bruxelles è del tre per cento, ma al di là dei numeri la vicenda del pesce spada diventa una specie di caso diplomatico. Perché la decisione europea trova la contrarietà del governo italiano. Opposizione solo a parole, contestano le associazioni di categoria, visto che al momento della decisione nessun rappresentante dell’Italia era presente al tavolo del consiglio dei ministri europei. «Per l’arrivo del nuovo anno i pescatori italiani non potranno brindare – polemizza Federcoopesca -. Il quantitativo assegnato dall’Ue al nostro paese è al di sotto di quanto tradizionalmente pescato dalla nostra flotta, che è la più importante per la pesca al pesce spada nel Mediterraneo».
Già nel 2017 tra Roma e Bruxelles c’era stato un braccio di ferro per la cattura del pesce spada. E visto che la mediazione non era servita, il governo italiano aveva deciso di presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea proprio per impugnare la decisione sul quantitativo di pesca. Stavolta dall’Italia arriva un nuovo no, ma le dichiarazioni di voto hanno influito poco sulla decisione finale. «Ribadiamo il nostro profondo disaccordo sulle possibilità di pesca fissate per il pesce spada del Mediterraneo». Durante la decisione finale si è evitato lo scontro finale ma Roma ha annunciato che «si riserva, in ogni caso, il diritto di contestare le disposizioni sul pesce spada del Mediterraneo». Ai pescatori, evidentemente, non basta. «Questo è il paradosso – protestano le associazioni di categoria – nonostante il ricorso, il prossimo anno dovremo subire un ulteriore taglio delle quote».
Mentre in alto mare si prepara la battaglia dei pescherecci, l’esca del pesce spada piace anche alla politica. E infatti contro il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, hanno già puntato la loro fiocina i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. «Ancora una volta i pescatori italiani prendono una sonora sberla da Bruxelles sulle quote pesca con una riduzione del 3% della quota di cattura – polemizzano gli europarlamentari grillini Rosa D’Amato e Ignazio Corrao –. Anziché battersi come leoni a Bruxelles, il ministro Martina e il sottosegretario Castiglione erano assenti. Le quote pesce spada sono state svendute dall’Ue a Marocco e Tunisia a livello mondiale e agli spagnoli a livello europeo. A pagarne le spese sono soprattutto i pescatori siciliani. Adesso ci troveremo a mendicare una ridistribuzione delle quote con scarse possibilità di successo. E nel frattempo le quote che saranno stabilite faranno aumentare il prezzo del pesce spada».