Corriere della Sera, 8 dicembre 2017
Caso banche, la sfilata di manager indagati. E il 20 parlerà Ghizzoni
Sette giorni di fuoco a partire dal 15 dicembre. Sarà la settimana più calda per la commissione parlamentare e certamente segnerà l’esito dei lavori. Perché la scelta di convocare gli ex amministratori delle banche venete (Gianni Zonin di Popolare di Vicenza, Vincenzo Consoli e Pietro D’Aguì per Veneto Banca) a ridosso dell’audizione dell’ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni alza ulteriormente il livello dello scontro politico. Non a caso all’inizio dei lavori il presidente Pier Ferdinando Casini aveva messo in guardia dai rischi di «ascoltare i ladri insieme alle guardie», con riferimento esplicito a chi aveva «svuotato le casse delle banche a danno dei risparmiatori». Ma la sua linea è stata sconfitta e nonostante il suo voto contrario gli ex vertici sfileranno in seduta pubblica il 15 dicembre, liberi anche di mentire visto che sono imputati o indagati nei procedimenti penali sul dissesto degli istituti di credito. Via libera dunque, nel giorno in cui si decide di chiedere al procuratore di Arezzo «l’elenco delle inchieste in corso e la posizione degli indagati nei vari filoni».
L’ex ad di UnicreditLa testimonianza più attesa, fissata al 20 dicembre, è quella di Ghizzoni. Nel libro «Poteri forti (o quasi)» l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli racconta dell’incontro nel quale l’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi avrebbe chiesto al banchiere di intervenire per salvare Etruria, banca dove il padre Pier Luigi era vicepresidente. La Boschi aveva annunciato una denuncia per diffamazione che in realtà non ha mai presentato e due giorni fa ha dichiarato di aver dato mandato ai legali per citare de Bortoli in sede civile. Finora Ghizzoni non ha mai smentito quanto narrato nel libro. I parlamentari del Pd presenti in commissione hanno cercato in tutti i modi di evitare la convocazione, e quando hanno capito che sarebbero andati in minoranza hanno deciso di pareggiare i conti ottenendo – anche con l’appoggio dei 5 Stelle e di Forza Italia – l’arrivo dei banchieri.
Le accuse del banchiere L’obiettivo appare evidente: rendere esplicito quello che Matteo Renzi ripete ormai da mesi sulle colpe degli organi di Vigilanza nel fallimento delle Popolari. Dimostrare che nel crac degli istituti di credito pesano le responsabilità di Bankitalia. E su questo un ruolo fondamentale può giocarlo proprio D’Aguì, l’ex amministratore delegato della Bim – Banca intermobiliare controllata da Veneto Banca – che all’inizio dei lavori aveva chiesto di poter essere ascoltato per illustrare la denuncia presentata contro Bankitalia con l’assistenza dell’avvocato Michele Gentiloni. Secondo il banchiere Palazzo Koch ha «commesso una serie di gravi errori nella valutazione di azioni e patrimonio», ma l’accusa più grave riguarda proprio le «ispezioni a seguito delle quali fui mandato via dalla Bim e ciò impedì la cessione dell’istituto per 562 milioni a una cordata da me guidata, mentre il prezzo successivo non ha superato i 40 milioni di euro». Quanto basta per comprendere il clima, e infatti si è deciso di far slittare la convocazione del governatore Ignazio Visco al termine di queste audizioni, esattamente il 19 dicembre.
Le carte di ArezzoEntro la prossima settimana il procuratore di Arezzo Roberto Rossi dovrà invece chiarire lo stato delle sue inchieste. Era stato il senatore di Idea Andrea Augello a chiedere di «accertare l’esistenza di vari filoni d’inchiesta e l’identità degli indagati, circostanze finora tenute nascoste alla nostra commissione, riservandomi di rappresentare al Csm la spiacevole situazione in cui ci siamo trovati nel rapporto con la Procura di Arezzo sul caso Banca Etruria».