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 2017  dicembre 09 Sabato calendario

Elezioni, debito, dirigenti: la catena di interessi che blocca il Milan cinese

Lascio il Milan in buone mani, giurò urbi et orbi Silvio Berlusconi la scorsa primavera, mentre aggiustava il bilancio Fininvest con i 740 milioni di euro che lo sconosciuto imprenditore cinese Yonghong Li si era impegnato a versare alla sua holding, tra caparre gigantesche transitate dai paradisi fiscali e maxiprestiti a tassi da incubo. Che le mani non fossero poi tanto buone il grande venditore lo ha ammesso appena 7 mesi dopo, in piena campagna elettorale, alludendo alla maldestra gestione del club e ai 220 milioni investiti dal duo Fassone-Mirabelli nella campagna acquisti. Ma adesso il leader del centro-destra è preoccupato dai guai del Milan d’Oriente: ci sono le elezioni e l’eventuale rivendita del club a cifre meno fuori mercato di quella di aprile segnerebbe la fine troppo precoce dell’era cinese e aprirebbe gli occhi ai tifosi sugli esiti sportivi e finanziari del passaggio di proprietà, dal quale finora ha tratto vantaggio solo Fininvest.
Così, per scongiurare l’emorragia di voti, il patriarca muove la rete costruita nel trentennio di potere calcistico, economico e politico. E il Milan resta prigioniero di una perversa catena di interessi coincidenti, sintetizzati da un apparente paradosso: i potenziali nuovi compratori, un gruppo arabo e un fondo europeo, per ora coperti entrambi dal segreto su identità e offerta, vengono dirottati sulla prospettiva di sostituire Elliott nel rifinanziamento del debito di Li. Berlusconi ha tutto l’interesse a caldeggiare l’ingresso di un nuovo socio di minoranza, che affianchi Li: si parla di 30 milioni e del gruppo immobiliare saudita dei fratelli Fawaz, impegnati nell’area Falck di Sesto San Giovanni, feudo rosso passato a Forza Italia. Il sindaco Di Stefano è marito di Silvia Sardone, pupilla nella nouvelle vague del partito.
Elliott, il fondo speculativo Usa che ha prestato 303 milioni al Milan e che è rappresentato nel cda del club dal manager berlusconiano Scaroni, ha tutto l’interesse ad aspettare. Che maturino i suddetti tassi da incubo, per incassare 383 milioni a ottobre 2018, oppure che Li non sia in grado di onorare l’impegno, con conseguente acquisizione della società, oppure ancora che un nuovo finanziatore rilevi subito il debito, pagando comunque al fondo della famiglia Singer tutti gli interessi fino a ottobre, come da clausola contrattuale. Di sicuro ai Singer non sono dispiaciute l’inchiesta del New York Times, che ha seminato dubbi sulla solidità del nuovo presidente, e le perplessità dell’Uefa, che la prossima settimana sfoceranno probabilmente nel no al voluntary agreement.
L’ad Fassone, a sua volta, ha tutto l’interesse a evitare la vendita del club e a spingere per il rifinanziamento del debito a tassi e durata più favorevoli, per archiviare quella che lui stesso, dimentico dei proclami estivi sulla Champions, definisce “annata di transizione”: spera di conservare la posizione (il più debole sembra oggi il ds Mirabelli), magari grazie alla rinegoziazione dei diritti tv e a qualche cessione già a gennaio: Silva e Çalhanoglu gli indiziati. È indecifrabile il ruolo del dg cinese Li Han, supervisore per Yonghong Li: se la squadra va male, non decolla il marketing in Cina, già di per sé blando. Gli addii a giugno di Donnarumma e Suso restano verosimili, date la stima sul deficit di almeno 130 milioni per il periodo luglio 2017- giugno 2018 e le probabili restrizioni Uefa su mercato e rosa.
Affiorano i grovigli col passato. Legami inestricabili conducono perfino alla Juventus del pre-Calciopoli. Il mercato è stato pilotato da Alessandro Moggi, figlio di Luciano e mentore di Mirabelli. Fassone, dirigente bianconero all’epoca della Triade, con la rimozione dell’era Galliani (ultimo atto il divorzio dallo storico legale Cantamessa) ha riempito il club di ex juventini (ed ex interisti). Infine Giraudo, già deus ex machina della Juve, è consulente immobiliare a Londra per BGB Weston, advisor nel rifinanziamento del debito del Milan.Se scadrà a fine anno l’esclusiva del fondo americano Highbridgde, nel 2018 tutto sarà possibile.