Libero, 13 dicembre 2017
Il volto serio di Mister Bean
Le sopracciglia folte, lo sguardo fisso, il contegno freddo e composto della borghesia britannica. Jules Maigret, nell’interpretazione che ne ha dato Rowan Atkinson, ha ben poco a che spartire con il commissario scaturito dall’immaginazione di Georges Simeon. I residui di un’origine contadina, quella «struttura plebea», le ossa grosse e grezze che il belga ben descrisse nel romanzo Pietro il Lettone, sono andate perse. Rimpiazzate da una fisicità inedita, la cui distanza dall’originale pur non ne ha compromesso l’efficacia.
Rowan Atkinson, protagonista della miniserie britannica Maigret, in onda su laEffe (canale 139 di Sky) alle 21.10 di venerdì 15 e 22 dicembre, è straordinario nei panni del commissario francese. Intenso al punto da riuscire ad oscurare i Maigret passati, fantasmi dei venticinque attori che negli anni si sono affaccendati nel ruolo. «Quella di Atkison», cui la maschera di Mr. Bean s’è cucita addosso, insieme croce e delizia della propria carriera, «È una delle interpretazioni di Maigret più veritiere di sempre», ha dichiarato John Simeon, figlio dello scrittore e produttore esecutivo della serie Bbc. «Ciò che conta, nella resa del ruolo, è l’espressione di empatia e sensibilità, più importante di qualunque altro elemento».
Sebbene Atkinson non sia enorme, né abbia «l’ossatura robusta» del commissario francese, «i muscoli duri» capaci di risaltare sotto la giacca e deformare in poco tempo «anche i pantaloni più nuovi», ne conserva l’attitudine. Quell’umanità sottile, buona a trasformare il giallo nella metafora della commedia umana.
Non c’è buono che sia buono, in Maigret, né cattivo incapace di mostrarsi fragile. La miniserie, come i settantacinque romanzi scritti da Georges Simeon e arrivati a superare nel mondo i 700 milioni di copie vendute, utilizza i meccanismi del poliziesco (il mistero, l’indagine, la suspense) come espediente per scandagliare le profondità della psiche. I suoi innesti, i suoi meandri più bui. «Ho sempre impersonato figure strane, eccentriche», ha dichiarato Atkinson, la cui performance è stata apprezzata al punto da aver portato la Bbc a rinnovare Maigret per una seconda stagione, in onda su laEffe nel 2018. «Stavolta, ho dovuto trovare un modo per rendere ordinario un uomo che fa un lavoro straordinario».
L’attore, che la maschera di Mr. Bean, le sue smorfie grottesche, ha lasciato cadere, ha aggiunto che non era certo di poter riuscire nell’impresa, la cui magnificenza invece è ben visibile nei due episodi di cui la serie si compone.
La Trappola di Maigret, primo ad aprire le danze, è tratto dal poliziesco omonimo. E come questo, in se stesso, si conclude. Un serial killer misogino, cinque donne morte nelle viuzze di Montmartre, sul ciottolato della Parigi anni Cinquanta, ricostruita a Budapest per ragioni insieme economiche ed estetiche. Il morto di Maigret, secondo ed ultimo episodio, è il mistero di una telefonata: la voce di un uomo, la sua convinzione. «Qualcuno sta cercando di uccidermi, aiutatemi». Poi il corpo di questi, ritrovato l’indomani. E Maigret, lento, riflessivo, geniale.