La Stampa, 7 dicembre 2017
Amazon, sul piatto 110 milioni per chiudere i conti col Fisco
Nel mirino dell’Agcom, agitata dalle proteste dei lavoratori, e impegnata in un estenuante braccio di ferro con il fisco italiano. Il periodo nero di Amazon Italia potrebbe però avere nel giro di poche settimane un grattacapo in meno. Con il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate che, forse già prima di Natale, dovrebbe concludersi con una transazione intorno ai 110 milioni di euro.
Il colosso fondato Jeff Bezos, infatti, sta limando gli ultimi dettagli per chiudere la partita fiscale. Sotto inchiesta per evasione fiscale, con il rappresentante legale italiano finito sul registro degli indagati del pm Adriano Scudieri, la società leader della e-commerce, ha un nutrito pool di legali che sta ultimando la partita fiscale. Un corposo rapporto del Nucleo di polizia tributaria, contesta ad Amazon una evasione a partire dal 2009 fino al 2015. Esattamente come una fotocopia dei casi Google e Apple, Amazon avrebbe mascherato la propria holding in Lussemburgo, sottraendosi alla meno favorevole tassazione italiana. Il giro d’affari in questione è consistente: 2,5 miliardi. La cifra evasa,- secondo il «verbale di accertamento» firmato dalla finanza – intorno al 5%, in base ai margini ridotti di ricavi, circa 130 milioni.
Fonti vicine alla trattative, sono fiduciose del fatto che, dopo mesi estenuanti, si possa raggiungere un accordo positivo con le Entrate. Nel caso del disco verde, la procura milanese sommando i risultati delle inchieste su Apple e Google, riuscirebbe a riportare nelle casse dello Stato una cifra globale monstre, intorno ai 750 milioni di euro.
Ma non c’è solo il Fisco. Anche l’Autorità per le comunicazioni, l’Agcom, punta il dito sul colosso delle vendite online. Ha infatti inviato una diffida a due società del gruppo, Amazon Italia Logistica Srl e Amazon City Logistica Srl, intimando loro di «regolarizzare la propria posizione, con riferimento al possesso dei titoli abilitativi necessari per lo svolgimento di attività qualificabili come servizi postali». Nel mirino c’è il servizio di recapito, che secondo l’authority non è affidato esclusivamente a corrieri esterni. In particolare l’Agcom fa notare che «è attività postale il servizio di consegna che ha ad oggetto prodotti offerti direttamente dai venditori e recapitati ai clienti finali» per tramite delle società controllate da Amazon nonché «il servizio di recapito presso gli armadietti automatizzati», i cosiddetti “locker”. Amazon sta analizzando la diffida, e c’è chi fa notare come la spedizione sia tutta in mano a corrieri terzi.
Nel sito Internet della stessa Amazon però l’elenco dei corrieri utilizzati nelle spedizioni si apre proprio con Amazon Logistic (che, si legge, consegna tra le 8 e 30 e le 21), oltre ai vari Sda, Ups, Dhl, Gls, Bartolini, Poste Italiane, Hermes, Sailpost e Tnt. Proprio per tale attività, le società di Amazon dovranno richiedere una «licenza individuale» per svolgere il servizio. Licenza che comporta diversi obblighi. Tra questi, ricordano dall’Agcom, c’è quello «di essere in regola con le disposizioni in materia di condizioni di lavoro previste» dalla legge e dai contratti collettivi relativi al settore postale. Amazon avrà ora 15 giorni per regolarizzare la posizione. In caso contrario rischia l’avvio di un’istruttoria e un possibile procedimento sanzionatorio.