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 2017  dicembre 12 Martedì calendario

Lotta tra gli eredi di Mandela nel Sudafrica della corruzione

Un uomo che è stato in passato una grande guida di uomini, un rivoluzionario, e oggi appare imbolsito dagli anni e dai milioni eppure ancora in cerca di rivincita. Una donna che ha esercitato ruoli di notevole potere, e tuttavia vede adesso le sue chance affidate soprattutto al fatto di essere “moglie di”, o più precisamente “ex moglie di”. Sono i due protagonisti del grande dramma collettivo che andrà in scena questo fine settimana nei pressi di Johannesburg. Chi uscirà vincitore sarà il nuovo leader dell’African National Congress, il partito che fu di Nelson Mandela e governa ininterrottamente il Sudafrica da quasi un quarto di secolo. E diventerà, con ogni probabilità, il prossimo capo dello Stato alle elezioni del 2019.
Il congresso dell’Anc è un evento davvero straordinario: riunirà oltre cinquemila delegati per cinque interi giorni, a partire da sabato prossimo. Una città politica, nelle cui mani è il futuro di una Paese da tempo in crisi, scontento, frustrato. Il presidente attuale, Jacob Zuma, è al suo secondo e ultimo mandato, non può ricandidarsi. Il suo lungo crepuscolo è segnato da una ridda di cause per corruzione, dal declassamento dell’economia ad opera delle agenzie di rating, da ripetute mozioni di sfiducia in Parlamento.
Dunque si cambia. I candidati sono nove, ma la lotta – salvo colpi di scena – è ristretta a due. Cyril Ramaphosa ha 65 anni, attualmente è vicepresidente del Sudafrica. È un ex sindacalista, oggi ricchissimo uomo d’affari: la sua fortuna è stimata a 450 milioni di dollari. L’uomo che negli anni ’80 portò in piazza centinaia di migliaia di minatori affrettando la fine dell’apartheid, siede oggi nei consigli d’amministrazione delle maggiori compagnie minerarie. Tra queste la Lonmin, in uno dei cui impianti fu compiuto cinque anni fa il più sanguinoso massacro di lavoratori in sciopero dell’era del Sudafrica democratico. Ramaphosa era coinvolto e la sua sopravvivenza politica fu a lungo in forse. Si presenta ora al congresso forte della maggioranza dei consensi espressi dalle sezioni del partito. Controlla dunque, in teoria, la maggioranza dei delegati: ma il voto è segreto e la battaglia interna feroce.
Nkosazana Dlamini, classe 1949, ha un curriculum formidabile. Laureata in medicina, è stata tre volte ministraDal 2012 a quest’anno è stata la prima donna presidente dell’Unione Africana. Ma molti in Sudafrica sono convinti che il vero fondamento del suo potere risieda nella seconda parte del suo cognome: Zuma. Nkosazana Dlamini-Zuma è l’ex moglie dell’attuale presidente ed è la candidata della sua fazione all’interno dell’Anc.
Sia Cyril che Nkosazana hanno molti cadaveri nell’armadio: lui il massacro di Marikana, lei quelli di migliaia di vittime dell’Aids che da ministro della Sanità affidò alla cura dello pseudo- farmaco Virodene. Lui promette il cambiamento ma siede sazio su una montagna di dollari; lei aspira ad essere la prima donna presidente usando leve di potere del suo ex. Entrambi simulacri di un partito in crisi, forse gli ultimi eredi diretti di Mandela prima che una leva completamente nuova si affacci infine al vertice del più potente Paese dell’Africa australe.