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 2017  dicembre 09 Sabato calendario

Dentro la bolla delle monete virtuali c’è un tesoro per le piccole imprese

Allacciate le cinture. Anzi fatene pure a meno se, allettati dal miraggio di facili e ricchi profitti, volete puntare sul Bitcoin. Tanto la rapidità con cui la moneta elettronica sale e può scendere è tale che non c’è precauzione che tenga. Basti dire che ieri il Bitcoin è salito fino a sfiorare i 20mila dollari per poi scivolare a 15.900 in un’ora soltanto. Altro che selvaggio West. Da domenica, ore 17, però, si cambia: prendono il via i futures sui Bitcoin sotto il controllo degli “sceriffi” del Cme di Chicago, la Borsa ufficiale dei derivati. Ma attenzione. Non solo perché non basta uno sceriffo a trasformare un saloon in un tempio, ma perché tra i primi ad approfittare del mercato ufficiale saranno i fortunati che hanno comprato i Bitcoin quando valevano mille dollari o meno che realizzeranno guadagni giganteschi lasciando il cerino in mano agli ultimi arrivati. 
Basta questo a giustificare lo scetticismo di molti addetti ai lavori. Ma non è il caso di confondere con il Bitcoin con il Fintech, la rivoluzione digitale che sta per sconvolgere l’attività delle banche. E la vita di tutti noi. Anche grazie ad una direttiva europea, la Psd 2, che da metà gennaio metterà a disposizione del mercato, con il benestare dei clienti, il patrimonio di dati detenuti dalla banca. Le conseguenze? «Amazon, tanto per fare un esempio, potrebbe entrare nel mercato dei mutui con prodotti standard a costo ridotto. In cambio, gli istituti di credito si specializzeranno sui prodotti più sofisticati». A tracciare questo è Marco Berini, già manager di punta di Unicredit, uno dei personaggi chiave dell’innovazione del mondo bancario in Italia, che da qualche mese dirige la consociata italiana di Finleap, colosso tedesco del Fintech (13 società lanciate in meno di tre anni) che ha scelto l’Italia per inaugurare la sua espansione oltre Reno. «L’Italia», spiega, «sta recuperando in fretta il ritardo su Germania o Regno Unito. Oggi il gap si è ridotto a tre anni. Da noi, poi, la manca la materia prima, cioè i giovani di talento. 
Continuiamo a mandare ragazzi a Berlino che sono molto apprezzati. Semmai mancano occasioni di lavoro interessanti». Ma l’Italia, continua Berini, è anche un terreno ideale per applicare la direttiva alle piccole e medie imprese, il cuore della nostra economia. «Prendiamo il problema principale delle partite Iva, 2,7 milioni di potenziali clienti. È possibile mettere a punto un sistema che consenta ad una banca di anticipare il pagamento delle fatture, grazie ai dati delle controparti». Oppure di fornire ad un commerciante piuttosto che ad una pizzeria un’analisi del flusso della clientela (sua e dei concorrenti) con la precisione oggi consentita solo a Mc Donald’s o ad altri giganti. Non è fantascienza, ma quanto si sta mettendo a punto in una fabbrica del futuro, il Fintech District, un palazzone di 13 piani nel cuore di Isola, ex quartiere operaio della vecchia Milano, creato da Banca Sella per offrire ai principali operatori fintech la possibilità di lavorare insieme ed attrarre nuovi investimenti, un po’ come capita nel londinese Level 39 o alla Station F di Parigi. In posti del genere hanno preso forma in giro per il mondo le blockchain, ovvero le catene di dati su cui corrono i bitcoin, la moneta nata per semplificare i pagamenti che si è trasformata in una bizzarra e sfrenata speculazione, un po’ come accadde ai tulipani nell’Olanda del Seicento. Ma non sarà l’avidità a bloccare la corsa del digitale, così come la bolla del Duemila non ha cancellato Internet. Berini ne è sicuro: «Il top management delle banche, stressato dalla crisi, ha capito che c’è un problema di trasformazione cui il Fintech può dare una risposta».