la Repubblica, 10 dicembre 2017
Quelle onde che misurano l’amore
ROMA Quando madre e figlio si guardano negli occhi, o quando una coppia si stringe per mano, i battiti cardiaci si sincronizzano e i movimenti si armonizzano. Ma non solo. Se qualche curioso si mettesse a spiare dentro al cervello (come i primi esperimenti hanno iniziato a fare), osserverebbe anche che gli impulsi elettrici dei neuroni iniziano ad assumere la stessa lunghezza d’onda.
Un primo esperimento, condotto a Bilbao dalla Fondazione per le scienze basca e uscito un anno fa su Scientific Reports, ha notato che due perfetti sconosciuti, quando iniziano a parlare, producono onde cerebrali tanto più simili quanto più la loro conversazione è intensa e partecipata.
Suzanne Dikker dell’università di New York ha voluto ripetere il test in una classe di liceo della città (i risultati sono usciti su Current Biology a maggio).
Dodici ragazzi, piuttosto divertiti, hanno indossato i caschetti con gli elettrodi per misurare l’attività cerebrale durante 1e lezioni, rivelando quali insegnanti erano più coinvolgenti e con quali compagni amavano di più svolgere attività di gruppo.
Come una sorta di macchina della verità sociale, l’esperimento potrebbe risultare addirittura imbarazzante. A Cambridge, il 28 novembre scorso, le onde “rivelatrici” hanno invece mostrato tutto il potere dello sguardo di una madre verso il figlio. Un bimbo di pochi mesi, oltre ad aumentare i vocalizzi, agganciava le sue onde cerebrali a quelle della mamma quando lei lo fissava negli occhi cantandogli una filastrocca.
L’esperimento (nella foto in alto) è stato pubblicato da Pnas.
La settimana scorsa, infine, su Scientific Reports è apparso il più recente fra questi studi. Coppie di conviventi e coppie di sconosciuti, impegnati in una piacevole conversazione, hanno mostrato attività cerebrali assai diverse, con le prime molto più sincronizzate, soprattutto durante lo scambio di sguardi o di carezze. Non è necessariamente amore – precisa lo studio – quanto consuetudine, capacità di prevedere le reazioni dell’altro, il sentirsi a proprio agio all’interno di una relazione.
Essere in sintonia ed essere sulla stessa onda non sono dunque solo modi di dire. «Possiamo pensare ai neuroni del cervello come alle formiche di un formicaio», spiega Pier Paolo Battaglini, neuroscienziato del Centro interdipartimentale “Brain” dell’università di Trieste. «Quando sono incolonnate per riempire i loro magazzini di cibo sono in sincronia. Ma se qualcuno distrugge il loro formicaio, iniziano a muoversi freneticamente per fronteggiare il pericolo». Nel nostro cervello ogni neurone può produrre un segnale elettrico che viene registrato dall’elettroencefalogramma e disegnato con un tracciato a forma di onda. Negli esperimenti raccontati sopra era stato usato un casco con degli elettrodi, un metodo che non disturba troppo una conversazione o una lezione. «Le onde cerebrali, in un singolo individuo, si dicono sincronizzate quando sono regolari», prosegue Battaglini. «È il caso delle fasi di veglia vigile, quando siamo in uno stato di sicurezza e tranquillità. Nel caso del formicaio, è il momento in cui le formiche si incolonnano per riempire il loro magazzino, marciando tutte insieme».