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 2017  dicembre 14 Giovedì calendario

Sconfitto il candidato di Trump. Rivincita delle donne #MeToo



DAL NOSTRO INVIATO
WASHINGTON Il rifiuto di una parte dei conservatori, la mobilitazione oltre le attese della comunità afroamericana, il movimento delle donne «#MeToo». In una notte Roy Moore perde le elezioni in Alabama, il partito repubblicano un seggio fondamentale al Senato e Donald Trump la convinzione di essere sempre e comunque vincente.
Un democratico non vinceva nello Stato del Sud, l’essenza stessa della cultura conservatrice americana, da 25 anni. La sera del 12 dicembre ci è riuscito l’anonimo Doug Jones, 63 anni, magistrato e avvocato di Fairfield. Ancora a metà ottobre era in svantaggio di 10 punti nei sondaggi. Ha chiuso con il 49,9%: 670 mila preferenze, ventimila in più dell’avversario. Si è rivelata decisiva la quota dell’1,7% delle schede compilate con un altro nome, le cosiddette «write-in». Molti repubblicani hanno preferito questa soluzione, a cominciare dall’altro senatore repubblicano espresso da questo territorio, Richard Shelby, che aveva dichiarato pubblicamente: «Non potevo votare per lui». Le accuse di molestie sessuali hanno prima screditato e poi travolto Moore. L’ex giudice, 7o anni, ha provato a gestire «trumpianamente» una situazione sempre più imbarazzante. Ha negato. Ma questa volta la reazione, soprattutto delle donne, è stata veemente. Lo hanno affossato il 98% delle afroamericane ma, stando agli exit poll, anche il 30% dell’elettorato femminile tra i bianchi. L’affluenza dei «black people» è risultata pari al 30% del totale. Una percentuale superiore alle presidenziali del 2008 e del 2012, con Obama in lizza. Obiettivo raggiunto anche grazie alla mobilitazione di personaggi come l’ex star del basket, Charles Barkley. 
Nella notte Moore non ha riconosciuto la disfatta e ancora ieri almanaccava su cifre e percentuali. Nel frattempo, però, i suoi sostenitori lo hanno scaricato. L’epitaffio politico arriva all’alba con un tweet di Trump: «La ragione per cui all’inizio avevo appoggiato Luther Strange (battuto poi alle primarie da Moore, ndr ) è che avevo detto che Roy Moore non sarebbe stato in grado di vincere. Avevo ragione!». Il presidente, quindi, prende le distanze da Moore e, implicitamente, anche dal suo ex consigliere Steve Bannon, l’agit-prop della destra conservatrice. «Molti repubblicani saranno contenti», ha aggiunto. E in questo caso ha ragione. È la rivincita dell’ establishment contro Bannon e l’estremismo come metodo di governo adottato da Trump. 
La disfatta dell’Alabama segna una svolta per l’intera politica americana. Nell’ultimo mese e mezzo il partito repubblicano ha messo in fila una serie di sconfitte: Virginia, New Jersey e ora Alabama. E ora il vantaggio della maggioranza al Senato si riduce ai minimi termini: da un rapporto di 52 repubblicani e 48 democratici, si passa a 51 contro 49. Basteranno solo due parlamentari per bocciare le leggi proposte dallo Studio Ovale. A Capitol Hill si è già formata una fronda, con esponenti di spicco, come i senatori John McCain, Bob Corker, Jeff Flake, diventati gli uomini più po-tenti di Washington, dopo Trump. 
Sul versante democratico questa vittoria giunge inaspettata quasi quanto lo era stata la sconfitta di Hillary Clinton. È una traccia da cui ripartire.