la Repubblica, 12 dicembre 2017
Arrigo Sacchi: «Allegri alimenti le sue stelle nel nostro calcio costipato. Di Francesco è già maestro»
ROMA Arrigo Sacchi, l’urna è stata gentile con le italiane?
«Abbastanza. Anche se le nostre squadre danno il massimo quando incontrano avversari di grande nome. Alla Roma poteva andare molto peggio ma non c’è da stare sereni, lo Shakhtar è ottimo. Il vantaggio è che la Roma non è una squadra tipicamente italiana: ha messo al centro del progetto il gioco, Di Francesco è uno dei pochi maestri di calcio, gioca un futbol moderno. Cerca il dominio, è “ottimista”. Se non lo sei inibisci la tua qualità».
Giocare a febbraio a Kharkiv può essere un handicap?
«Quando in Italia è molto caldo non diciamo mai che sia condizionante per le altre, no? Il timore è un altro: Roma a volte ti porta al rilassamento, questo sarebbe un guaio, lo Shakhtar è pericolosissimo, ha sorpreso anche il Napoli. Non hanno nomi famosi, ma è moderno, ha giocatori di grande abilità tecnica e gioca un calcio offensivo, come tutte le grandi squadre».
Anche la Juventus lo è.
«Ha un grandissimo allenatore tradizionale. Che sviluppa in modo elevato l’ortodossia del calcio italiano. E lo dice chiaro. È un vincitore a cui non interessa essere protagonista. La Juve è la più forte della serie A, ha i calciatori più forti ma non sempre li alimenta. A me piace chi è disposto a rischiare: è nel rischio l’inizio dell’avventura.
Churchill diceva che cambiare non equivale a migliorare, ma per migliorare serve cambiare».
Ma è l’unica italiana arrivata in fondo negli ultimi anni.
«È andata in finale tante volte, ne ha vinte due. Ma non sempre mi ha convinto. È il club più competente e organizzato del mondo, con il Real. Mi piacerebbe uscisse dall’idea settantennale del nostro Paese: ne ha i mezzi».
Il Tottenham è al suo livello?
«Ha fatto benissimo, è squadra piena di talenti giovani, gioca un calcio propositivo, ha un campione come Kane. Ma la Juve ha altri valori. A livello europeo il Tottenham non esiste. Gioca bene, ma quando c’è da stringere fatica, mentre la Juve è campione del mondo a farlo».
Alle italiane manca un pezzo.
«Mi è dispiaciuto per il Napoli. È squadra internazionale, ma ha il limite di voler spendere molto poco. Le idee contano più dei soldi, ma così è difficile: la Champions è terribile, contro il City consumi un 25% in più di quanto consumi nelle partite italiane».
Ora a Sarri resta l’Europa League. Può vincerla?
«Il Napoli ha speso tanto mentalmente, giocando a livelli a cui non è abituato. In più ha avuto sfortuna. Con gli infortuni e a pescare il Lipsia, che gioca a ritmi vertiginosi, praticando un calcio totale, con intensità, ma commettendo qualche errore difensivo. Solo in Italia giochiamo un calcio costipato».
Sarà l’idea di calcio che proporrà al Milan Gattuso?
«Non conosco Gattuso come allenatore, lo conosco come uomo stupendo, è stato anche mio inquilino. Rolland diceva: “Eroi sono tutti coloro che fanno quello che possono”. Gattuso farà quello che può, dipende se lo faranno anche i giocatori. Se in una Ferrari non metti benzina, arriva prima una cinquecento».
In Europa ripartirà dai bulgari del Ludogorets.
«Io i bulgari li ho sempre battuti. Il Vitosha col Milan, il Cska con l’Atletico. E in nazionale, nel ’94, ai Mondiali la migliore squadra che abbiano mai avuto».
Anche la Lazio la lega al suo passato: la Steaua Bucarest.
«Mi ricorda Alfredo Belletti, bibliotecario di Fusignano, una cultura infinita: mi ha iniziato lui al calcio. Per la finale con la Steaua a Barcellona vennero tanti amici, tutti col trolley: lui aveva solo un sacchetto con slip e spazzolino. Trovarono camere all’hotel Princesa, 600mila lire a notte. Gli amici volevano fare una passeggiata alle Ramblas e lui rispose: devo ammortizzare la spesa, mi metto a letto e non vengo nemmeno allo stadio. Poi venne e fu felicissimo».
Il sorteggio peggiore è capitato forse all’Atalanta.
«Merita di essere studiata, e loro sì che sono eroi. In una città dove c’è una simbiosi bellissima tra tifo e squadra. Tanto di cappello a Gasperini. Non mi pare che il Borussia vada fortissimo, anche se la Bundes non la guardo più senza Ancelotti e Guardiola. Pep aveva innalzato il livello non solo del Bayern, ma dell’intero campionato».
A proposito: crede che la Champions la vincerà il City?
«Dopo la vittoria sullo United ho scritto a Guardiola: “La differenza l’ha fatta il gioco”. Se vinci con l’affermazione delle tue idee hai la storia davanti».