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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Diventare maggiorenne a 28 anni. Balotelli a Nizza non è più un bluff

Adesso che sta trascinando il Nizza con i suoi gol, Mario Balotelli ha scoperto l’arte di essere un leader. È ancora presto per capire se siamo davanti alla sua consacrazione, ma intanto è confortante vederlo esultare ai suoi gol come fanno i comuni mortali. È di sicuro un buon inizio per uno che era abituato a celebrare un gol con la stessa faccia di chi ha avuto un lutto. Con la rete su punizione segnata al Metz sabato sera, SuperMario è andato in gol per la terza partita consecutiva, raggiungendo quest’anno già 13 reti in 18 presenze totali (4 in Europa League, 8 in Ligue 1 ed 1 nei preliminari di Champions). Superare i 17 gol realizzati la scorsa stagione sembra un obiettivo ampiamente alla sua portata. L’impressione è che l’ex enfant prodige abbia deciso che a 28 anni è arrivato il momento di lasciarsi il passato alle spalle, una passato pieno di errori, cadute, scorrettezze, musi lunghi e occasioni perse.
Perfino la stampa francese, dopo la doppietta allo Zulte Waregem in Europa
League (che lo vedrà protagonista stasera contro il Vitesse), lo ha definito «finalmente maggiorenne». Eppure, soltanto un anno e mezzo fa, Balotelli sembrava un giocatore finito. Il suo ritorno al Milan nel 2015 era stato un completo fallimento: in 23 partite con i rossoneri segnò solo 3 gol, 2 dei quali siglati in Coppa Italia contro l’Alessandria, finché a fine stagione non fu rispedito al Liverpool. Il tecnico tedesco Klopp, che non aveva alcuna intenzione di riaccoglierlo nello spogliatoio, gli consigliò di cercarsi un’altra squadra. E quando il Nizza si fece avanti, gli inglesi, pur di non vederlo mai più, lo diedero via gratis. 
A giudicare dai numeri, il club della Costa Azzurra ha fatto un vero affare. L’esilio in Francia ha avuto su di lui lo stesso effetto che hanno gli spinaci per Braccio di ferro, lo ha reso un giocatore diverso, più maturo e responsabile. La metamorfosi di Mario è sotto gli occhi di tutti: lavora per la squadra, si sacrifica di più, partecipa alla manovra, va in pressing sugli avversari. Gli impulsi autodistruttivi che hanno contraddistinto la sua carriera non sono certo spariti, ma forse questo non accadrà mai. Poco meno di un mese fa si è fatto cacciare dall’arbitro per aver rincorso e poi falciato un avversario che gli aveva rubato la palla. Il tutto a una manciata di secondi dal fischio finale di una partita vinta proprio grazie a un suo gol. Tanto per non farsi mancare nulla, mentre i compagni cercavano a fatica di farlo uscire dal terreno di gioco, SuperMario ha pure sferrato un bel pugno sulla panchina degli avversari imbufaliti. Ecco perché, per limitare al minimo le balotellate e limare certe spigolature caratteriali, l’allenatore dei transalpini Lucien Favre non gli ha mai risparmiato critiche pesanti, talvolta anche in pubblico. Eppure, il ribelle che si prese un calcione da Totti e fece a botte con Mancini sembra cambiato, magari c’entra il fatto di essere diventato papà per la seconda volta. Dopo Pia, la bimba di quattro anni avuta dall’ex compagna Raffaella Fico, due mesi fa è arrivato anche Lion, un maschietto. «La famiglia è la cosa più importante per me», ha ammesso l’attaccante in un’intervista a France 3. «Diventare papà mi ha responsabilizzato: adesso faccio una vita molto casalinga». 
Del resto, basta vedere la cronologia delle foto che pubblica su suoi profili social: i selfie con i suoi bambini hanno preso il posto delle vecchie immagini con belle donne e macchine sportive. Qualche giorno fa, ha pubblicato una sua vecchia foto con la maglia della Nazionale, segno che il desiderio di tornare in azzurro è ancora forte. Dopo tre anni di assenza, potrebbe essere arrivato il suo momento. «Per me l’Italia rimane un sogno, sarò sempre fiero di farne parte», ha dichiarato SuperMario pochi giorni fa. A 28 anni non è mai troppo tardi.