la Repubblica, 13 dicembre 2017
Sul biotestamento la minaccia di 30 voti segreti
Roma Il destino di una legge appeso a trenta voti segreti. Quindici oggi, altrettanti domani: è su quelli che si deciderà se il testamento biologico avrà il via libera in questa legislatura. A chiederli, a Palazzo Madama, sono stati senatori di Idea, Forza Italia, Ap, Gal: la galassia del centrodestra che – seppur non in modo compatto – sta lottando contro queste norme. Con Maurizio Gasparri che parla di «obbligo eutanasico» e Maurizio Sacconi convinto che «alcuni cattolici dallo spirito debole potrebbero trovare nell’anonimato la forza per opporsi».
È sui cattolici del Pd che sperano di fare presa. Su quel fronte che a suo tempo lottò per scorporare la stepchild adoption – l’adozione del figlio del partner – dalla legge sulle unioni civili.
Stavolta però è molto diverso. Persone che fecero quella battaglia – come la senatrice pd Emma Fattorini – sono le prime a dire che «questa legge è moderata e saggia» e che «in casi come quelli di dj Fabo non si può parlare di eutanasia». Per quanto avverta sul «rischio di burocratizzare la scelta del medico e sul pericolo che non ci si prenda cura abbastanza, in futuro, degli anziani soli, di chi non può permettersi assistenza e cure». E poi perché ieri, in aula, la maggioranza per la legge ( Pd, Sinistra italiana, Mdp e M5S) si è dimostrata solidissima. Respingendo gli emendamenti – che farebbero tornare la legge alla Camera decretandone la fine – con 90 voti di scarto.
In più, il Pd ha fatto una mossa ulteriore: ha inserito nella manovra di bilancio che sta per essere messa al voto l’emendamento 41.135 che recepisce una delle modifiche presentate al Senato sul biotestamento. Istituisce cioè, stanziando 5 milioni di euro per il 2018, il registro nazionale delle Dat (le disposizioni anticipate di trattamento). Che nel ddl in esame venivano invece raccolte da «registri regionali, laddove istituiti» senza alcuna garanzia di controllo e di privacy. È proprio su questo tema che verte una buona parte dei voti segreti previsti per oggi. Un emendamento in proposito era stato presentato da Lucio Romano, senatore di Democrazia liberale, ma la decisione di intervenire in Finanziaria dovrebbe annullare il rischio che possa passare. Gli altri punti su cui i contrari alla legge si appellano, come dice il leader di Idea Gaetano Quagliariello, alla «coscienza» dei senatori, riguardano il ruolo del medico e la possibilità di fare obiezione. E il rifiuto di considerare «cure», quindi sospendibili, alimentazione e idratazione.
Anche su questo, il senatore Romano ha presentato emendamenti che, con altri tempi, avrebbero potuto trovare il consenso di una parte del Pd. Il primo cambia il termine «disposizioni anticipate di trattamento» in «dichiarazioni», in modo che il medico non debba «rispettarle», ma semplicemente «tenerne conto». Perché, dice Romano, «è insieme che medico e paziente devono fare un certo tipo di scelte». Il secondo rimanda sempre al medico la possibilità di definire come «cura» o meno l’alimentazione e l’idratazione (che possono essere somministrate con metodi più o meno invasivi).
Non c’è tempo però. Qualsiasi modifica vanificherebbe tutto, nonostante i proclami di chi dice di voler solo migliorare il testo. Soprattutto, sembra esserci da parte di Pd, sinistra e M5S, la volontà politica di approvare una legge che tutti considerano un avanzamento sui diritti. Nei giorni in cui un giudice processa il radicale Marco Cappato per aver aiutato dj Fabo ad andare in Svizzera a morire. E in un finale di legislatura in cui il partito di Grillo ha bisogno di portare a casa qualcosa che abbia sopra anche la sua firma (la prima, sul biotestamento, è quella del deputato M5S Matteo Mantero).