la Repubblica, 13 dicembre 2017
«Io, preside-record di tremila studenti»
SEDEGLIANO ( UDINE) Sono friulano, mai fatto drammi. Da quaranta anni faccio il maestro e il preside di campagna. La mia porta è sempre aperta. Purtroppo penso però che sia arrivato il momento di dire che l’attuale concezione della figura del dirigente scolastico e della scuola in Italia è sconvolgente, dannosa e offensiva». Maurizio Driol passa alla scrivania anche il ponte dell’Immacolata. L’Istituto comprensivo di Sedegliano e Basiliano, mezz’ora da Udine, è deserto. Dietro una montagna di carte da firmare, c’è solo lui.
«Lavoro di nascosto – dice – altrimenti mia moglie se ne va. È una follia, lo so: non ho alternative». Da inizio dicembre il preside Driol detiene un record nazionale senza precedenti: dirige 29 scuole in 11 Comuni diversi, 3200 alunni, oltre 450 insegnanti, amministrativi e collaboratori.
Copre un’area di una quarantina di chilometri. Saltando tra Majano, San Daniele e Mereto di Tomba, ogni giorno trascorre ore in auto, mangiando al volante crackers e il panino fatto a casa. La reggenza non prevede il rimborso di chilometri e pasti.
In tutto il Paese sono centinaia i presidi-nomadi che escono alle 7 e rientrano alle 23 pur di non lasciare paesi e quartieri senza scuole. Per l’esattezza: quasi 2750 istituti pubblici sono “in reggenza”, dopo i pensionamenti a fine 2018 saranno 3200, la metà del totale. «Ci hanno lasciati soli, ridotti a impiegati passacarte – dice Driol –. I termini “dirigente”, o “manager”, mi fanno ridere. I presidi erano intellettuali, letterati o scienziati, la crema dell’istruzione. Oggi non abbiamo il tempo nemmeno per conoscere alunni e studenti, docenti e genitori». Il disastro, dall’inizio del Duemila, con il susseguirsi di riforme e contro-riforme scolastiche, demolite da tagli di bilancio e paralisi del concorsi.
Abolito il “preside incaricato”, è subentrato il “dirigente reggente”. Doveva essere un’eccezione per fronteggiare le emergenze: si è trasformato nella regola. Tre anni fa è stata abolita anche la figura del vice-preside, sostituita dal “collaboratore del dirigente”. «I ragazzi e i docenti sono gli ultimi a cui si è pensato» continua Driol.
«L’unico obbiettivo è risparmiare: un preside di ruolo costa 4-5 mila euro lordi al mese, un reggente circa 700. Quando i partiti promettono di tagliare le tasse, non si pensa all’impatto reale sulla vita di ognuno». L’ultimo concorso per presidi risale al 2011. Il prossimo, grazie alle legge sulla “buona scuola”, è stato finalmente bandito. Nella prima settimana le iscrizioni sono state oltre 4 mila, presto si sfonderà quota 10 mila per i 2900 posti del corso di idoneità. I nuovi dirigenti di ruolo non sono attesi prima di due anni.
«Nel frattempo – dice Driol – operare resta una finzione. In 29 scuole sono l’unico responsabile: didattica, privacy, trasparenza, appalti, supplenze. Perfino la sicurezza: pensa sia possibile garantirla personalmente e ogni giorno in 29 istituti?».
Il caso-Sedegliano è estremo, ma non isolato. In Piemonte un preside del Canavese è arrivato a dirigere 27 scuole in 21 Comuni.
Tra le province lombarde di Cremona e Brescia ci si è fermati a una reggenza per 21 istituti, in Liguria a un dirigente per 13 scuole. In Veneto i presidi-nomadi sono 135, in Italia 1233.
«La giornata – dice Driol – viene bruciata tra spostamenti e pratiche assolte al computer, senza vedere nessuno. Invece un preside dovrebbe stare con gli insegnanti, ascoltare alunni e studenti, dialogare con le famiglie, studiare per aggiornarsi.
Quadrimestri e fine anno, tra giudizi e saggi di classe, sono tremendi. Le supplenze “a scadenza”, sono uno scandalo che dura da diciassette anni. Basta il buonsenso per capire che nelle scuole servono figure intermedie, come e vice e vicari, che le sostituzioni devono essere tempestive e stabili. Lo dico perché indifferenza e disprezzo verso l’istruzione pubblica mi fanno stare male». Questo friulano “preside di campagna”, va detto, a due anni dalla pensione non avrebbe mai voluto «finire sul giornale». Il record della reggenza in 29 scuole non l’ha reso orgoglioso, l’ha «consegnato alla tristezza». Anche oggi, correndo tra Forcaria e Ragogna in un giorno festivo, pensa di fare «solo il mio dovere». «Segnalo pubblicamente i fatti – dice Maurizio Driol – perché di mezzo c’è la pelle dei figli di tutti. Una società implode, se non li cura come il suo unico tesoro».