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 2017  dicembre 09 Sabato calendario

Ci vorranno due anni per spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme

Ci vorranno almeno due anni per il trasferimento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. A dirsene convinto è stato ieri il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, comparendo a Parigi a fianco del suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian. A chi gli chiedeva delle misure che verranno intraprese del suo dipartimento per il trasferimento, Tillerson ha risposto che «ci sarà bisogno di tempo» e non succederà né quest’anno né il prossimo. A questo riguardo, Tillerson ha fatto notare che bisognerà tra l’altro costruire l’edificio e questo implica tutta una serie di autorizzazioni.
Un esponente dell’Autorità nazionale palestinese ha intanto dichiarato che il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence non è il benvenuto nei territori palestinesi.Pence si recherà in visita nella regione tra qualche settimana: tra le tappe previste quelle in Egitto e in Israele. «A nome di Fatah affermo che non riceveremo il vice di Trump nei territori palestinesi» ha dichiarato Jibril Rajoub. Per la Casa Bianca la possibilità che l’incontro tra Pence e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, previsto per il 19 di questo mese a Betlemme, venga cancellato è «controproducente». Anche il grande imam di al-Azhar al Cairo, una delle più alte istituzioni del mondo islamico, ha peraltro annullato il suo incontro con Pence.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha riportato da parte sua che gli Stati Uniti hanno invitato lo stesso Abu Mazen alla Casa Bianca. Secondo Haaretz, Trump ha esteso il suo invito durante la telefonata con cui ha annunciato ad Abu Mazen la sua decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele e di preparare il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv. Trump, intanto, ieri è tornato a rivendicare e difendere la sua decisione. «Io ho mantenuto la promessa elettorale. Altri, no», ha scritto il presidente Usa su Twitter. La frase è accompagnata da un filmato che racchiude un collage di dichiarazioni con cui i suoi predecessori Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama annunciavano, da presidenti, la scelta che poi Trump ha effettivamente preso.