Libero, 10 dicembre 2017
Zenga, il mister Peter Pan che se ne va sempre prima
Gli esami non finiscono mai, diceva quel tale, ma come spesso capita per queste massime evergreen, mica è così per tutti. Funziona così per quelli a cui il mondo, a un certo punto, applica un’etichetta, per una serie di fatti o di parole che diventa poi impossibile da strappare. Walter Zenga è stato etichettato da mo’, e non solo con l’effigie dell’Uomo Ragno, che alla fine ha fatto pure la sua fortuna: dal mondo del calcio, e non solo, viene considerato oltre che un ex grandissimo portiere, uno dal carattere particolare, uno che sul volto ha una scritta tipo quella stampigliata su certi scatoloni, «maneggiare con cura». Insomma quello di cui non ti puoi fidare al 100%.
E a quanto pare non sono servite, in 20 anni tondi tondi in cui una panchina ha preso il posto di pali e traversa, tante prove in cui l’idolo (al presente, non ex) di generazioni di interisti abbia dato buona prova di sé come tecnico, come guida di un gruppo di uomini chiamati a calciare un pallone. Eppure, siamo ancora qui: mister WZ ricomincia per l’ennesima volta, in questo caso da Crotone, e tutti lì già con il sopracciglio alzato, alla Ancelotti: non bastassero certi critici ufficiali, è sufficiente buttare un occhio ai social, dai quali Zenga non casualmente si è già escluso all’epoca della sua ultima esperienza nostrana, alla Samp, nel 2015. Una delle tante volte in cui, fatta eccezione per un brutto scivolone in avvio nei preliminari di E-League, il portierone delle notti magiche (e una tragica, e anche lì se la sono presa tutti con lui) galleggiava sereno in classifica e nelle aspettative del club, (12 partite in A e 16 punti) e invece a un certo punto, zac, via: e al suo posto dentro Montella, con i blucerchiati che rotolano giù e si salvano praticamente alla penultima giornata.
E più o meno è sempre andata così, la schedina di carriera da Almanacco Panini o se non siete vetusti di Wikipedia di mister Zenga fa venire il mal di testa, 17 squadre (Crotone compreso) dal 1998 ad oggi, solo due volte si è fermato in un posto per più di una stagione: uno è stato a Catania, doppia salvezza da subentrato il primo anno e con la pipa in bocca nel campionato seguente. Poi va beh, il Palermo, Zamparini, eccetera. In tutto questo turbinio di panche e sentenze, la morale è che alla fine lui, Zenga, è stato quello più calmo di tutti: a differenza di qualche collega superbig, condottiero di supersquadre, ha da tempo fissato il suo centro di gravità permanente in una bellissima famiglia (la moglie Raluca, i due figlioletti) e in un bellissimo posto, Dubai. Per proporsi, negli intervalli forzati dai presidenti, ha anche spedito in giro dei curriculum, come farebbe ciascuno di noi: procuratori e amici degli amici non abitano nei pressi degli Emirati Arabi. Quando qualcuno ha bisogno di mani capaci, spalle larghe e pretese terrestri, arriva una telefonata e stavolta è arrivata da Crotone: «Non cercavo un contratto, ma un’opportunità», ha spiegato presentandosi. A 57 anni, posto del tempo in cui già molti che non hanno la sua storia viaggiano per inerzia. Si ricomincia da Reggio Emilia, Sassuolo, scontro salvezza. Vai con il nuovo episodio, Uomo Ragno, e buona fortuna.