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 2017  dicembre 08 Venerdì calendario

Leonardo d’Arabia

Che quegli aerei in decollo da settembre ogni due giorni dalla Francia verso gli Emirati Arabi carichi di capolavori avessero segnato un punto di non ritorno era chiaro a tutti. Ma ora, con il Salvator Mundi di Leonardo pronto ad arrivare ad Abu Dhabi, c’è la conferma: per conoscere i nuovi equilibri geopolitici nel Medio Oriente bisognerà fare i conti anche con il nuovo Louvre del deserto.
Il primo museo universale del mondo arabo, che ha aperto sotto la cupola argentata di Jean Nouvel soltanto un mese fa, ha fatto ampiamente parlare di sé.Per il progetto faraonico, per il marchio strappato a Parigi con un miliardo di euro almeno fino al 2037, per l’apertura rimandata più volte, le condizioni della manodopera asiatica e i prestiti fondamentali ricevuti in dote dalla casa madre nella Ville Lumière. Primo fra tutti la Belle Ferronnière di Leonardo, già ribattezzata la “Gioconda del Golfo Persico”.Ma ieri ecco un altro colpo di scena: l’opera più costosa del mondo, il Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci, venduto da Christie’s, a New York, il 15 novembre scorso per 450,3 milioni di dollari, sarà esposta proprio al Louvre di Abu Dhabi. Quello che per tre settimane è rimasto un acquirente misterioso si è rivelato essere, secondo lo scoop del Washington Post, l’erede al trono dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman. Per alcune ore il New York Times ha sostenuto che il compratore fosse l’amico Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud, poco noto alle cronache. E invece no: il proprietario è lo stesso principe responsabile di una serie di riforme che stanno scuotendo il Paese: dalla lotta alla corruzione – con il conseguente arresto di membri della famiglia reale e di uomini d’affari – al diritto alle donne di guidare l’automobile.Nelle intenzioni di MBS – così viene indicato in breve – questi provvedimenti sono necessari per proporsi come interlocutore più affidabile dell’Occidente, in diretta contrapposizione all’odiato Iran di Khamenei, definito dallo stesso Salman, in un’ intervista rilasciata al New York Times, “il nuovo Hitler”.Ma cosa c’entra Leonardo con il “risveglio” saudita?La scorsa settimana, Jean-Luc Martinez, direttore del Louvre di Parigi, intervistato alla radio francese, aveva espresso il desiderio di esporre il Salvator Mundi accanto alla Gioconda entro il 2019, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci (avvenuta nel 1519, al castello di Amboise).«Vorremmo che fosse così», ha detto Martinez, lasciando aperta la possibilità di accogliere l’opera dei record accanto agli altri cinque Leonardo della collezione (nel mondo i dipinti attribuiti al maestro del Rinascimento sono appena una quindicina) in una mostra evento. Per mancanza di fondi adeguati, ovviamente, Parigi – e qualsiasi altro museo del mondo – non avrebbe mai potuto permettersi un acquisto di questo tipo. Ora, però, l’alleanza con i sauditi – proprio in contemporanea con l’inaugurazione del Louvre di Abu Dhabi il presidente Macron ha incontrato MBS per ribadire una “partnership strategica – rende più vicino il super show dedicato al genio di Vinci.Intanto, come twittato ieri in arabo, inglese e francese “il Salvator Mundi sta arrivando” al Louvre di Abu Dhabi per volontà del suo nuovo proprietario, il principe Mohammed Bin Salman. Sarà appeso accanto alla Belle Ferronnière. Poi, con ogni probabilità, viaggerà verso Parigi per l’evento del 2019.Come si sa, restano seri dubbi sull’attribuzione di questa tavola al maestro rinascimentale. Troppi sono i rimaneggiamenti subiti in fase di restauro e ancora oscuri restano alcuni passaggi della sua storia. Il prezzo da record, però, ha provveduto intanto ad attribuire al quadro appartenuto al magnate russo Dmitry Rybolovlev un certificato di verità. Ormai questo dipinto non è più solo un capolavoro di strategia di mercato, ma anche di diplomazia. Esiste un ambasciatore migliore di questo Leonardo d’Arabia, feticcio in viaggio tra Oriente e Occidente? Anche nella geopolitica e non solo nella storia dell’arte, insomma, il Louvre di Abu Dhabi, in opposizione ai musei del “nemico” Qatar, giocherà un ruolo fondamentale. L’aveva promesso sin dagli slogan.“See humanity in a new light”, recitano i cartelloni lungo la strada verso il museo, sull’isola di Saadiyat, che con le mega ville in costruzione e il campus della New York University si candida a diventare una Shangri-la postmoderna che contamina lingua e culture. C’è un laboratorio di nuovo mondo che si sta costruendo, rubando spazio alla sabbia. «Se non funzionerà il deserto si riprenderà tutto», dice qualcuno. Una nuova storia, intanto, attende di essere scritta.