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 2017  dicembre 13 Mercoledì calendario

Il padre assente condannato a risarcire il figlio 45enne

Meglio tardi che mai, avrà pensato ieri il procuratore di promesse calcistiche Vincenzo Trani. A 45 anni ha ottenuto dal tribunale di Matera quel che reclamava da un quindicennio: un risarcimento per «privazione della figura paterna». La «figura paterna» consiste nel comandante dei vigili di Tursi, il 67enne Giovanni Sanchirico, il quale, stando alla denuncia, dopo aver riconosciuto le proprie responsabilità verso il piccolo Vincenzo, «negava gli iniziali propositi» trasferendosi a Genova senza più interessarsi del figlio e lasciando alla madre, Anglona Trani, il compito e la fatica (anche economica) di crescerlo. Dei 150 mila euro richiesti «per mancanza di sostegno morale e materiale», il giudice ha stabilito che ne vengano risarciti solo 20 mila per «danno esistenziale». Ma è comunque una sentenza storica, che condanna il mancato sostegno affettivo del genitore al di là dei danni materiali. Tecnicamente, si definisce «illecito endofamiliare»: il padre, comparso nella vita di Vincenzo solo in sparute occasioni (una cerimonia di nozze, e qualche festa di compleanno e laurea), è venuto meno alle proprie responsabilità compromettendo «il compendio della crescita psicofisica» del ragazzo, dato che, secondo il giudice, la figura paterna «costituisce un fondamentale punto di riferimento». Al netto dell’astruso latinorum giuridico («atteggiamento assecondativo», «in chiave equitativa», «non si verte in ipotesi di perdita definitiva»…), la sentenza parlerebbe chiaro: un padre che ha trascurato il figlio, lasciando l’incombenza alla moglie, va condannato. E pare indubbiamente cosa buona e giusta. A essere fiscali, la contabilità non torna del tutto. Stando all’entità del rimborso (l’equivalente di una buona utilitaria), nella borsa dei valori emotivi e psicologici attuali la paternità avrebbe una quotazione risibile: una carezza del padre, sul mercato dei beni di conforto, vale molto meno di una ricarica telefonica… «Quando da bambino e ragazzo lo incrociavo in paese, fingeva di non conoscermi», ha detto Vincenzo Trani, «quella sofferenza me la porterò tutta la vita». Resta da chiedersi perché abbia atteso i 30 anni per reclamare ciò che a conti fatti gli spettava da molto prima. Ma meglio tardi che mai.