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 2017  dicembre 08 Venerdì calendario

Viole del pensiero sotto la neve. Una presenza umile ed elegante

Superstiti di un passato giardiniero che oggi avvertiamo come molto lontano, le viole del pensiero, le vecchie pansé dei giardini d’una volta, hanno saputo fronteggiare l’inevitabile cambio di moda con gran dignità e con sobria e affascinante bellezza.
Certo, non fanno più la gloria di elaborate e variopinte coreografie primaverili: i tempi per i parterre tripudianti di annuali sono ormai inesorabilmente andati, proprio come quelli per antiche e costosissime pratiche di bedding. La loro sorte però è ben lontana da quella delle sfortunate begoniette, il sostituto estivo delle pansé, vittime non soltanto di un’etica giardiniera ormai mutata (e contraria all’uso massiccio di piante usa e getta), ma anche di un gusto profondamente diverso, attento a forme e sfumature più impalpabili e leggere.
Piantate in piccoli gruppi
In questo le viole del pensiero hanno potuto trovare una loro facile attualizzazione: piantate in piccoli gruppi, in vaso o ai piedi di arbusti a foglia caduca. E grazie all’effetto serra e al conseguente innalzamento delle temperature sono diventate le protagoniste indiscusse del giardino invernale. Quel giardino che in attesa della comparsa dei primi bulbi non saprebbe dove altro trovare un po’ di brio e di allegria.
E continuano a fiorire persino sotto la neve, diradandosi un poco, pronte a ridare il meglio di sé non appena le temperature tornino ad alzarsi. Da simbolo di un giardinaggio opulento e vistoso le viole del pensiero sono diventate così una presenza umile e discreta. E proprio per questo ancora più elegante...
Belle e utili sono soprattutto le viole del pensiero a fiore chiaro (e senza troppi stacchi di colore): viola pallido, azzurro, giallo tenuissimo o bianche, come quelle che ho visto l’altro giorno in un giardino toscano, basse e compatte, con una microscopica goletta gialla. Quelle scure, viola intenso, porpora o addirittura nere, possono essere affascinanti, ma tendono a spiccare di meno e a conferire una minore luminosità ai grigiori invernali. Io preferisco il fiore piccolo, che non è piccolissimo come nelle specie botaniche, ma medio, come era nelle varietà antiche: i fiorelloni tondi e solitari degli ibridi moderni mi sembrano fuori luogo e un poco volgari, oltre che più esposti alla furia degli elementi.
Poco rigore botanico
Certo di cultivar ne esistono centinaia e centinaia, derivate dalla Viola tricolor. Comunemente però quello delle viole del pensiero è un mondo sì giardiniero, ma spesso con poco rigore botanico, abbastanza disinteressato a classificazioni e ricerche mirate e fatto piuttosto di innamoramenti casuali, di nomi rimasti sconosciuti e di un saper fare concreto e molto poco accademico.
All’inizio dell’ 800
D’altronde la storia della loro ibridazione cominciò per passione e senza scopi scientifici: fu Mary Elizabeth Bennet, all’inizio dell’Ottocento, la prima ad appassionarsi al piccolo fiore cantato già da Ovidio nelle celebri e tormentate metamorfosi di Io.
Nel Surrey
E poi da Shakespeare, perché pare fosse proprio una candida pansy che Cupido colpì in una notte di mezza estate. Figlia di genitori amanti delle piante (la collezione di acquerelli botanici della madre è preservata ai Kew Gardens), la Bennet raccolse in natura quante più viole del pensiero trovò, iniziando negli aviti giardini di Mount Felix, nel Surrey, una bulimica attività di riproduzione.
Lo stesso fece in quegli anni l’ammiraglio James Gambier con il suo giardiniere William Thompson: a loro si deve la creazione della Viola x wittrockiana, la tradizionale e un po’ obsoleta viola del pensiero con una macchia scura al centro del fiore. In quanto a coltivazione la pansé si accontenta di poco: un’esposizione soleggiata o in ombra leggera, un terreno ben drenato e mediamente umido e soprattutto una costante ripulitura dei fiori appassiti, in modo che la pianta non sprechi tutte le sue energie per andare a seme. A meno che siate giardinieri provetti e vogliate provare l’estate successiva a seminare per poi trapiantare in settembre. Poiché i fiori si rivolgono alla luce, un saggio giardiniere inglese consigliava di piantare le viole in modo da essere sempre viste con il sole alle nostre spalle. Un accorgimento semplicissimo che mi pare debba essere preso sul serio.