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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Allarme infortuni sul lavoro. Nel 2017 i morti sono stati 860

È stata una fiammata scaturita durante la messa a punto di un nuovo macchinario per la miscelazione di vernici a provocare l’incidente sul lavoro avvenuto ieri intorno alle 11,30 alla periferia di Torino, in un capannone della ditta Vaber, storica fabbrica del settore automotive e aerospaziale, fondata nel 1957. La fiammata ha investito il responsabile dello stabilimento e il titolare dell’impresa che ha realizzato l’impianto: insieme stavano lavorando al perfezionamento dei parametri di miscelazione, tra polveri e solventi, per produrre vernice «antirombo», un prodotto utilizzato per proteggere le carrozzerie. Dei due feriti, il più grave è Giuseppe Gerosa, 76 anni, titolare di un’azienda di impiantistica industriale di San Zenone al Lambro, in provincia di Milano. Ha riportato profonde ustioni sul 10 per cento del corpo, circoscritte al volto. Meno grave, ma con ustioni pressoché identiche, il secondo ferito: Domenico Olpeni, di 61 anni, residente in provincia di Torino. Un terzo operaio, presente al momento dell’incidente, è stato risparmiato dalla nuvola di fuoco. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta della procura. Gli ispettori del servizio di prevenzione dell’Asl di Torino – lo stesso ufficio che si occupò del rogo della Thyssen 10 anni fa – hanno effettuato un lungo sopralluogo nella fabbrica di vernici, in stretta collaborazione con i tecnici dei vigili del fuoco. «L’incidente avvenuto nel nostro stabilimento – ha spiegato in una nota l’amministratrice delegata della Vaber, Emanuela Bettini – è avvenuto durante un’operazione di verifica di un miscelatore nuovo: da un boccaporto del macchinario si è sviluppata una fiammata che stata subito estinta dagli operatori dell’azienda. Da sempre la sicurezza dei dipendenti e la tutela dell’ambiente di lavoro sono tra le nostre priorità».
È l’ennesimo di una lunghissima catena di infortuni sul lavoro, che come certificano i dati dell’Inail dopo molti anni sono tornati ad aumentare. Da gennaio a ottobre si sono registrate circa 534mila denunce di infortuni sul lavoro (+0,7%), 864 dei quali con esito mortale, compresi quelli morti sulle strade o «in itinere» (+1,6%). Un aumento che giunge dopo una costante riduzione registrata nel corso degli ultimi anni: dal 2000 al 2016 i casi mortali si sono dimezzati. Una inversione di tendenza che gli esperti attribuiscono prevalentemente all’effetto della ripresa economica, accompagnata da un maggior utilizzo di lavoratori over 60. Che si somma agli ancora inadeguati investimenti in sistemi di prevenzione, e ai limiti evidenti del sistema delle ispezioni e dei controlli pubblici.
Detto che non tutti gli infortunati censiti dall’Inail riceveranno un indennizzo economico (di norma solo il 65% dei casi vengono riconosciuti), bisogna ricordare che secondo gli addetti ai lavori moltissimi infortuni sfuggono alle rilevazioni Inail. Restano fuori ad esempio tutti i lavoratori che per legge non devono iscriversi, tutti i pensionati che lavorano (ad esempio in campagna), e naturalmente tutti i lavoratori in nero. Ecco perché secondo l’Osservatorio indipendente sulla sicurezza sul lavoro di Bologna al 30 novembre i morti sul lavoro sono in tutto 1250, di cui circa 650 morti in strada e 603 morti in azienda. Dei morti sul luogo di lavoro gli agricoltori sono il 20%. E sul totale, ben il 25% aveva più di 60 anni.