la Repubblica, 13 dicembre 2017
Vitalizi, undici proposte ferme da mesi al Senato
ROMA «Renzi? Gli ho parlato anche stamattina. La mia non è una battaglia personale: esprimo la linea del partito». Matteo Richetti, portavoce del Pd, non arretra di un millimetro. Anche quando la battaglia di cui parla, quella sul taglio dei vitalizi, è già persa. Ma sulla responsabilità della sconfitta va in scena il primo vero scontro elettorale fra Matteo Renzi e Pietro Grasso. Perché Richetti, dopo aver sentito il segretario, insiste: «Renzi ha espresso più volte il suo favore per la riduzione dei vitalizi. Toccherebbe ai gruppi parlamentari adeguarsi. Quello della Camera l’ha fatto, sostenendo il provvedimento che è stato approvato, quello del Senato no». Però il fedelissimo dell’ex premier va oltre la critica a Zanda e ai colleghi di partito che stanno a Palazzo Madama: «C’è una responsabilità politica dei gruppi – dice Richetti – ma anche del presidente del Senato. Gli basterebbe un minuto per mettere all’ordine del giorno del consiglio di presidenza una semplice delibera che contiene i tagli, rendendo superflua pure la legge. Ma non lo fa. È legittimo chiedere quale sia la posizione di Grasso su questo tema?».
Pietro Grasso preferisce non rispondere. Ma c’è un’alzata di scudi in sua difesa di deputati e senatori di Liberi e Uguali, che accusano Richetti di volere scaricare sul presidente del Senato le divisioni del Pd.
Fra i dem gli “ultrarenziani” come Davide Faraone insistono: «Noi siamo per eliminare questo privilegio». Ma il tempo è scaduto e a Palazzo Madama i ( tanti) contrari al taglio tacciono. Ad eccezione di Ugo Sposetti: «La legge si è arenata? Ha vinto il buon senso. È stato sventato un attacco alle istituzioni. Che vi hanno fatto Macaluso ed Emma Bonino? Fa ridere questa battaglia contro i nonni...».
In questo scenario l’ultimo tentativo al Senato lo faranno i M5S. Rilanciando una proposta di delibera depositata già a maggio dalla grillina Laura Bottici: prevede proprio il ricalcolo delle “pensioni” dei parlamentari con il criterio contributivo. E in ufficio di presidenza giacciono da mesi altre dieci proposte che colpiscono il sistema dei vitalizi. Le firme? Calderoli (Lega), De Poli ( Udc), Petraglia ( Si). Tutte congelate in attesa di due pareri di altrettanti giuristi chiesti a fine giugno. E fermate proprio perché nel frattempo la commissione Affari costituzionali del Senato ha cominciato ad affrontare la legge Richetti proveniente dalla Camera.
Morale: non si è fatta la delibera e neppure la legge per tagliare i vitalizi. «Inutile girarci attorno: al Senato non ci sono né il clima né le condizioni per approvare queste norme: la legislatura è finita», sintetizza il questore Francesco Scoma (Fi).
Unica certezza: salvi tutti i 2.600 vitalizi erogati da Camera e Senato. L’unico a perderlo, alla fine, sarà Vittorio Sgarbi, che ha appreso ieri dagli uffici della Camera che non può cumulare l’assegno da oltre 5 mila euro con l’indennità che gli spetta quale neoassessore alla Regione Siciliana.