La Stampa, 12 dicembre 2017
Tedoforo robot verso PyeongChang. I Giochi fanno uno scatto nel futuro
Hubo ha scelto la via più complicata per passare la fiaccola all’amico Ho Jun-ho, ha spaccato un muro con una mano e gliel’ha fatta arrivare con l’altra: voleva farsi notare.
Sotto il capellino con il pon pon giallo un umanoide fornito di occhio a telecamera, i movimenti a scatti ma già ben assemblati, simbolo di una Olimpiade fatta di tecnologia e futuro, fatta dai coreani che stanchi di discorsi sui vicini irrequieti e di messaggi trasversali su paure che paralizzano la vendita dei biglietti, spingono sull’acceleratore. E ci danno un’anteprima di come sarà il mondo tra qualche anno. Almeno di come sarà secondo loro e con le facce del mondo perse dentro gli schermi degli smartphone hanno avuto ragione.
Pubblico all’avanguardia
Chi si presenta ai Giochi di PyeongChang sarà accolto all’aeroporto di Seul dagli impiegati LG, stanno lì da un paio di anni, non sono entrati in servizio per le Olimpiadi e sono un prototipo base dell’aiuto informatico. Scannerizzano i biglietti, dicono dove ritirare i bagagli, dove trovare le coincidenze, come raggiungere il centro, cambiano lingua a seconda della domanda che gli viene fatta e hanno un database di risposte. Ma ancora si muovono su rotelle, nessuna sembianza umana. Stiamo praticamente nell’antichità.
Si cresce di livello con hostess e steward sparsi per gli impianti olimpici. Una squadra di volontari aggiunti «ideale per i selfie», almeno così dicono le istruzioni di lancio. Furo non è pensato solo per gli scatti dei turisti però: fornisce una dettagliata programmazione, aiuta a pianificare giornate e spostamenti, a incrociare la finale di pattinaggio maschile con la discesa femminile e calcola i tempi di spostamento, la sosta per il ristoro, consiglia i mezzi, può pure occuparsi delle prenotazioni. Saranno solo esemplari di prova, non basteranno certo a soddisfare le richieste di tutti però circolano, si mischiano, mostrano l’orizzonte del possibile. E c’è di più.
Copertura 5G per una rete wireless mai vista prima e definizione di immagine che promette di catturare l’espressione dei bobbisti mentre scendono a 135 km all’ora. Telecamere piazzate ovunque e riconoscimento facciale attivato, l’evoluzione e la privacy non si muovono proprio in sincrono. Droni a piovere e accordi con gli sponsor proiettati nel domani. La carta di credito ufficiale lancia pure i guanti contactleless per pagare rapidi senza nemmeno estrarre il portafoglio. Perderli diventa problematico.
La sfida all’avanguardia di solito è in pista o sul ghiaccio: nei materiali, leggeri e capaci di garantire velocità mai raggiunte prima, nelle tute aerodinamiche di chi salta sugli sci, nei completi frangi aria di chi si dedica al pattinaggio di velocità, ma stavolta ci si muove in un’altra direzione. È il pubblico che testa una realtà alternativa o virtuale come succederà in postazioni al parco olimpico per immergersi a 360 gradi in gare appena viste. Nel ruolo del protagonista.
Gli organizzatori sono espliciti fin dallo slogan: «Collega la tua passione». Aggiungeranno anche un pizzico di tradizione, a partire dalla cerimonia, ma la Corea, a differenza della Cina, non vuole proiettare la gloria che fu dentro i richiami a Cinque Cerchi, intende promuovere la propria specialità. Hubo e i suoi fratelli.