La Stampa, 9 dicembre 2017
Più oroscopi e meno psicologi. Il Giappone fa la fila dagli indovini
Mai camminare sul bordo di un tatami e mai guardare il corvo dritto negli occhi, ma soprattutto mai sposare una donna nata nell’anno del cavallo di fuoco (hinoeuma). Per quanto improbabile possa sembrare la superstizione, non esiste giapponese che non si crucci di prenderla seriamente in considerazione.
Un esempio? Nel 1966 ci furono mezzo milione di nati in meno, sia rispetto all’anno precedente sia a quello successivo. Un cataclisma di gigantesche proporzioni si era abbattuto sull’arcipelago. Ma non si trattava di uno tsunami, né di un terremoto di rara magnitudo. Semplicemente era un anno considerato particolarmente sfortunato, appunto l’anno del cavallo di fuoco e moltissime coppie volevano evitare che i propri figli nascessero in una fase astrale che risultava sfavorevole (il prossimo sarà nel 2026), quantomeno stando a un racconto di ben quattro secoli fa, dove ha avuto origine la superstizione.
Basta fare visita a un qualunque santuario shinto per rendersi conto di quanto in Giappone sia vasto e vario il mercato delle superstizioni. È possibile acquistare un amuleto per quasi tutto: il successo degli esami, un parto sicuro, la protezione dagli incidenti stradali. Per non parlare della pianificazione delle date favorevoli per i matrimoni e i funerali.
Secondo alcune statistiche addirittura un giapponese su quattro crede che la personalità sia determinata dal proprio gruppo sanguigno. Ad esempio il gruppo A rispecchierebbe una persona seria e scrupolosa, mentre un B è tendenzialmente egoista e poco socievole. Il gruppo AB rappresenta solo il 9% della popolazione, vuol dire che il soggetto avrà una personalità molto speciale, o estremamente geniale o molto stupido.
Insomma, il popolo che ha impostato l’organizzazione sociale e lavorativa sulla giustezza matematica – il ritardo anche di un solo minuto in un colloquio di lavoro è assolutamente ingiustificabile – quando si tratta di prendere decisioni importanti non è raro che faccia ricorso all’indovino. Nei ruggenti Anni 80, ovvero il periodo di massima prosperità economica, quando investire in azioni era diventato una tale consuetudine che le casalinghe ne facevano il loro passatempo preferito, se c’era da fare un grosso e rischioso investimento che avrebbe potuto consolidare il proprio patrimonio, o al contrario mandare sul lastrico un’intera famiglia, si cercava il parere di un fortune-teller, non di un consulente finanziario.
La storia più incredibile è quella di una donna di nome Nui Onoue, proprietaria di un ristorante di Osaka, che divenne il più grande broker di azioni del Paese (ricevette prestiti da istituzioni finanziarie per un valore di 1,7 miliardi di euro). Si pensava fosse dotata di speciali doti di chiaroveggenza e la gente gli affidava la cura dei propri risparmi, una sorta di Bernard Madoff dove al posto del curriculum del finanziere aveva quello della chiromante (per la cronaca, prese 12 anni di carcere e le due banche che gestivano i suoi fondi oggi non esistono più).
Gli oroscopi appaiono spesso sugli schermi dei treni e sempre di più si stanno diffondendo quelli personalizzati online, ma soprattutto la vecchia pratica dell’oroscopo via telefono sta avendo un successo straordinario. L’abitudine dei giapponesi di consultare gli astri sono radicate nel concetto che hanno di divinità. La credenza in un’unica entità divina tipica delle religioni monoteiste è piuttosto rara, più diffusa è una visione panteistica di dio, dove la natura è al centro, e tale mentalità promuove ineluttabilmente un atteggiamento di tipo fatalista, di qui il grande interesse per la «lettura» del proprio destino.
Anche nei momenti di depressione o stress sentimentale e lavorativo, i giapponesi preferiscono un fortune-teller a uno psichiatra, e non solo perché è molto più economico: una sessione dal chiromante costa mediamente 5.000 yen (più o meno 45 euro) per una durata di 30 minuti, contro i 200 euro che costerebbe una sessione di consulenza dallo psicoterapeuta. Non ci sono dati affidabili sul numero dei praticanti la professione divinatoria in Giappone perché in teoria chiunque può mettersi in proprio e diventare un fortune-teller, e nessuna licenza è necessaria per entrare in attività. Inoltre con l’avvento della digitalizzazione una quantità sempre crescente di contenuti legati agli oroscopi si è riversata online.
Il target dichiarato di questi siti sono per lo più persone di sesso femminile tra i 20 e 30 anni che cercano consigli sulla vita sentimentale. Guarda caso quella fascia di età in cui una donna giapponese è in cerca di marito: passati i 30, statistiche alla mano, solo il 5% di queste salirà sull’altare.