la Repubblica, 8 dicembre 2017
«Perché la rivolta # metoo risparmia Woody Allen?». La figlia accusa
La firma sulla pagina Op-Ed ( gli editoriali) del Los Angeles Times non passa inosservata, l’accusa è di quelle che lasciano il segno. A firmare l’articolo è Dylan Farrow e fin dal titolo “Perché la rivoluzione #metoo ha risparmiato Woody Allen?” è ben chiaro quello che la figlia adottiva del celebre regista e dell’attrice Mia Farrow vuole dire o dimostrare.
Un lungo j’accuse, che ripercorre per l’ennesima volta una vicenda per cui Woody Allen non è mai stato condannato dalla giustizia ordinaria ma che da cui non è mai riuscito a liberarsi completamente (i “verdetti popolari”, che oggi hanno la cassa di risonanza dei social network sono implacabili). La stessa Dylan ne aveva già scritto in una lettera-editoriale per un altro grande giornale (il New York Times) ma era quasi quattro anni fa (1 febbraio 2014) e nonostante l’articolo avesse suscitato clamore e polemiche, l’impatto di quello uscito ieri rischia di procurare un danno decisamente maggiore all’immagine del regista. Perché arriva in pieno “tsunami Weinstein”, all’indomani della copertina di Time che ha dichiarato “persona dell’anno” tutte le donne (e gli uomini) molestati e nel giorno in cui il senatore democratico Al Franken (autore e comico molto noto negli Usa) annuncia di dimettersi dal Congresso per le accuse di molestie (e soprattutto perché glielo hanno chiesto le senatrici del suo stesso partito). «Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione. Dalle accuse contro capi di “studios” e giornalisti, alle cameriere degli alberghi che raccontano abusi sul lavoro, le donne stanno rivelando la verità e gli uomini perdono i propri posti. Ma la rivoluzione è stata selettiva. Ho sempre sostenuto che quando avevo 7 anni Woody Allen mi portò in un attico, lontano dalle babysitter che erano state istruite di non lasciarmi mai solo con lui. Ho detto allora la verità alle autorità e l’ho raccontata, inalterata, per più di venti anni. Perché Harvey Weinstein e altre celebrità accusate sono state scacciate da Hollywood, mentre Allen ha recentemente ottenuto un accordo di distribuzione multimilionario con Amazon?». Così scrive Dylan, entrando poi nei dettagli della presunta molestia subita da bambina e scagliandosi contro «le forze» che hanno protetto uomini come il regista e padre adottivo: il denaro e il potere.
Su Woody Allen e le presunte molestie l’America dello spettacolo ha fatto (quasi) sempre quadrato, anche perché le accuse di Dylan non sono mai state provate e resta il dubbio che la (allora) bambina sia stata in qualche modo “condizionata” dalla madre. Woody Allen venne accusato dalla figlia adottiva nell’agosto 1992, solo pochi mesi dopo che si era separato da Mia Farrow, abbandonata dal regista per amore di Son Yi, la figlia adottiva più grande con cui il regista si è poi felicemente sposato ( lo è ancora). Questa volta la saga familiare rischia di avere un’eco molto più grande. Perché la vicenda Weinstein (che ha portato alle conseguenze che sappiamo e alla nascita del movimento #metoo) è nata anche grazie a un altro figlio della coppia Woody& Mia, Ronan (anche se Farrow ha poi confessato che il padre potrebbe essere Frank Sinatra), autore della lunga inchiesta sul New Yorker che ha tolto il velo a quello che tutta Hollywood ha (in seguito) ammesso di sapere. Ronan, ma non solo: perché un altro figlio di Woody e Mia, Moses, si è schierato a fianco del padre, sostenendo che in quei lontani anni 90 la madre avrebbe fatto «il lavaggio del cervello ai figli» per infangare il regista.