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 2017  dicembre 11 Lunedì calendario

Cartier e Tiffany boicottano le gemme del genocidio

LONDRA, REGNO UNITO Le chiamano «le gemme del genocidio». Sottinteso: dei Rohingya. Tra i grandi brand del gioiello è partito il boicottaggio dei rubini e degli zaffiri della Birmania: le miniere da cui vengono estratti appartengono direttamente o indirettamente ai militari di Myanmar, nome ufficiale della Repubblica dell’Asia sudorientale guidata dalla premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. La repressione nei confronti dell’etnia di religione musulmana da parte delle forze armate ha provocato condanne internazionali, dall’Onu fino a papa Francesco.
Ora anche l’industria delle pietre preziose partecipa alle proteste.
Due delle marche più importanti, Cartier e Tiffany, annunciano che non acquisteranno più zaffiri e rubini da Myanmar. Si vedrà se al boicottaggio, scrive il Sunday Times di Londra, si unirà anche Bulgari: il domenicale inglese ricorda che all’ultimo festival di Cannes la top model Bella Hadid (foto) indossava uno zaffiro birmano da 180 carati firmato dal gioielliere italiano. Gli intenditori le riveriscono come gemme di un colore e lucentezza senza uguali.
Nell’ex colonia britannica una pietra da 1 carato può valere 7.500 sterline: e la nuova collezione parigina di Van Cleef & Arples, altro famoso designer, contiene una collana tempestata di rubini della Birmania che pesa 567 carati (fanno circa 4 milioni e mezzo di sterline).