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 2017  dicembre 11 Lunedì calendario

Dietro le quinte del Premio Nobel

Grazie di aver provato a farmi sembrare rispettabile!», scherza l’economista americano Richard Thaler indossando il frac per la cerimonia di consegna dei premi Nobel che si è svolta ieri, come da tradizione, alla Konserthuset, nell’anniversario della morte di Alfred Nobel. Introdotti dalla musica della Royal Stockholm Phiharmonic Orchestra e dalle parole del Presidente della Fondazione Nobel, salgono sul palco per ricevere il diploma e la medaglia d’oro con l’effigie di Alfred Nobel, dalle mani di Sua Maestà il re di Svezia Carlo XVI Gustavo, i vincitori del 2017 per la fisica (Rainer Weiss, Barry Barish e Kip Thorne), la chimica (Jacques Dubochet, Joachim Frank e Richard Henderson), la medicina (Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young), la letteratura (Kazuo Ishiguro). E, appunto l’economia a Richard Thaler. E, sempre come vuole la tradizione, tutti i premiati e i loro ospiti si sono poi trasferiti nella cosiddetta “Sala Blu” della Stadshuset, il Municipio di Stoccolma, per il banchetto, i discorsi di ringraziamento, i brindisi al sovrano e ai Nobel.
È il culmine di una settimana di festeggiamenti e impegni che nessuno dei premiati dimenticherà mai. Accompagnati da un autista personale e da un funzionario diplomatico svedese, hanno partecipato a ricevimenti, visite e concerti. Hanno donato un oggetto o ricordo della propria carriera che sarà in seguito esposto al Museo Nobel, nel cuore di Gamla Stan, la città vecchia. Ma soprattutto hanno fatto onore all’unico vero obbligo per i vincitori: tenere una conferenza aperta al pubblico. Tutti gli scienziati hanno scelto di parlare della scoperta per cui hanno vinto: la rilevazione delle onde gravitazionali, la microscopia crioelettronica, i meccanismi molecolari del ritmo circadiano.
Non è tuttavia obbligatorio parlare del proprio contributo.Nel 1908 il fisico Ernest Rutherford, con un suo tipico colpo di teatro, approfittò dell’occasione per annunciare una nuova scoperta. Nel 1962, due dei vincitori per la medicina Watson e Crick evitarono accuratamente di parlare del Dna, forse anche per evitare di dover commentare il contributo della collega e rivale Rosalind Franklin, scomparsa quattro anni prima e mai presa in considerazione per il Nobel.
Ma è durante il ricevimento che si tiene al Nordiska Museet la sera precedente alla cerimonia, che si intercettano commenti, emozioni, tic e battute degli ospiti. Thaler, per esempio, attorniato da un capannello di ospiti, scandisce la sua ricetta per un discorso di successo: «La regola base è quella di partire con qualcosa di divertente». Così ha iniziato la sua conferenza dapprima facendo finta di parlare anche lui delle onde gravitazionali; poi ha mostrato una ciotola di anacardi per spiegare il concetto di nudge (spinta leggera). Anni fa a una cena a casa sua, per evitare che gli ospiti si abbuffassero prima del pasto, Thaler tirò bruscamente via la ciotola di noccioline e constatò la reazione positiva dei commensali.
Oppure Ishiguro reggendo in mano il calice di champagne ancora pieno, attorniato da ospiti giapponesi, commenta il concerto della sera prima parlando di jazz svedese con una signora sotto lo sguardo vigile dell’assistente che la Fondazione Nobel gli ha assegnato. E ancora, ecco il fisico americano Kip Thorne, caso finora unico di premio Nobel che ha contribuito come consulente scientifico e produttore esecutivo a un film da Oscar ( Interstellar del 2015), scivolare non visto verso il negozio del museo per comprare qualche souvenir. E di nuovo Ishiguro che confabula a lungo con il fisico Barry Barish. Chissà di che cosa staranno parlando, chiedo alla responsabile degli archivi dell’Accademia delle Scienze. «Secondo me di come spendere i soldi del premio» risponde ridendo. «È quello adesso il loro problema numero uno». Oggi i premiati riceveranno infatti l’assegno: circa otto milioni di corone (al cambio attuale poco più di ottocentomila euro; ma chimici, fisici e medici dovranno dividerlo in tre). Questa sera li attende un altro banchetto a Palazzo Reale. «Qui la tradizione prevede che sia servito tra l’altro il capriolo cacciato dal re in persona durante la tradizionale battuta di caccia autunnale» spiega un membro dell’Accademia.
Infine, alle sei di mattina di mercoledì 13 dicembre, i premiati sentiranno aprirsi la porta della loro camera al Grand Hotel, di fronte al Palazzo Reale, e si troveranno davanti una piccola processione aperta da una figura femminile seguita da paggetti e damigelle e chiusa da bambini vestiti da folletti che sfila tra le candele e canta offrendo dolci natalizi e caffè. Una piccola sorpresa dell’hotel ai premiati nel giorno di Santa Lucia. O meglio, era una sorpresa: da quando qualche premiato, forse già provato dalle molte emozioni, ha rischiato un infarto, il Grand Hotel chiede in anticipo agli ospiti se vogliono essere svegliati oppure no. D’altronde, anche un premio Nobel ha diritto di riposare ogni tanto.